giovedì 26 gennaio 2012

Quarto anno di crisi e la prospettiva ci spinge a pensare al famoso decennio perduto dell’America Latina

L'EDITORIALE DI FELIPE GONZÁLEZ*

Quarto anno di crisi e la prospettiva ci spinge a pensare al famoso decennio perduto dell'America Latina, negli Anni 80 del secolo scorso. A questi livelli, si tende a dimenticare che l'origine di tutto fu l'implosione di un sistema finanziario sregolato, colmo d'ingegneria finanziaria carica di presunzione, senza alcun rapporto con l'economia produttiva. Tutto ciò causò una recessione mondiale dell'economia reale, particolarmente grave nei Paesi centrali, epicentro di questo assurdo sistema.

Cfr. la Stampa
Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

Siria: L'Occidente insite nel suo intento di rovesciare Assad

Si chiamava Basiliuos Nassar 30 anni, é l'ultima vittima del terrorismo in Siria, il giovane prete ortodosso é stato colpito in testa da un proiettile mentre soccorreva un uomo ferito in un attacco di un gruppo armato nel villaggio cristiano di Kafar Behem vicino la città sunnita di Hama.
Via | Naman
Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

domenica 22 gennaio 2012

Costa Concordia, 4 vittime non identificate, probabilmente lavoravano in nero

ROMA - "Sono al momento 12 le vittime del naufragio della nave Costa Concordia: 8 sono state identificate, 4 ancora no". Lo ha detto il commissario delegato all'emergenza, Franco Gabrielli, nel corso di una conferenza stampa all'Isola del Giglio. Le quattro salme, ancora senza nome, e' stato spiegato nel corso della conferenza stampa di Gabrielli, sono tre uomini e una donna. Il cadavere recuperato ieri potrebbe essere quello di una donna ungherese che non era nella lista d'imbarco. E' quanto è stato spiegato nel corso della conferenza stampa del commissario delegato all'emergenza, Franco Gabrielli. "Le otto persone già identificate sono quattro francesi, un italiano, un ungherese, un tedesco e uno spagnolo" ha aggiunto Franco Gabrielli.

Il commissario delegato all'emergenza ha confermato, inoltre, che le ricerche si concentrano sul Ponte 4, nella zona del ristorante, che per agevolare le ricerche, sarà parzialmente bonificato. "Potrebbero esserci stati clandestini a bordo di Costa Concordia", ha detto il commissiario delegato all'emergenza parlando di persone imbarcate sulla nave senza essere registrate.

L'Arpat sta monitorando con un prelievo giornaliero lo specchio di mare attorno al relitto di Costa Concordia e ha rilevato "elementi tensioattivi da detersivi e sostanze clorurate significative ma non preoccupanti". Lo ha detto il commissario delegato all'emergenza, Franco Gabrielli, nel briefing quotidiano all'isola del Giglio.

Accanto all'Agenzia regionale per l'ambiente della Toscana è sceso in campo anche l'Ispra del Ministero dell'Ambiente che effettuerà assieme all'Arpat test e monitoraggi quotidiani. Secondo quanto appreso è al vaglio lo studio di alcune contromisure per arginare eventuale inquinamento. L'attenzione è rivolta ovviamente alla presenza di idrocarburi ma anche alla presenza di sostanze tossiche.

E24 & Ansa
Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

Liberalizzazioni 2012: Monti ai partiti, non toccate al dl, lo sconsiglio vivamente

"Il parlamento è sovrano ma sconsiglieremmo di fare variazioni che dovessero far venir meno la logica di insieme". Mario Monti lo dice con il suo consueto garbo, ma il messaggio del premier ai partiti suona esplicito: il decreto sulle liberalizzazioni non sarà stravolto nel suo impianto, con buona pace di Pdl, Pd, Lega e quanti altri (con l'unica eccezione del Terzo Polo) già piantano paletti. Ma oggi Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, fa sapere con una nota: "Il provvedimento è così articolato e contiene norme dall'impostazione diversa, alcune realmente liberalizzatrici altre addirittura dirigiste, e quindi non può non essere esaminato dal Parlamento, evidentemente in modo responsabile, senza accampare la pretesa che esso approvi un testo che è la fotocopia di quello del governo, anche perché ciò non è avvenuto neanche nel lontano passato nei confronti di nessun governo". "Bisogna difendere, rafforzare e accelerare le misure approvate dal governo. Sono soddisfatto che con Monti si torni a lavorare dopo anni su questo". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, spiega l'impegno del Pd nell'iter in Parlamento sul decreto liberalizzazioni. "Noi saremo guardiani della tenuta e dell'ampliamento del decreto", esce dal coro solo il Terzo Polo, che con Francesco Rutelli annuncia guerra senza quartiere a partiti, lobby e corporazioni pronti a modificare il piano del governo. In testa a tutti il Pdl, che modifica i toni barricaderi di Silvio Berlusconi ieri ma conferma di fatto la sostanza. "Gli sforzi del governo sono apprezzabili", spiega cortese Angelino Alfano, ma il decreto sarà sostenuto "solo se" centrerà l'obiettivo di fare un buon servizio al cittadino, ridurre i costi e offrire servizi migliori". "Italia dei Valori chiederà misure più incisive su banche, energia e assicurazioni che avvantaggino davvero i cittadini. Agiremo in Parlamento per migliorare il decreto, augurandoci che possa esserci un confronto costruttivo": così in una nota, Antonio Borghesi, vicepresidente del gruppo IDV alla Camera. "Non è aumentando semplicemente il numero dei taxi o il numero delle farmacie che si otterrà l'effetto crescita. Fare solo questo significa che calerà il valore della loro cessione, cioé varrano un po' meno ma resteranno i rischi di corruzione nel loro rilascio. Sono le barriere all'entrata che vanno eliminate. Riguardo, poi, al tema assicurazioni, bisogna rendere effettivo il mercato europeo e permettere ai cittadini italiani, se lo vogliono, di assicurarsi anche in Europa". "Quanto ai notai, serve a poco che ce ne siano 500 in più. Servirebbe, piuttosto, che avessero meno riserve di legge, cioé meno esclusive. Avrebbe più senso, ad esempio stabilire che le autentiche di atti privati, anche di contenuto economico, possano essere effettuate anche da sindaci o segretari comunali".

PASSERA: CRESCITA E LAVORO, ECCO IL PIANO - "In due mesi abbiamo fatto ciò che non era stato fatto in due decenni. Il cammino per una crescita strutturale è lanciato". Così il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, rivendica con Repubblica i recenti provvedimenti del governo e illustra il "grande piano per la crescita", "la nostra porposta" che "non può essere annacquata" perché l'Italia resta "in zona mortale". "Ci sono proteste - osserva Passera - ma sono convinto che il Paese capirà. Per questo contiamo anche sul senso di responsabilità del Parlamento". "Bisogna fare in modo che l'Italia si apra, come mercato e come società, in settori fino ad oggi rimasti chiusi: dall'energia ai servizi pubblici locali, dal commercio alle professioni. Bisogna dimostrare che questo Paese vuole sbloccare le sue tante paralisi e vuole imboccare il cammino delle riforme". Per quanto riguarda l'occupazione, il ministro afferma: "Va facilitato l'ingresso sul mercato del lavoro dei giovani. La Fornero troverà le formule, nessuna ipotesi sia esclusa". Sul tema dei rimborsi, Passera fa sapere: "Non abbiamo archiviato l'ipotesi di pagare le imprese con i Bot, ma ne valutiamo anche altre e abbiamo stanziato 5 miliardì di lavori "che portano il totale a 20 in meno di due mesi". Ci sono poi, aggiunge, "i sei miliardi di incentivi Ace e Irap per le imprese che investono e assumono, i 20 miliardi per il fondo di garanzia dei crediti alle pmi". Sul capitolo ferrovie, il ministro afferma: "Non rinunciamo a intervenire e non escludiamo in futuro di separare la rete dei servizi. Valuteremo con la nuova Authority".

CATRICALA': STIAMO ELIMINANDO I PRIVILEGI - "Proteste e diffidenze ci sono ma sono contenute e generalizzate. Questa è la prova dell'equità della manovra. A ciascuno abbiamo chiesto di rinunciare ad una piccola parte dei propri privilegi a favore del mercato e dei cittadini, quindi di se stessi e del Paese". E' quanto afferma al Messaggero il sottosegretario Antonio Catricalà che ai taxi sul piede di guerra risponde: "Non c'é stata alcuna concessione ma la volontà di applicare una regola più obiettiva e che risponde di più al mercato". Sulle licenze, aggiunge, "decide l'autorità per i Trasporti come previsto nel testo entrato in cdm. La sola modifica riguarda la possibilità di acquisire più licenze in capo ad un unico soggetto: si rischiava di creare un padroncino". Alla domanda se su Snam e Ferrovie sia sia proceduto a un rinvio, Catricalà replica: "Non sono rinvii, anzi abbiamo stabilito tempi certi". Per quanto riguarda invece voci di contrasti all'interno del governo, il sottosegretario assicura: "Ci tengo a dirlo: nessun contrasto, tantomeno con Corrado Passera. Siamo amici di lungo corso e su queste due vicende, gas e rete ferroviaria, che ci hanno maggiormente impegnato, la sintonia è stata totale". Catricalà afferma infine di aspettarsi "in un periodo medio-lungo più occupazione".

SEVERINO: NIENTE MURI, NON E' UNA RIVOLUZIONE - "Mi auguro proprio che non si alzino muri contro il decreto". Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ritiene che le misure sulle professioni non siano "una rivoluzione" e gela gli avvocati su modifiche in Parlamento. Intervistata dal Sole 24 Ore, Severino racconta: "Quando lunedì scorso ho incontrato i rappresentanti delle professioni il 99% dei presenti dava già per scontata la scomparsa delle tariffe. Il che mi ha molto confortata nell'idea che non si sarebbe fatto nulla di sconvolgente, ma che il principio dell'abolizione fosse già stato ampiamente elaborato dalle professioni". "Confido nella ragionevolezza - aggiunge il ministro -.

