giovedì 29 dicembre 2011

Il pericoloso gioco delle ombre. Salvate l’Europa, per favore!!

What do you see? - Sherlock: Everything. That is my curse. Cosa vedi? – Sherlock: Tutto. E’ la mia maledizione.
Who are you? - Sherlock: Concerned Citizens.
Chi siete? – Sherlock: Cittadini che vogliono essere coinvolti.

Sherlock Holmes 2, Gioco di ombre.

Ernst_Europe_after_the_Rain_1940-42_crisi_del_debito Voi sapete che in questo momento i 17 Paesi dell’euro più altri Paesi (non il Regno Unito) dell’Unione Europea hanno deciso dopo il vertice di Marsiglia del 9 dicembre di aggiungere al trattato un Patto Fiscale (Fiscal Compact)? Penso di sì anche se la stampa non è che se ne stia occupando molto in questi giorni di feste.

Sapete anche cosa comporterà nei dettagli? Certamente no perché nulla circola. Qualcosa trovate sul sito del Consiglio Europeo. Ma non tutto.
Per esempio non trovate qualcosa che apparentemente ci sarà, la regoletta che ogni Paese che abbia un rapporto debito pubblico su PIL superiore al 60% (come l’Italia) dovrà impegnarsi a ridurlo ogni anno per 1/20 della distanza dal valore di riferimento. Per capirci: siamo oggi al 120%, del 60% superiore al valore di riferimento del 60%? Bene (mica tanto), ogni anno dovremo ridurlo del 60/20= 3 % ogni anno. Cioè ogni anno ci dobbiamo impegnare a ridurre di circa 40-50 miliardi il nostro debito (di più se siamo in recessione, con il PIL che cade).

Per capirci ancora meglio, la cosa sarebbe addirittura più dura di quel pareggio di bilancio che con il nostro appello a Monti abbiamo cercato di scongiurare. 3% di PIL di debito in meno ogni anno non è nemmeno pensabile poterlo fare con sole manovre di austerità rigoriste, anche se queste saranno – dopo l’approvazione di questa regola – addirittura più dure di quanto non lo sarebbero state con il solo obiettivo del bilancio di pareggio. Di fatto saranno un modo per obbligare i prossimi governi (e questo) a vendere i gioielli di famiglia, privatizzare il privatizzabile, da aziende strategiche a servizi pubblici locali a patrimonio pubblico. Nel momento peggiore per vendere, quando l’economia non tira. A casaccio, sotto la spinta dell’emergenza.

Insomma, questo patto fiscale è una rivoluzione vera e propria, se dovesse essere approvato con questi contenuti. Molti di noi, io per primo, sarebbero contrari perché aggrava la recessione e ci spinge a privatizzare non perché ci abbiamo ragionato sopra ma perché obbligati dalla fretta, come avvenne nei primi anni 90, una mossa rivelatasi col senno di poi disastrosa, visto che non solo non ha portato grande crescita, ma ha anche impedito di fare quello che più conta per i consumatori, le liberalizzazioni del settore (settori che, una volta privatizzati, erano in mano a privati che non ebbero nessuna intenzione di avallare liberalizzazioni che, introducendo maggiore concorrenza e minori profitti, le avrebbero danneggiate. E così è andata). Molti di noi dunque vorrebbero esprimere un parere su di ciò, come giusto che sia in ogni democrazia.

Ed in effetti, come è corretto, pare (l’ho saputo da una fonte, mica perché è informazione pubblica) che i governi nazionali possono esprimere il proprio parere al riguardo presentando degli emendamenti. Ottimo, direte. Certo.