Forse si dovrebbe spiegare meglio che queste misure non mirano ad abbattere l'avvocatura ma solo a darle una migliore regolamentazione. Non sono rivoluzionarie, come qualcuno le ha rappresentate, ma tappe di avvicinamento a un obiettivo che contemperi concorrenza e miglioramento della qualità nelle professioni". Ora, annuncia, ci deve essere il "confronto sulle società di professionisti". Sul taglio dei tribunali, Severino assicura che la riforma "non sarà un 'topolino', entro marzo-aprile il decreto con i criteri della revisione". Infine, sulla prescrizione, Severino, spiega: 'Non ci sono tabu' ma preferisco battermi per l'efficienza del processo: è la priorità". '' Le liberalizzazioni sono sacrosante''. Lo ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia al convegno della Fondazione Italcementi.''E' tema fondamentale che finalmente e' stato portato avanti - ha detto - Ci saranno gli strilli: lasciamoli strillare l'importante e' che il governo vada avanti per questa strada''. ''

Apprezziamo lo sforzo del governo di aver portato avanti il tema molto caro, che e quello delle liberalizzazioni''. Lo ha detto Angelino Alfano, segretario del Pdl, nel corso di un incontro di partito a Padova. 'Siamo a favore delle liberalizzazioni - ha aggiunto - con l'obiettivo che queste facciano un buon servizio al cittadino e riducendo i costi e offrendo servizi migliori. Se queste saranno in grado di centrare questo obiettivo, non solo ne saremo ben lieti, ma le sosterremo in Parlamento''.

E24 | Agenzie
Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

sabato 21 gennaio 2012

Salute donna: Il cancro al seno abbassa la qualità della vita delle giovani

seno-300x225[1]

 

Roma - Il tasso di sopravvivenza per chi contrae i carcinoma mammario è in aumento, ciononostante tra le pazienti più giovani, rispetto a quelle adulte, la qualità della vita si abbassa e lo stato psicologico peggiora.

A rilevarlo è uno studio condotto University of California, pubblicato dalJournal of National Cancer Institute.

 

Certo, contrarre un cancro non mette di buon umore, ma secondo gli studiosi sono le donne più giovani ad accusarne maggiormente le conseguenze. Aumentano di peso, fanno meno sport e rischiano maggiormente una condizione di sterilità e una menopausa precoce.

Patricia Ganz - che dirige il dipartimento di Prevenzione Ricerca di Controllo del Cancro presso il Jonsson Comprehensive Cancer Centre della University of California a Los Angeles - se ne è occupata prendendo in esame tutti gli studi pubblicati negli ultimi 20 anni (1990-2010) per indagare sulla qualità della vita, sulle condizioni psichiche, sociali e di salute delle donne che hanno vinto la battaglia contro il cancro al seno.

Raffrontando le condizioni delle giovani con quelle delle più anziane la Ganz ha potuto constatare che le prime risultano più soggette a gravi patologie mentali e fisiche.

Nel corso della loro storia clinica le più giovani hanno infatti sofferto maggiormente di depressione rispetto alle donne over 50 anni che hanno condiviso con loro la stessa malattia, ma anche rispetto alle coetanee che il cancro non l'hanno avuto.

Nella casistica rilevata i problemi più frequenti sono stati la sterilità e i sintomi di una menopausa precoce. Secondo la Ganz la soluzione potrebbe risiedere nel mettere a punto un trattamento specifico per la cura del cancro al seno nelle giovani donne.

AGGIORNAMENTO DEL 21/1/2012 - 10,50
Il cancro al seno colpisce una donna su dieci (dati AIRC). E' il tumore che più frequentemente si riscontra nel sesso femminile con una incidenza pari al 25% di tutti tumori contratti dalle donne. Nell'80% dei casi colpisce le donne over 50 anni.

venerdì 20 gennaio 2012

L'Fbi chiude Megaupload e Megavideo offensiva degli hacker contro il governo

Arrestato il fondatore, rischia 50 anni. Si tratta dei più popolari archivi di film e musica online, spesso usati per diffondere materiale protetto da copyright. In manette Kim Schmitz e altre tre persone, gli indagati in totale sono sette. I pirati attaccano il sito della giustizia Usa, dell'Universal, della Riaa e dell'Mpaa.

225624548-427e48ce-e098-44e7-a1b2-c9f1358d3298[1]

NEW YORK - Pugno di ferro degli Stati Uniti contro la pirateria digitale: l'Fbi, in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia americano, ha chiuso il sito Megaupload.com e Megavideo.com, ottenendo l'arresto del fondatore e di altre tre persone.
Megaupload è uno dei più noti e più imponenti archivi di film, musica e software, spesso pubblicati senza autorizzazione. Secondo l'accusa, l'attività di Megaupload è costata più di 500 milioni di dollari in mancati profitti ai legittimi detentori del copyright.
Il fondatore del sito, Kim Schmitz, e altri tre sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi. Altre due persone sono ricercate e numerose altre due risultano incriminate. L'atto di forza arriva a 24 ore dallo sciopero di internet 1 per protestare contro il Sopa, la legge antipirateria in discussione al Congresso che, secondo molte internet company tra cui Google e Wikipedia, metterebbe a repentaglio la libertà di espressione online.
L'offensiva dei pirati. La risposta degli hacker non si è fatta attendere: anunciando su Twitter l'operazione #OpMegaUpload, l'attacco di alcuni individui legati ad Anonymous ha reso irrangiungibili i siti del dipartimento di Giustizia statunitense, della casa discografica Universal, della Recording Industry Association of America (Riaa) e della Motion Picture Association of America (Mpaa).
Cos'è Megaupload? Tecnicamente il sito si presenta come un "cyberlocker", una sorta di magazzino tramite il quale gli utenti possono archiviare file troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso del tutto legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright e poi diffondono il link per scaricarli su forum e blog, mettendo di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare da gli utenti che vogliano scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevata.
In un comunicato pubblicato poco prima della chiusura, Megaupload bollava come ridicole le accuse di violazione del copyright, affermando che "la stragrande maggioranza del traffico generato dal sito è legale. Siamo qui per restare", garantiva Megaupload, aprendo al dialogo con l'industria dell'entertainment che, scrivevano gli autori del messaggio, "vuole avvantaggiarsi della nostra popolarità".
Di tutt'altro avviso il Dipartimento di Giustizia, secondo il quale Megaupload "ha riprodotto e distribuito illegalmente su larga scala copie illegali di materiale protetto da copyright, tra cui film - anche prima dell'arrivo in sala - musica, programmi televisivi, libri elettronici e software. Le accuse nei confronti degli indagati sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d'autore. Rischiano oltre 50 anni di prigione ciascuno.

giovedì 19 gennaio 2012

Silenzio nei TG: Tir e “forconi’ paralizzano la Sicilia; Carburante quasi esaurito sull’Isola

 

Bloccano strade, ferrovie, porti. La protesta continuerà fino alla mezzanotte di venerdì prossimo, portata avanti da un movimento che raccoglie camionisti, agricoltori e pescatori. Categorie unite nella protesta dall’esponenziale aumento del prezzo dei carburanti. E al caro-gasolio per i padroni dei tir si aggiunge la crescita delle tariffe autostradali

A Palermo sono duecento e con quaranta mezzi pesanti stanno bloccando l’accesso alla strada statale per Sciacca. A Catania i presidi degli autotrasportatori si moltiplicano di ora in ora, e hanno interrotto quasi completamente la circolazione in tangenziale. A Messina hanno iniziato a scioperare i dipendenti marittimi, che hanno occupato il porto. A Gela sono migliaia, tra agricoltori riuniti in sit – in di protesta e blocchi di tir a guardia del petrolchimico dell’Eni.
Il secondo giorno di protesta del neonato Movimento dei Forconi sta letteralmente paralizzando la Sicilia. Gli improvvisati capi popolo del movimento – che annovera tra le sue fila soprattutto agricoltori e autotrasportatori – le avevano annunciate come “le cinque giornate di Sicilia”: una sorta di Vespri formato terzo millennio (leggi). Una manifestazione di massa contro l’aumento vorticoso del costo dei carburanti, le sempre più precarie condizioni lavorative nel campo dell’agricoltura, il cartello imposto dalle compagnie assicurative e una rete infrastrutturale inadeguata. In pochi ci avevano creduto veramente. Compresi i telegiornali che ieri hanno dato pochissimo spazio all’avvio del maxi sciopero che dovrebbe durare fino alla mezzanotte di venerdì. Stamattina però l’Isola si è svegliata in uno stato permanente d’assedio: bloccate le autostrade, le strade statali, le ferrovie e a breve saranno “congelati” anche i porti.
Oltre allo scalo di Messina anche a Termini Imerese il porto industriale e stato preso d’assalto dagli operai marittimi. A Santa Flavia, 20 chilometri a est di Palermo, la ferrovia è stata occupata da duecento pescatori arrabbiati per l’aumento del carburante per le imbarcazioni. Erano certi che il treno proveniente da Messina si sarebbe fermato. Invece il macchinista ha appena rallentato, i manifestanti si sono scansati per un soffio e la tragedia è stata appena sfiorata. Da stamattina la linea ferrata Palermo – Messina è stata comunque sospesa.
La zona più calda per ora è la parte orientale dell’Isola. A Gela lo stabilimento petrolchimico dell’Eni è off limits: passano soltanto i mezzi che trasportano medicinali e dopo parecchie ore di coda le automobili. Bloccati tutti gli altri automezzi. A Lentini, in provincia di Siracusa, lo sbarramento non è andato a genio ad un venditore ambulante che, estratto un coltello, ha ferito al volto un camionista che gli bloccava il passaggio.
Lungo le strade la temperatura sale di ora in ora. “A morte questa classe politica, come si è fatto con i francesi, con il Vespro. A raccolta tutti i siciliani per liberare la Sicilia dalla schiavitù di questa classe politica” gridano in coro i manifestanti di “Forza d’urto”, il gruppo più numeroso e acceso che costituisce il movimento dei Forconi. Che tra le sue file annovera anche l’Aias, il sindacato degli autotrasportatori che già nel 2001 aveva bloccato l’isola, associazioni ambientaliste e anche organizzazioni di studenti.
Già ieri però erano arrivate le prime critiche al movimento che si è più volte dichiarato lontano da qualsiasi partito. Sotto accusa è finito il leader dei Forconi Mariano Ferro, ex agricoltore con un passato nell’Mpa del Governatore siciliano Raffaele Lombardo. Proprio oggi però, proprio dalle parti di Catania, i Forconi hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente della regione: “Lombardo ha tradito i siciliani – dicono alcuni manifestanti – li ha imbrogliati promettendo loro la defiscalizzazione della benzina”.
Più controverso invece il ruolo di Gaetano Bonanno, leader della sezione catanese di Forza Nuova, che è intervenuto alla manifestazione etnea dei Forconi il 15 gennaio. “Il Movimento dei Forconi, non è strumentalizzato da nessuna forza politica. Abbiamo più volte detto che il Movimento è apolitico e apartitico – scrivono i manifestanti sulla loro pagina Facebook – Certamente non possiamo impedire a nessuno di partecipare chiedendogli la tessera elettorale”. Una certa vicinanza di Forza Nuova al movimento siciliano però è certificata anche dall’appello di “pieno sostegno al Movimento dei Forconi” che i militanti del partito di Roberto Fiore hanno  diffuso su internet.
Nel frattempo i cittadini delle varie città siciliane potenzialmente “isolate” hanno iniziato a reagire alla protesta. Dopo aver sottovalutato il potenziale della manifestazione dei Forconi adesso si è aperta la corsa ai rifornitori di benzina: ci sono ancora tre giorni di manifestazione e il rischio di rimanere a secco ha allarmato i siciliani. O almeno quelli che non manifestano.


About:

Iltoquotidiano

mercoledì 18 gennaio 2012

SAVE THE INTERNET– About PIPA, the Protect-IP Act - Learn about these destructive bills.

title[1]

Thanks to action by a broad and bipartisan coalition of Internet users, companies, and organizations, the U.S. House of Representatives has now put the brakes on SOPA, a well-intentioned but deeply flawed bill that would use Internet censorship to combat overseas copyright infringement. Even President Obama's White House has joined the opposition.

But nevertheless, the Senate is continuing to move forward — and fast — with its equally dangerous version of the bill, called PIPA, the Protect-IP Act. As written, PIPA would import censorship and surveillance techniques pioneered by countries like China and Iran, reversing longstanding U.S. policy on Internet freedom, betraying U.S. First Amendment values, damaging our standing around the world, threatening our job-creating innovators, and undermining Internet security for everyone.

Today is a day for action across the Internet. Learn about these destructive bills. Tell your Senator what you think. Congress needs to hear from you.

Read More: EFF, CDT, Future of Music Coalition, Heritage Foundation, Stop American Censorship, ReadWriteWeb

domenica 15 gennaio 2012

Addio alla buona cultura: Dieci motivi per non aprire una casa editrice in Italia

Visto che questo genere di post sta attirando molte attenzioni, sono lieto oggi di dare un terzo contributo alla causa attraverso il presente guest post.
L'autore è Luca A.Volpino, responsabile editoriale della Wild Boar Edizioni, che si occupa anche di giochi di ruolo, ponendoli in stretta relazione con la letteratura di genere.
Il decalogo di Luca, dieci motivi per non aprire una casa editrice, ci proietta dall'altro lato della cortina, giusto per confermare il più classico proverbio sul rovescio della medaglia.
Ammettiamolo: molti aspiranti scrittori (e molti scrittori già affermati) sono delle vere lagne, dei palloni gonfiati che credono di essere unici interpreti dell'Arte Massima e Unica. Avere a che fare con loro può essere estenuante, specialmente per un editore
Ancor più estenuante è confrontarsi con un certo tipo di concorrenza.
Insomma, ne leggerete delle belle…

DIECI MOTIVI PER NON APRIRE UNA CASA EDITRICE

Tanto non ci guadagnerete. Inutile guardare con occhioni luccicanti quei due o tre che, negli ultimi 10 anni, sono passati da "piccoli editori" a "grandi editori" grazie a una botta di culo, a un autore azzeccato o magari alla loro bravura. Fateci caso: appena hanno potuto, TUTTI hanno venduto la loro casa a un grosso gruppo editoriale.

Gli autori italiani sono dei rompicoglioni. A parte qualche serio professionista (che, tanto, è già pubblicato da una qualche grossa casa…) avrete a che fare con ragazzine brufolose che cercano di piazzare la loro tri-penta-decalogia fantasy con gli splendidi (barrare la casella): Elfi [] Vampiri [] Personaggi della loro serie manga preferita []. E peggio ancora, spesso queste ragazzine brufolose sono maschi.

Dichiarare di essere editore equivale a chiedere di essere molestati intellettualmente, come dichiarare di essere superdotato in un raduno di ninfomani. Grossomodo 5 italiani su 6 scrivono, hanno scritto o hanno un amico che scrive – "ma bravo eh!". E ti chiedono di pubblicare. E se non lo fai vedi (5).

Dovrete fare un altro lavoro, un lavoro "vero", per mantenervi. Solo che fare l'editore occupa un casino di tempo, proprio tanto. Se riuscite a stare tre giorni senza dormire, ok. Altrimenti lasciate perdere.

Sarete editori. Ovvero quelli che appartengono al Malvagio Sistema che Pubblica Solo gli Amici (e, al limite, gli Amici degli Amici). Ci sarà gente disposta a criticarvi perché "a pag. 3.423 dell'edizione italiana del libro avete spostato la virgola in una frase. Ci sarà gente che, non trovando altro, vi chiederà come mai le immagini del vostro libro illustrato sono ridotte dello 0,003% rispetto a quello americano, affermando che questo "impedisce di godere appieno il libro".

Vi verrà un fegato così a vedere le cosiddette "associazioni culturali con diritto d'edizione" che pubblicano libri, come voi, ma che non pagano nemmeno la metà dei balzelli che pagate voi. Certo, loro non hanno "scopo di lucro", voi sì – ma fidatevi, rimarrà uno scopo irraggiungibile comunque.

Vi farete tanti, tanti, taaaanti nemici – soprattutto tra la gente che avrete aiutato. Magari, mossi da sincera convinzione che "più siamo meglio stiamo", aiuterete qualcuno ad aprire una nuova casa editrice, gli presenterete tipografi e scrittori. Poi vi troverete coloro che avete aiutato saltarvi alla gola sui forum, perché voi siete "editori vecchio stile" mentre loro representano il nuovo che avanza…

Non riuscirete a smettere. "Ancora un libro, poi si chiude." Oppure: "Se quest'anno non vendiamo almeno tot, basta.". Ok. Ci credete davvero che chiuderete? Leggetevi La Coscienza di Zeno…

Andrete in rovina. A meno che il vostro lavoro "normale" non produca redditi pari al bilancio del Dubai, userete tutti i vostri soldi per "tappare" i buchi della casa editrice. E, se l'avete aperta con degli amici, presto avrete amici in meno.

Ogni anno, a gennaio, vi verrà una botta di depressione perché "Lo avevo detto io, l'anno scorso, che bisognava chiudere, ma i miei soci me lo hanno impedito…" Salvo poi ricordarvi che non avete soci.

Source: Plutonia Experiment



Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

sabato 14 gennaio 2012

Africa Povera in Italia: Nigeriano muore di fame e freddo a Lecce

di Davide Stasi | Gazzeta di M.

LECCE - Muore di stenti l'ennesimo immigrato «invisibile». Garin Attaher, 49 anni, nigeriano, è deceduto ieri mattina. Aveva la scabbia, una malattia infettiva della pelle non mortale, ma altamente contagiosa.

Formalmente, era domiciliato nella struttura dei padri missionari comboniani di Cavallino, ma solitamente trascorreva la notte nella stazione di Lecce. Più volte cercato dagli assistenti sociali di Cavallino, non è stato mai rintracciato.

In particolare, il dirigente dei Servizi sociali, Luigi Immacolato, assieme all'assistente sociale, Marcella Minonne, si sono messi, in più momenti, sulle sue tracce. Dopo un primo sopralluogo dai comboniani, si sono recati in stazione ed hanno chiesto informazioni agli agenti di vigilanza. L'immigrato nigeriano non si trovava.

«Avevamo pure il suo cellulare - rivela il dottor Immacolato - ma non rispondeva mai. Il telefono era spento. Purtroppo, non siamo mai riusciti a metterci in contatto con lui per dargli una mano».

I due assistenti sociali avrebbero potuto salvargli la vita. Il loro ufficio, infatti, collabora con i servizi socio-sanitari della Asl che avrebbe garantito la guarigione della scabbia e, soprattutto, non gli sarebbe mancato un pasto caldo per sopravvivere.

Forse, si è lasciato morire. Nemmeno padre Gianni, uno dei comboniani, che lo ha ospitato le prime notti, lo ha più visto da allora. I tentativi di ricerca sono risultati vani. Non si hanno altre notizie prima della sua morte giunta ieri.

Garin Attaher era uno dei tanti «invisibili» che vivono in città. Che trascorrono le notti nelle fredde sale della stazione e, poi, di giorno, sono introvabili.

Sulla tragedia interviene il presidente provinciale di Futuro e libertà, Paolo Pellegrino. «La sua morte - dice - ci lascia attoniti perchè vuol dire che la comunità leccese ha ancora tanti passi in avanti da compiere in ordine all'inclusione sociale dei più deboli.

Non solo in Italia, ma anche a Lecce - sottolinea - gli immigrati rappresentano, ormai, una grande forza che contribuisce alla crescita dell'economia e meritano più attenzione e maggiore considerazione. Futuro e libertà - spiega - sin dalla sua costituzione, si sta battendo per la modifica della legge che attribuisce la cittadinanza. Chi nasce nel nostro Paese, a prescindere dalla pelle e dalla nazionalità può diventare cittadino italiano».


Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

Lo scontrino questo fantasma italiano di tutte le stagioni

di LINO PATRUNO | la Gazzeta del M.

La prima regola per lo scontrino è come quella per il giornalismo. Mai diventare amico di chi te lo dovrebbe rilasciare, come nel giornalismo non bisogna mai diventare amici di chi devi sbattere in prima pagina. Perché in Italia l'amicizia non è una forma di rispetto reciproco, è una forma di complicità reciproca. Per lo scontrino contro il nemico pubblico numero uno: lo Stato. Per il giornalismo contro il diritto pubblico numero uno: sapere. Ma quando sei amico, come si fa?

Tanto per cominciare, il soggetto da scontrino è sempre uno che piange miseria, come fanno mediamente due italiani su tre. Chi ha mai incontrato qualcuno che abbia mai detto, va tutto bene affari compresi, lo segnali sùbito per l'intervista del secolo. Il massimo che dirà sarà, non ci possiamo lamentare, e col massimo dispiacere. Campione in questo il commerciante: un po' per scaramanzia, un po' perché non potersi lamentare potrebbe significare poco poco che è ricco, quindi bersaglio di tutto. Ma infine perché, se non si può lamentare, lo scontrino non lo fa?

FESSI E DRITTI DELLE TASSE - Il problema è che lo scontrino non è un dovere da parte di chi lo deve emettere, ma una forma di ostilità da parte di chi lo chiede. Se lo scontrino non lo puoi scaricare dalle tue tasse, me lo chiedi perché ce l'hai con me. Quindi sei socialmente pericoloso. Lungi dal commerciante condividere la bislacca teoria del presidente Monti: chi non fa lo scontrino, quindi non paga le tasse, mette le mani nelle tasche di tutti quelli che lo devono ricevere. Cioè di quelli, si presuppone, che le tasse le pagano. E che ne pagano tante più quanto meno ne pagano gli altri. 

Lasciamo stare chi ti vende un gelato: l'ultimo che rilasciava scontrini è finito alla neuro perché parlava da solo. Lasciamo stare quelli coi tavolini fuori dal bar: un pezzo di carta con una cifra sbarrata sopra e un'altra minore sotto, ti ho fatto un trattamento di favore, non ti verrà in mente di chiedermi lo scontrino. Lasciamo il banchetto della bibita in strada, non dovrebbero neanche vendertela. E lasciamo stare il lavaggio rapido dell'auto o la tintoria, hanno sempre un'aria da mensa dei poveri.

Ma c'è il parrucchiere che, tra un "la trovo bene signora", un "tutto bene a casa?", un "questo è un prezzo speciale solo per lei", se la signora chiede lo scontrino non ha capito niente ed è una carogna. C'è il fruttivendolo che ti fa scegliere e ti dice ruffiano, lei mi deve far litigare con gli altri clienti, se gli chiedi lo scontrino la prossima volta ti infila una pera marcia. C'è quello tutto sudato dell'acqua a domicilio, gli devi dare la mancia altro che scontrino. C'è quello della pizza sprint, non basta che sono venuta a portartela, ma se chiedi lo scontrino la prossima volta è meno sprint.

MIRACOLO A CORTINA - Il mancato scontrino è anche una forma di compromesso fra il tuo diritto a essere servito e il tuo privilegio a essere servito con una strizzata d'occhio. Nel Paese in cui la legge non è uguale per tutti, ma è più uguale per chi non chiede lo scontrino. Una forma di autodifesa collettiva che fa dimenticare che chi non fa lo scontrino circola per le strade a spese tue, va alla Asl a spese tue, si gode un giardino a spese tue perché non contribuisce alle spese collettive. Perché in questo Paese il moroso del condominio è moroso, il moroso con lo Stato è un mito. 

Ci sono poi quelli mezzo dritti, quelli dello scontrino con l'auto-sconto, ma se ho speso cento euro perché me ne batte ottanta? E giù il pianto greco delle tasse, sono un fesso a non chiudere, lo faccio anche per affetto verso i miei clienti. E invece è un dritto intero che non solo non chiude ma il suo affetto per i clienti è pari all'affetto di un interista per uno juventino. Ci sono quelli col radar incorporato che battono lo scontrino appena vedono una faccia poco raccomandabile di rispettoso dello Stato. C'è quello che batte tutto tranne l'ultimo tasto che fa uscire lo scontrino. E c'è quello che ti dà uno scontrino che senza un telescopio non vedrai mai la scritta "non valido ai fini fiscali".

Ci sono infine quelli miracolati che da un giorno all'altro battono il 400 per cento in più di scontrini, perché in giro ci sono gli ispettori dell'Agenzia delle entrate che portano fortuna ai loro incassi. E' successo a Cortina. Ma chissà perché tutti sono convinti che il miracolo possa ripetersi anche altrove.

(Ultimissima. Per la prima volta l'altro giorno ha battuto lo scontrino il fioraio del box in strada).


Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

venerdì 13 gennaio 2012

Crisi del debito europeo: Voci di downgrade per i debiti dell'Eurozona, Borse in rosso

Le Borse europee invertono il trend positivo della mattinata con gli indici di Piazza Affari che cedono oltre un punto percentuale. Milano è nettamente la peggiore d'Europa mentre anche l'apertura di Wall Street è con il segno meno. (Segui gli indici nel box a destra). Sull'andamento degli indici pesano le indicazioni che arrivano dalla trimestrale di Jp Morgan (profitti in calo del 23%) e i rumors di una possibile ondata di declassamenti per i debiti sovrani dell'Eurozona da parte dell'agenzia Standard & Poor's.

Crisi del debito europeo: Voci di downgrade per i debiti dell'Eurozona, Borse in rosso

ANDAMENTO TITOLI
Bca Mps-5.21%Fondiaria-Sai3.70%Milano Ass Ord10.24%Vedi tutti »

Lo spread risale sopra quota 500
Le voci che girano sulle agenzie internazionali danno per imminente, forse già in giornata, la decisione di S&P. L'agenzia aveva già messo sotto "credit watch" con implicazioni negative 15 nazioni dell'Eurozona lo scorso 5 dicembre. La mossa normalmente prelude al downgrade. Secondo indiscrezioni S&P avrebbe optato per declassare la Francia. Risparmiate invece Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Per ora S&P non conferma nè smentisce. Il rumor comunque pesa sulle quotazioni della moneta unica che viaggia sui minimi di giornata intorno a quota 1,27 dollari. Si registra inoltre la decisa impennata dello spread Bund-BTp. Il differenziale di rendimento tra il titolo decennale italiano con quello tedesco era sceso notevolemente la scorsa seduta sulla scia dei buoni risultati dell'asta BTp a 12 mesi. La domanda non proprio brillante dell'asta odierna (questa volta sui titoli a tre anni) e i rumors su un possibile downgrade di S&P riportano però ai massimi la tensione sul rischio Italia. Lo spread si riporta sopra la soglia dei 500 punti base con una brusca accelerazione rispetto ai minimi toccati in mattinata a 461 mentre il rendimento del decennale italiano si attesta al 6,74 per cento.

Focus Piazza Affari
Sul listino milanese il titolo peggiore è Banca Mps. In giornata i vertici della società hanno fatto sapere che non intendono varare un aumento di capitale per far fronte alle rischieste di rafforzamento patrimoniale dell'Eba. Il presidente di Mps Giuseppe Mussari poi ha fatto sapere che cesserà il suo impegno con la banca il 30 aprile 2012 a scadenza di mandato.

Volano i titoli della galassia Ligresti su accordo Unipol-Fonsai
In netto rialzo i titoli della galassia Ligresti dopo l'accordo Unipol-Fonsai per la nascita di un maxi-polo nel settore delle assicurazioni. Bene in particolare Fondiaria - Sai e Milano Assicurazioni. Sprint anche di Mediobanca, principale sponsor del piano Unipol e regista dell'operazione. Piazzetta Cuccia, se l'accordo dovesse andare in porto, riunirà i suoi prestiti subordinati nei confronti della traballante Fonsai (pari a quasi 1,1 miliardi di euro) all'esposizione di 400 milioni verso Unipol, in un gruppo reso più solido anche dalle ricapitalizzazioni che avverranno in Premafin, Fonsai e nella compagnia bolognese.

Focus Tokyo
La Borsa di Tokyo ha chiuso l'ultima seduta della settimana in deciso rialzo, seguendo l'andamento positivo dei mercati occidentali, con l'indice principale Nikkei 225 che ha guadagnato l'1,36% a 8.500,02 punti. Il saldo della settimana vede un rialzo complessivo dell'1,31% per il listino nipponico.

www.twitter.com/vitolops | ilSole24

mercoledì 11 gennaio 2012

Restauri al Colosseo: l'accordo con Della Valle oggetto di indagini di Procura e Corte dei Conti

Colosseo: una gru per verifiche sulla stabilità (Eidon)

Dopo le contestazioni dell'Antitrust, nuovo ostacolo all' apertura del cantiere sponsorizzato da Tod's con 25 milioni

 

ROMA - Nuovi guai e rischio rinvii per il restauro del Colosseo. Sull'accordo firmato con Diego della Valle per la sponsorizzazione da 25 milioni di euro dei lavori all'Anfiteatro Flavio indagano la Procura di Roma e la Corte dei Conti. Lo rende noto la Uil, che all'indomani della convenzione siglata dall'allora commissario straordinario per il monumento Roberto Cecchi (oggi sottosegretario del ministero dei Beni culturali), aveva presentato un esposto alla magistratura.
La notizia arriva a soli tre giorni dalle contestazioni dell'Antitrust che ha rilevato alcune «irregolarità» nell'accordo con il Gruppo Tod's. Prima fra tutte, l'eccessiva durata dei diritti d'immagine assegnati allo sponsor.

Transenne dopo un piccolo crollo al Colosseo (Jpeg)

ALEMANNO: «RISCHIO CROLLI» - Intanto martedì sulla vicenda del contratto per i restauri del Colosseo è intervenuto il sindaco della Capitale: «Le osservazioni dell'Antitrust sono di carattere generale e quindi non ci preoccupano, non sono osservazioni tali da bloccare il progetto e io anzi mi auguro che presto si superi la fase del contenzioso e si aprano i cantieri, perchè - ha detto Gianni Alemanno -, se avendo 25 milioni privati disponibili non facciamo partire subito i cantieri, non ci possiamo lamentare se poi ci sono i crolli nel Colosseo. Questo è un appello che faccio a tutti: facciamo partire subito i cantieri per restaurare il monumento più famoso del mondo».

Diego Della Valle al Colosseo con il sindaco Alemanno (Lapresse)

CONCORRENZA VIOLATA - A detta degli esperti dell'autorità di vigilanza - che erano stati interpellati dal Codacons «in merito alla correttezza della procedura che ha portato ad affidare la sponsorizzazione dell’Anfiteatro Flavio al gruppo» - l'accordo tra le autorità comptenenti per l'area archeologica del Colosseo e la società di Della Valle violerebbe le norme sulla concorrenza. L'Antitrust contesta in particolare «i tempi ristretti entro cui si è svolta la trattativa privata con i soggetti interessati: una volta ricevuta la proposta del gruppo Tod’s, l’amministrazione appaltante ha infatti assegnato agli altri soggetti interessati un termine inferiore a 48 ore per la presentazione delle offerte; una scadenza così imminente è inadeguata a consentire l’esperimento di una effettiva competizione tra i soggetti convocati, risultando addirittura in una esclusione degli stessi». Insomma, si sarebbe fatto tutto in fretta per non dar tempo ad altri di presentare offerte migliori.

RESPONSABILITA' DEL CANTIERE - Un altro punto che mete in dubbio la validità dell'accordo è la mancata responsabilità dell'«appaltatore» sui lavori. «L’Avviso ha ad oggetto il reperimento di sponsor per il finanziamento e la realizzazione degli interventi sul Colosseo - scrive l'authority -. Ciò comporta che lo sponsor si debba assumere la responsabilità del completamento dell’attività di progettazione e direzione dei lavori, il coordinamento della sicurezza, l’appalto a terzi o l’esecuzione diretta dei lavori, anche mediante imprese esecutrici dei lavori. L’Accordo, invece, prevede il mero finanziamento dell’opera, che si risolve nella semplice messa a disposizione di una somma di denaro, a fronte della possibilità di avvalersi dei diritti di sfruttamento dell’immagine del Colosseo».

Via | Corriere

martedì 10 gennaio 2012

Studio scozzese sui Pnas: Dalle estremità dei cromosomi il segreto su quanto vivremo

Studio scozzese sui Pnas basato sull'analisi delle cellule del sangue nei fringuelli zebrati. I telomeri, grazie ai quali nessuna informazione genetica viene dispersa, sarebbero in grado di determinare l'aspettativa di vita di un individuo.

Sindrome-di-Klinefelter-cromosoma-X[1]

LE estremità dei cromosomi celano il segreto di quanto vivremo, permettendo di creare una sorta di "oroscopo" genetico capace di darci indicazioni per il futuro. Lo sostiene una ricerca dell'Università britannica di Glasgow.
Lo studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, i Pnas, dimostra che le aspettative di vita di un individuo possono essere determinate misurando da piccoli la lunghezza delle strutture molecolari poste alle estremità dei cromosomi, i telomeri: una sorta di "cappuccio" protettivo che aiuta i pacchetti di informazione genetica a non logorarsi ogni volta che la cellula si divide. Grazie ai telomeri, quindi, nessuna informazione genetica viene dispersa.
La correlazione fra i telomeri e la longevità è nota da tempo, ma lo studio dei ricercatori scozzesi è il primo a misurare la lunghezza di questi complessi molecolari negli stessi individui dai primi giorni di vita e successivamente, a intervalli regolari. I loro risultati mostrano che la lunghezza dei telomeri nelle prime fasi dopo la nascita è in grado di predire la durata della vita.
Lo studio si basa sull'analisi delle cellule del sangue di un gruppo di fringuelli zebrati ed ha verificato che gli esemplari più longevi presentavano telomeri più lunghi rispetto ai propri simili già 25 giorni dopo la nascita e in tutte le successive misurazioni.

UniCredit? Trader a caccia dello sconto sui diritti. Gli analisti alzano il prezzo

Ma i piccoli risparmiatori hanno capito qualcosa sull'aumento di capitale di UniCredit? Prima il raggruppamento dei titoli (da 1 a 10) del 27 dicembre, poi la negoziazione in Borsa dei diritti di opzione (dal 9 gennaio al 20 gennaio) per aderire all'aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro proposto dalla banca di Piazza Cordusio. Diritti che consentono di sottoscrivere due nuovi titoli ordinari al prezzo di 1,943 euro.

Resta il fatto che se il 26 dicembre un'azione UniCredit valeva 0,69, il giorno dopo (per effetto del raggruppamento) ne valeva 6,9. Mentre oggi prezza 2,3 euro al netto dei diritti. E circa 3 euro se si somma al prezzo dell'azione anche quello dei diritti (che nel frattempo è crollato da 1,3 a 0,8 euro pur includendo il rimbalzo odierno dell'80%).

In questo contesto un pool di analisti si è affrettato ad alzare proprio oggi il target price (prezzo obiettivo) del titolo con previsioni dai 4 euro in su.

Insomma, la confusione non manca. Quanto vale UniCredit?


Vito Lops

Grossi problemi alla Casa Bianca, a sorpresa William Daley lo staff del presidente Obama

 

OBAMA/STAFF-DALEY
“Sembra che” Obama sia stato colto di sorpresa. Al suo posto il veterano Jacob Lew

Terremoto alla Casa Bianca, mentre i repubblicani scelgono il candidato che a novembre sfiderà Obama. Ieri pomeriggio il presidente ha annunciato a sorpresa che il suo capo dello staff, William Daley, ha presentato le dimissioni. Il suo posto verrà preso da Jacob Lew, attualmente direttore del budget. È l’effetto di un anno durissimo per l’amministrazione, cominciato con l’acuirsi della crisi economica, proseguito con lo scontro al Congresso per la questione del debito, e concluso ora dal nuovo libro della giornalista del «New York Times» Jodi Kantor, che ha rivelato duri contrasti tra la first lady Michelle e i consiglieri più stretti di Obama.
Il Presidente ha detto che Daley ha chiesto di andare via perché vuole tornare a Chicago, la città originaria di entrambi, per dedicare più tempo alla famiglia. Lui stesso però ha ammesso di essere rimasto sorpreso dalla decisione del suo collaboratore più stretto, rivelando che all’inizio ha respinto le dimissioni, invitandolo a riflettere. Il capo dello staff però è rimasto fermo nella sua determinazione a lasciare Washington, e Obama è stato costretto a prenderne atto.
Daley era stato chiamato alla Casa Bianca appena un anno fa, per sostituire Rahm Emanuel, che aveva deciso di candidarsi a sindaco di Chicago. Sull’uscita di Emanuel erano circolate molte voci, che riguardavano in particolare la durezza con cui trattava i collaboratori, e le sue difficoltà a fungere da mediatore con il Congresso. Il nuovo libro della Kantor rivela ora che c’erano stati forti contrasti anche con la First Lady, che aveva chiesto apertamente al marito di sostituire il capo dello staff.
Daley era arrivato alla Casa Bianca forte di una lunga esperienza politica, in cui aveva anche ricoperto anche il ruolo di segretario al Commercio. Doveva riportare l’armonia nella squadra del presidente e gestire il rapporto con il Congresso. Le difficoltà della crisi economica, però, lo hanno logorato in fretta. Il fallimento delle trattative per alzare il tetto del debito è stato attribuito in buona parte a Daley, che poco dopo era stato costretto a cedere alcune delle sue deleghe al consigliere di Obama Pete Rouse. La mossa era stata giustificata con la necessità di dare più tempo al capo dello staff per potersi dedicare ai suoi compiti principali, ma in realtà anticipava l’uscita di scena. Daley ha discusso la questione con i familiari durante le vacanze di Natale, e al ritorno ha deciso di dimettersi.
La sua uscita di scena rappresenta un problema per Obama, ma anche un’opportunità. Il ruolo di capo dello staff è molto logorante, e i cambi in corsa non sono rari, soprattutto durante gli anni elettorali. Il Presidente ora ha il tempo per ricostruire la squadra intorno al veterano Lew, creando le condizioni per affrontare la campagna di novembre con un gruppo di collaboratori coesi.

INVIATO A NASHUA (NEW HAMPSHIRE) | PAOLO MASTROLILLI | La Stampa

Angola Xyami – Best Articles Directory, Free articles for your website, eZine or newsletters!

Angola Xyami – Best Articles Directory

 

Angola Xyami – Best Articles Directory, Free articles for your website, eZine or newsletters!

Angola Xyami best articles about angola

Know More:

http://www.articles.angolaxyami.com/about

Angola Xyami – Best Articles Directory, Free articles for your website, eZine or newsletters!

venerdì 6 gennaio 2012

Papa Benedetto XVI nomina 22 nuovi cardinali; sette sono italiani

Sette sono italiani, tra loro anche il vescovo di Firenze, Giuseppe Betori. Cambiano gli equilibri nel conclave


CITTÀ DEL VATICANO - Nel Concistoro convocato per il 18 e 19 febbraio Benedetto XVI imporrà la «berretta» rossa a 22 nuovi cardinali, 18 dei quali sotto gli 80 anni e quindi elettori in caso di conclave. Il collegio cardinalizio che si profila risulta complessivamente composto da 214 cardinali, 89 dei quali con più di 80 anni e 125 di età inferiore.

GLI ITALIANI - Sette dei nuovi cardinali sono italiani e tra essi anche il vescovo di Firenze Giuseppe Betori. Ci sono poi Fernando Filoni Prefetto di Propaganda Fide, Domenico Calcagno, presidente dell'Apsa, Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari economici, Giuseppe Bertello, governatore vaticano, Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, Francesco Coccopalmerio, capo dicastero per i testi legislativi.

IL COLLEGIO PER AREE GEOGRAFICHE - In base alle cifre diffuse oggi dal Vaticano, dopo il prossimo concistoro, il collegio cardinalizio risulterà così composto per quanto riguarda la provenienza geografica dei porporati: - Europa: 119, di cui 67 elettori e 53 over 80 - America Settentrionale: 22, di cui 15 elettori e 7 over 80 - America Latina: 32, di cui 22 elettori, 10 over 80 - Africa: 17, di cui 11 elettori, 6 over 80 - Asia: 20, di cui 9 elettori, 11 over 80 - Oceania: 4, di cui 1 elettore, 3 over 80

CRESCE IL PESO DELL'ITALIA - Più in dettaglio, guardando al peso dei singoli Paesi, la parte del leone la fa l'Italia, che con i nuovi sette cardinali si ritroverà con 52 porporati, 30 dei quali elettori e i restanti 22 ultra 80enni. Seguono gli Stati Uniti, con 19 cardinali totali di cui 12 elettori, e il Brasile, con 10 porporati di cui 6 elettori.

LE NOMINE DI BENEDETTO XVI - Quello del 18 e 19 febbraio sarà il quarto concistoro di Benedetto XVI dopo quelli del marzo 2006, del novembre 2007 e del novembre 2010. E con questa nuova tornata di «berrette rosse» il collegio degli elettori del Papa sarà per la prima volta composto in maggioranza da porporati nominati da Benedetto XVI: complessivamente, quelli nominati da Giovanni Paolo II ammonteranno a 62 contro i 63 a firma Benedetto XVI. Alla vigilia del concistoro, il 17 febbraio, il Papa riunirà in Vaticano tutto il collegio cardinalizio.

I NUOVI PORPORATI - Dei 22 nuovi cardinali, 10 sono di Curia e 12 residenziali. Sedici provengono da Paesi europei, uno è brasiliano, due provengono da paesi asiatici, tre da paesi dell'America del Nord. Questi i nomi dei prossimi porporati, con la data di nascita e la provenienza geografica: Di Curia: Fernando Filoni, 15.04.1946 Italia (Europa) Manuel Monteiro de Castro, 29.03.1938 Portogallo (Europa) Santos Abril y Castello, 21.09.1935 Spagna (Europa) Antonio Maria Vegliò 03.02.1938 Italia (Europa) Giuseppe Bertello 01.10.1942 Italia (Europa) Francesco Coccopalmerio 06.03.1938 Italia (Europa) Joao Braz de Aviz 24.04.1947 Brasile (America Latina) Edwin Frederik ÒBrien 08.04.1939 Usa. (America Nord) Domenico Calcagno 03.02.1943 Italia (Europa) Giuseppe Versaldi 30.07.1943 Italia (Europa) Residenziali: George Alencherry 19.04.1945 India (Asia) Thomas Christopher Collins 16.01.1947 Canada (America Nord) Dominik Duka 26.04.1943 Rep. Ceca (Europa) Willem Jacobus Eijk 22.06.1953 Paesi Bassi (Europa) Giuseppe Betori 25.02.1947 Italia (Europa) Timothy Michael Dolan 06.02.1950 U.S.A. (America Nord) Rainer Maria Woekli 18.08.1956 Germania (Europa)) John Tong Hon 31.07.1939 Cina (Asia) Lucian Muresan 23.05.1931 Romania (Europa) Julien Ries 19.04.1920 Belgio (Europa) Prosper Grech, 24.12.1925 Malta (Europa) Karl Becher, 18.04.1928 Germania (Europa).

Corriere  & Agenzie

Per il permesso di soggiorno si verseranno duecento euro

Il raddoppio Metà degli introiti serviranno a finanziare il fondo rimpatri. L' aumento scatterà a partire dal 30 gennaio. Prelievo più che raddoppiato rispetto agli 80 euro attuali

ROMA - Se gli italiani piangono per i pesanti rincari del nuovo anno non se la passano meglio gli immigrati che, oltre all' aumento del costo della vita, saranno costretti a fare i conti con un' inattesa stangata: dovranno versare da 80 a 200 euro per poter chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno, praticamente il doppio di quanto previsto finora. Una novità già bollata come «ingiusta, odiosa e incomprensibile» dalle loro associazioni: «I migranti già pagano le imposte lavorando e ora si chiede loro un ulteriore balzello per il solo fatto di essere stranieri», sottolinea Filippo Miraglia dell' Arci. Il contributo era già previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009 ma era rimasto inapplicato. Un decreto firmato a ottobre scorso dagli allora ministri dell' Interno, Roberto Maroni, e dell' Economia, Giulio Tremonti, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre e lo rende operativo a partire dal prossimo 30 gennaio. L' importo del «contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno» varia in base alla durata del permesso: 80 euro se è compreso tra 3 mesi e 1 anno, 100 euro se è superiore a 1 anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per i «soggiornanti di lungo periodo», la cosiddetta «carta di soggiorno». L' esborso si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico. La nuova tassa, però, non sarà applicata ai permessi per i minori, agli stranieri che entrano in Italia per sottoporsi a cure mediche e ai loro accompagnatori, così come a chi chiede un permesso per asilo, richiesta d' asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari. Il contributo non tocca neanche chi chiede solo di aggiornare o convertire un permesso di soggiorno già in corso di validità. Un aspetto paradossale del nuovo balzello è che la metà degli introiti che se ne ricaveranno servirà a finanziare il «Fondo rimpatri», quello cioè dal quale lo Stato attinge per rimandare in patria i migranti clandestini. L' altra metà andrà al Viminale per spese di ordine pubblico, sicurezza e per finanziare gli sportelli unici e l' integrazione. Contro la nuova tassa si scaglia Roberto Di Giovan Paolo, senatore del Pd: «È l' ultimo odioso lascito del governo Berlusconi. Soldi che sembrano fondamentali per le nostre casse. E pensare che il centrodestra continua a considerare gli stranieri cittadini di serie B». Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell' Arci, sottolinea: «Particolarmente odioso è il fatto che con quei soldi ci pagheranno i rimpatri. Lo Stato scarica insomma sui migranti regolari l' onere si rimandare a casa gli irregolari. È un' ingiustizia, una cosa incomprensibile se non in un' ottica discriminatoria. Speriamo che il governo Monti faccia qualcosa». Inoltre gli immigrati contestano le eccessive lungaggini per ottenere i permessi, quando le pratiche dovrebbero per legge essere espletate entro 20 giorni dalla domanda. Ed Elvio Pasca, di «Stranieri in Italia»: «Sarebbe quanto meno ingenuo sperare che il governo Monti rinunci a questo contributo: 5 milioni di immigrati regolari, costretti a pagare periodicamente da 80 a 200 euro per rimanere in Italia, sono una gallina dalle uova d' oro, senza paura che gli italiani storcano ulteriormente il naso. Qualcuno magari penserà pure: "Giusto che facciano sacrifici anche loro"». Francesco Di Frischia RIPRODUZIONE RISERVATA

Di Frischia Francesco | Corriere

Maria Bianchi è qui con me!

Maria Bianchi è qui con me!

giovedì 5 gennaio 2012

RD. Congo: La comunità internazionale benedice Kabila e aspetta i dividendi

Nessun capo di stato africano tranne Mugabe alla cerimonia d'insediamento. Ma la sua presidenza garantisce gli interessi occidentali

Il 16 dicembre scorso la Corte Suprema di Giustizia ha emesso il verdetto sulle recenti elezioni presidenziali a seguito del ricorso fatto dal candidato indipendente del Sud Kivu, Vital Kamerhe. L'esito delle urne é considerato valido e la vittoria dell'uscente Presidente Joseph Kabila legittima.

Il tentativo di Étienne Tshisekedi di creare un fronte unito dell'opposizione per contrastare le frodi elettorali tramite la creazione di un Governo parallelo, dove Kamerhe risultava Primo Ministro, si é infranto e Tshisekedi ha preferito non aderire al ricorso e appellarsi direttamente ad una mediazione africana.


La strategia di creare una situazione simile al Kenya e allo Zimbabwe é stata distrutta dalla tempestiva mossa del rieletto Joseph Kabila che ha immediatamente allestito la cerimonia dell'investitura alla Presidenza che, normalmente, nei Paesi africani avviene dopo un mese dalla proclamazione dei risultati ufficiali. Joseph Kabila, attraverso la CENI, la Corte Suprema e la rapida investitura a Presidente ha trasformato la sua dubbia vittoria in un dato di fatto.


Il patetico tentativo di Tshisekedi di celebrare a sua volta l'investitura alla Presidenza presso lo stadio di Kinshasa é stato contrastato dalla nutrita presenza della Guardia Presidenzialie, l'unico reparto efficace dell'esercito congolese. Tshisekedi é stato costretto a fare la cerimonia presso la sua residenza, cosa che é apparsa come una farsa agli occhi della popolazione.


Il rischio della ripresa del conflitto é stato allontanato e la possibilità di una ripresa delle manifestazioni in piazza è minima. La maggior parte della popolazione preferisce estraniarsi dal partecipare alla battaglia politica, consapevole che la propria priorità é quella di "portare da mangiare alla famiglia".
La comunità internazionale sembra aver deciso di non andare oltre alla denuncia di frodi elettorali, accettando l'investitura alla Presidenza di Kabila, stando attenta a non compromettersi troppo.


Alla cerimonia di investitura di Kabila l'unico Presidente africano presente è stato Robert Mugabe, dello Zimbabwe. Denis Sassou Nguesso, Presidente del Congo Brazzaville, Paul Kagame del Rwanda, Yoweri Museveni dell' Uganda e Eduardo Dos Santos dell'Angola erano assenti. Sud Africa e Burundi hanno inviato dei Ministri di secondo ordine. Nessun diplomatico occidentale ha presenziato alla cerimonia.


L'atteggiamento della comunità internazionale potrebbe essere interpretato come un'indicazione che si preferisce il proseguimento, anche se dubbia la legittimità della rielezione, del Governo Kabila piuttosto che affrontare pericolosi cambiamenti con Governi potenzialmente ostili. Il secondo mandato di Joseph Kabila molto facilmente assicurerà la continuazione del saccheggio delle risorse naturali da parte delle potenze internazionali e regionali, il saccheggio dei fondi pubblici da parte della famiglia Kabila e del suo entourage, portando al punto di non ritorno l'attuale regime che é diventato a tutti gli effetti 'piú Mobutista di http://en.wikipedia.org/wiki/Mobutu...Mobutu', superando il Re dello Zaire in corruzione, cupidigia, svendita dello Stato, rinuncia della sovranità nazionale. 


Kabila tenterà di portare a termine le grandi opere nazionali (infrastrutture, sanità, educazione, sistema idrico, elettricità, edilizia popolare ed occupazione), iniziate in pompa magna nel 2006 e naufragate in un mare di corruzione e sprechi di fondi pubblici.


Il tasso di crescita economica, dopo il gran boom del 2010 (dove si passò dal misero 2,8% del 2009 al record del 7,2%) é diminuito al 6,5% nel 2011 e nel 2012 la crescita economica continuerà a diminuire attestandosi al 6%.


Previsioni economiche, queste, in netto contrasto con le proiezioni di crescita della produzione di materie prime come il rame, il cobalto, lo zinco, l'oro e la prospettiva di iniziare l'estrazione dei grandi giacimenti di petrolio nel Lago Alberto e nella Cuvette Centrale, e di gas naturale nel Lago Kivu. Le proiezioni di crescita di produzione di minerali e idrocarburi favoriranno le multinazionali straniere, i Paesi confinanti (in prima linea Uganda e Rwanda) e i politici fedeli a Kabila che aumenteranno a dismisura le loro ricchezze personali. L'unico escluso sarà il Paese, ormai fantasma che sembra rimanere unito artificialmente per volontà esplicita di Stati Uniti, Francia, Inghilterra.


Abbandonata la guerra fredda tra anglofonia e francofonia per il controllo delle risorse naturali in Africa, Europa e Stati Uniti sembrano ora avere delle convergenze di interessi che li spingono a formare un blocco anti-Cinese. Il Congo di Kabila sta assicurando gli interessi Occidentali e delle potenze regionali, il Presidente, per non avere problemi dalla comunità internazionale, dovrà solo fare attenzione a non spingere troppo nell'apertura alla Cina, che nel 2007 aveva tentato una penetrazione di massa ai danni delle multinazionali Occidentali attraverso il piano "miniere in cambio di infrastrutture", mettendo a disposizione un finanziamento di 6 miliardi di dollari Americani. Sotto pressione indiretta di Europa, USA e Banca Mondiale -utilizzando la ribellione del Generale Laurent Nkunda scoppiata all'est del Paese- Kabila rivide il contratto nel 2009.


Questo equilibrio di interessi internazionali e regionali si basa sul principio di legalizzare la rapina delle materie prime dove la classe dirigente prende la sua parte. Di fatto il degrado, la perdita di sovranità nazionale e della sovranità finanziaria -in Congo ormai si usa il Dollaro americano come in Liberia-, il declino economico, la corruzione amministrativa e l'assenza di un esercito sono ingredienti esplosivi. Il Paese, invece di rafforzare l'unitá nazionale, corre il rischio di intraprendere un processo irreversibile di balcanizzazione. I Governatori delle varie Provincie si stanno già comportando come dei piccoli Presidenti. L'applicazione molto parziale delle leggi del Governo Centrale, e la fedeltà al Presidente Kabila sono solo di facciata. Le ricche Provincie del Katanga e del Bas-Congo sono in un latente stato di ribellione. I loro Governatori stanno facendo forti pressioni a Kinshasa affinché rispetti la clausola costituzionale introdotta nel 2005 e mai applicata, che prevede la gestione locale del 40% delle tasse governative provenienti dalle attività minerarie e petrolifere.


Le forze centrifughe interne attualmente esistenti non stanno rafforzando l'unità del Paese. Se a queste ci si aggiungono i Paesi confinanti che hanno esigenze di espandere gli attuali confini della Conferenza di Berlino per ragioni economiche o di crescita esponenziale della popolazione (primi tra tutti Angola, Uganda e Rwanda), senza la riorganizzazione dell'amministrazione, dello Stato di Diritto e dell'esercito, la balcanizzazione del Paese potrebbe essere solo questione di tempo.

Via | Indro
Verbo ± Materia = Movimento http://www.ecumene24.com •|• Presente & Futuro http://4mfnews.blogspot.com •|• War & Money http://bigmoneylist.blogspot.com

mercoledì 4 gennaio 2012

A Cortina con super auto in 42 dichiarano 30mila euro, Lo comunica l'Agenzia delle Entrate del Veneto.

 

ROMA - Controllate a Cortina le dichiarazioni dei proprietari di 251 auto di lusso di grossa cilindrata: su 133 intestate a persone fisiche, "42 appartengono a cittadini che fanno fatica a 'sbarcare il lunario', avendo dichiarato 30.000 euro lordi di reddito". Lo comunica l'Agenzia delle Entrate del Veneto.

Razzismo di Stato: Stangata fiscale per gli immigrati, per il permesso di soggiorno Costi da 80 a 200 euro per restare in Italia

Si tratta di soldi che si vanno ad aggiungere a quanto gli stranieri già pagano per i costi amministrativi della pratica di permesso di soggiorno. Non è frutto della manovra del governo Monti, ma un lascito dell'ex ministro dell'Economia Tremonti e dell'ex dell'Interno, Maroni. I soldi così incassati dallo Stato andranno in parte a rimpinguare il Fondo rimpatri di VLADIMIRO POLCHI

ROMA - Arriva la stangata sui migranti: una tassa che va dagli 80 ai 200 euro per chi chieda il rilascio o l'ennesimo rinnovo del permesso di soggiorno. Soldi, sia ben chiaro, che vanno ad aggiungersi a quanto gli stranieri residenti in Italia già versano per i costi amministrativi della pratica. Il "regalo" del 2012, contenuto nella Gazzetta ufficiale del 31 dicembre scorso, non è del governo Monti, ma è un lascito che porta la firma di due ex ministri: Giulio Tremonti e Roberto Maroni.
La tassa sul migrante. Il "Contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso  di  soggiorno" lo si deve al decreto del 6 ottobre 2011 dell'allora ministro dell'Economia di concerto con il responsabile del Viminale, pubblicato nella Gazzetta ufficiale di fine anno 1. La tassa varia a seconda del tipo di permesso richiesto: "La misura del contributo per il rilascio e rinnovo  del permesso di soggiorno a carico dello straniero di età superiore  ad anni diciotto è determinata come segue:

a)
Euro 80,00 per i permessi di soggiorno di durata superiore  a tre mesi e inferiore o pari a un anno;

b)
Euro 100,00 per i permessi di soggiorno di durata superiore a un anno e inferiore o pari a due anni;

c)
Euro 200,00 per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo". La nuova tassa scatterà il 30 gennaio prossimo e non si applicherà ai richiedenti asilo.
Il Fondo rimpatri. I soldi così incassati dallo Stato andranno in parte a rimpinguare il Fondo rimpatri, "finalizzato a finanziare  le  spese connesse  al  rimpatrio  dei  cittadini  stranieri  rintracciati  in posizione irregolare sul  territorio  nazionale  verso  il  Paese  di origine", in parte andranno al ministero dell'Interno per finanziare le attività di "ordine pubblico e sicurezza" del dipartimento della Pubblica sicurezza e le attività di accoglienza di competenza del Dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione.


Via | la Repubblica

IMMIGRAZIONE RAZZISTA: Tassa sul permesso di soggiorno, dietrofront Sì del Pd, ira della Lega: "E' una vergogna"

L'annuncio arriva dai ministri Cancellieri e Riccardi: "Sarà riconsiderato il contributo chiesto agli stranieri per il rilascio del permesso. Bisogna valutare se è compatibile con il reddito del lavoratore e con la composizione del suo nucleo familiare". Nei giorni scorsi un ampio schieramento, dalla Cgil alla Cei, si era mobilitato per l'abolizione. Ma ora la Lega insorge. Maroni: "Attacco ai padani"

ROMA - C'è la crisi economica, va dunque ripensato il contributo chiesto agli stranieri per il rilascio del permesso di soggiorno. L'annuncio, oggi, è arrivato dai ministri dell'Interno, Anna Maria Cancellieri e della Cooperazione, Andrea Riccardi. Consenso dal Pd, che anzi chiede la totale abolizione della tassa. La Lega, però, minaccia battaglia contro l'iniziativa del governo: "Vigileremo, il contributo deve restare così com'è".

La nuova norma, apparsa sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre, impone agli immigrati un contributo variabile tra gli 80 e i 200 euro che vanno ad aggiungersi ai costi amministrativi della pratica. Nei giorni scorsi c'è stata un'ampia mobilitazione - dalla Cei alla Cgil - contro la stangata. E oggi il Viminale spiega: i ministri Cancellieri e Riccardi "hanno deciso di avviare un'approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio". In particolare, aggiungono i ministri, "in un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare".

Sul ripensamento del governo interviene però, con un altolà, il Carroccio.  "E' davvero incredibile, per non dire vergognoso, vedere che autorevoli ministri del governo, dopo aver taciuto di fronte alle pesanti misure adottate dall'esecutivo, che vanno a colpire i nostri pensionati e i nostri lavoratori che fanno fatica ad arrivare a fine mese, adesso si spendano in prima persona e prendano posizione contro la tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati. Scatenato anche l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Dico alla ministra Cancellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare". Sul fronte opposto il Partito democratico, con Livia Turco, responsabile del forum immigrazione: "Così come avevamo detto durante la nostra battaglia parlamentare si tratta di una tassa odiosa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati". La Turco, poi, annuncia di voler avviare un'iniziativa per abolire integralmente la tassa introdotta dall'allora ministro dell'Interno, Roberto Maroni.

Via | Repubblica.it

Giorgio Stracquadanio: "Equitalia è il Pizzo di Stato"; Beppe Grillo risponde agli attacchi: "I politici hanno sempre ragione, come Mussolini"

Roma, 3 gennaio 2012 - "Equitalia e Agenzia delle Entrate hanno messo sul lastrico migliaia di imprese con atti di tipo estorsivo. A Palermo lo chiamano pizzo, questo invece si chiama pizzo di Stato". Lo afferma Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl, in un’intervista alla Zanzara su Radio24.

Giorgio Stracquadanio

A chi fa notare che Equitalia non è un’associazione criminale, Stracquadanio aggiunge: “Beh, anche a Palermo quelli del pizzo recuperano un sacco di soldi. Il metodo è lo stesso, un metodo estorsivo. Funziona così: contestano a un’azienda un’evasione, facciamo un esempio, di 100 milioni di euro ma il cittadino dice di aver fatto tutto regolarmente; a quel punto con i poteri che ha il Fisco ti blocca mezzi per 100 milioni e poi ti dice ‘dammi 15 e la finiamo qui’. Come si chiama questa? Estorsione. E a Palermo invece pizzo’’.

"Oggi - dice ancora Stracquadanio - ci sono leggi che sono contro le regole dello stato di diritto: bisogna riportare le cose alla normalità, con l’inversione dell’onere della prova. Ora siamo noi a dover dimostrare di non aver evaso il fisco, bisogna per prima cosa cambiare questa regola. Purtroppo la Lega e Tremonti sono accaniti sostenitori di Equitalia, e restano i principali responsabili della caduta di Berlusconi".

QUERELLE EQUITALIA, GRILLO REPLICA - "Se Mussolini aveva sempre ragione, i politici ne hanno ancora di più”. Beppe Grillo non incassa in silenzio le critiche e repinge la logica del “senza se e senza ma” che richiama per dire che “la condanna politica bipartisan non ammette contraddittorio. Non è mai dubitativa, nè interrogativa. Senza se e senza ma è una trincea verbale, la nuova linea del Piave”.

Non viene citata la querelle Equitalia, ma è chiaro il senso del post in cui li comico blogger dice: “Provate a discutere di fronte a un’affermazione di un Capezzolone o di una Serradechè corredata da senza se e senza ma finale. Impossibile. Siete già colpevoli di insurrezione armata senza se e senza ma. Il pensiero dei senza se e senza ma non prevede, come ovvio, alcun se e alcun ma. E’ un pensiero unico che dà il meglio di s quando è accompagnato dall’indignazione. Un neurone solitario che ha bisogno di conforto”.  Oggi sull'argomento è intervenuto anche Pierluigi Bersani: "Non darò mai ragione a Grillo", ha detto il leader del Pd.

Via | QN

Gli addii intossicano. Ma intossicano di più le presenze assenti. M. Bisotti

martedì 3 gennaio 2012

RUSSIA 2012: Alexei Navalny, il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo Vladmir Putin

Navalny, 35 anni, è diventato l’idolo della rivolta "Sono pronto alla sfida
ma solo con elezioni vere"

LUCIA SGUEGLIA

MOSCA

Mosca, fine dicembre, stipati in una stanzetta 200 volontari discutono gli ultimi dettagli della manifestazione sulla prospettiva Sakharov: sono i membri del Comitato Organizzativo «Per elezioni libere!» creato per gestire le proteste. Al tavolo siedono i «capi»: da un lato politici liberali, attivisti dei diritti umani, sinistra radicale, scrittori, artisti, un deputato. Dall’altro lo xenofobo Alexandr Belov, e Konstantin Krylov, ideologo dell’ultradestra russa. In mezzo, a far da moderatore, Alexei Navalny, il blogger-star appena uscito di prigione. «Qui siede il futuro governo del Paese» azzarda qualcuno. Si votano le richieste da rivolgere al potere. Cavilli e mozioni infinite, chiasso. «Stop! Non ci riusciremo mai, siamo troppo diversi», sentenzia Navalny. Applausi in fondo. «Non litighiamo, o faremo il gioco del potere - concede il blogger - concentriamoci su obiettivi raggiungibili: portare in piazza il numero maggiore di persone». E dopo? Si parla di fondare un comitato civico nazionale, i destrorsi vogliono che lo presieda Navalny: la galassia della nuova opposizione russa è in cerca di una strategia.
«Un inferno», commenta su Twitter il moderatore ai suoi 160 mila followers. Ma il candidato più accreditato a governarlo, oggi è proprio lui: il 22% dei manifestanti lo vorrebbe presidente. Gran comunicatore, carisma alle stelle dopo la galera: la notte del rilascio, alle 2,30 nella tempesta di neve, all’estrema periferia di Mosca (non lontano dalla sua abitazione, dove ha una pistola nel cassetto)ad aspettarlo erano decine di giornalisti e fan. Jeans, giacca blu, alto, biondo e belloccio, ormai aduso ai flash, ringrazia e per un’ora attacca Putin: «Non sarà un presidente legittimo». Dalla folla Belov gli allunga un mazzo di garofani bianchi, si abbracciano. Il lato oscuro dell’Assange russo: quelle simpatie nazionaliste che molti gli rimproverano, e lui non rinnega. A novembre era in prima fila alla Marcia Russa, tra neonazi e slogan anti Caucaso. Inorriditi i liberali. «I giovani sono radicali perché tenuti fuori dalla politica, bisogna educarli», giustifica lui lo sdoganamento, «e il problema dell’immigrazione illegale non si può ignorare». Poi monta sul predellino della sua Mitsubishi argento, la moglie Yulia è al volante: «Ci vediamo in piazza!» agita il braccio. Come Eltsin sul carroarmato durante il golpe del 1991, scriverà qualcuno il giorno dopo.
«Sono solo una zanzara le cui punture fanno male», fa il modesto lui. Ma sa che il merito di aver stanato i dissidenti nascosti sul web trasformandoli in attivisti, è soprattutto suo. Indaga e stana i corrotti con la sua associazione. Usa pochi concetti chiari e memorizzabili. Sabato 24 quando sale sul palco, il magma dei 100 mila «rivoluzionari bianchi» trattiene il fiato. Gonfia i polmoni, schiarisce la voce come una rockstar: «Non dimentichiamo, non perdoniamo! Tutti per uno - uno per tutti! Il potere siamo noi! Voterete per Putin?». «Noo», boato. Poi azzarda: «Siamo tanti, possiamo prendere il Cremlino. Ma non lo faremo, siamo pacifici», il tipico sorriso sarcastico. Il 5 dicembre, prima di farsi arrestare per aver rotto il cordone di polizia nella prima manifestazione anti brogli, grida: «Sì, sono un criceto della Rete (soprannome ironico degli internauti, ndr), e morderò alla gola quei bastardi!». Per l’analista Alexei Malashenko, Navalny potrebbe favorire Putin secondo la legge del «male minore», spaventando molti elettori.
Giovane, 35 anni, ancora inesperto, con forti tendenze giustizialiste, potrebbe però unire destra e sinistra contro la «casta». «Mi chiamano a qualsiasi ora per farmi domande sul destino della Russia, ma ho un ufficio da mandare avanti...». Qualche giorno fa, alla radio Eco di Mosca, fa finalmente outing: è pronto a sfidare Putin, e a fondare un partito «socialdemocratico, che combatta corruzione e immigrazione clandestina». Ma solo «quando ci saranno elezioni vere». Insiste a chiedere l’annullamento del voto alla Duma: «Putin dovrebbe lasciare, per evitare la guerra civile. Poi un governo di transizione, e nuove elezioni. Ma se va al ballottaggio, è già fantastico», ammettendo quindi che il sostegno allo zar resta reale. Promette a febbraio un milione di persone in piazza. Un governo Navalny? Il campione della lotta alla corruzione sarebbe di fronte a un dilemma: «Chi ha violato la legge deve sedersi sul banco degli imputati», ma nello stesso tempo Putin in caso di uscita volontaria potrebbe avere delle garanzie.

Via | la Stampa