C’è un problema. Piccolo piccolo. La scadenza per consegnare gli emendamenti, mi dice sempre la mia fonte, è questo 29 dicembre, tra 3 giorni. Nessuno lo sapeva, vero? Già. La stampa o non lo sapeva o come a volte accade, non si rende conto dell’importanza della cosa. Oppure, lo sa bene, ma preferisce commentare a posteriori, quando è troppo tardi. Comunque sia è difficile essere come lo Sherlock Holmes del film, capaci di vedere tutto. Ma Dio sa se ce n’è bisogno. Ma torniamo a noi: che si può dire in 3 giorni nel dibattito per aiutare il nostro Governo a decidere per bene quali emendamenti meglio rappresentano i nostri interessi nazionali? Poco. Ma c’è di peggio.

La mia fonte mi ha detto un’ultima cosa. Che al Ministero dell’Economia, dove stanno studiando gli emendamenti da proporre, gira la voce che non se ne debba assolutamente parlare con l’esterno. L’esterno. Cioè noi. Noi cittadini.

Badate bene, non è questione se c’è o se non c’è la regola devastante del ventesimo ogni anno di debito PIL da ridurre. Anche se non ci fosse qui siamo alle prese con un problema non indifferente di democrazia. Certo se ci fosse anche la clausola del ventesimo di debito e noi non ne sapessimo nulla potremmo certamente parlare di un gravissimo errore di questo Governo, se di errore involontario si tratta. Altrimenti di vero e proprio aggiramento del Parlamento.

Avete 3 giorni per manifestare e per richiedere di conoscere quali emendamenti il nostro Governo presenterà riguardo alla proposta di nuovo Trattato dell’Unione. Trovate voi i mezzi, io faccio fatica a fare appelli ogni 3 giorni. Ma il momento è cruciale e se di Europa trattasi deve trattarsi di una Europa dei popoli e democratica e non di stanze chiuse e piene d’ombra anche se illuminate. Altrimenti addio Europa.

|||||||||| & ||||||||||
About:  gustavopiga.it | Gustavo Piga

Romano Prodi bacchetta Merkozy ed afferma che "L'euro che pensammo 10 anni fa non va bene"

Romano Prodi dialoga con La Repubblica a tutto campo. Parla di crisi del debito, della Merkel e di Sarkò a cui non lesina critiche, di quanto è stato bravo quando governava ma soprattutto dell'euro. Mortadella si dilunga parlando della moneta unica che ha inseguito con tutte le sue forze, fino a che l'Italia è riuscita ad ottenerla. Il grande artefice dell'ingresso del Belpaese nel circuito ormai quasi putrefatto dell'euro, però, a distanza di un decennio ci viene a spiegare che, no, le cose andavano fatte diversamente.

romano prodi critica l'euro, sarkozy e merkel La confessione - Prodi spiega: "Una moneta comune va difesa con strumenti comuni. Occorre che la Bce sia autorizzata a fare il proprio lavoro, come lo fa la Fed (Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Unti, ndr). E occorre che gli eurobond - aggiunge -, garantiti dall'oro delle banche centrali nazionali, consentano non solo di difendere il debito, ma anche di rilanciare gli investimenti, come hanno fatto Cina e Usa nel momento del bisogno". Passi per gli eurobond difficilmente ipotizzabili agli albori dell'euro, ma com'è che adesso il Professore di Bologna ci viene a dire che serviva ben altra regolamentazione per garantire la stabilità (oggi sarebbe meglio dire la sopravvivenza) della moneta unica? Non poteva pensarci prima, quando il Vecchio Continente e con lui l'Italia da lui governata si imbarcavano in un avventura che a breve potrebbe rivelarsi suicida?

"Un progetto incompiuto" - Prodi prende poi atto del fallimento comunitario e aggunge: "Diciamo che siamo di fronte alla necessità di una rifondazione. Dobbiamo prendere atto dell'incompiutezza di quel progetto e portarlo a termine. Del resto anche allora lo andavo dicendo che non si poteva avere una politica monetaria unica senza una politica economica comune. Ma la reazione, di Kohl come di Chirac, fu netta: è meglio rinviare la fase due". Insomma Prodi lo aveva detto ai suoi colleghi che il sistema non avrebbe potuto funzionare, ma ci ha ugualmente condotto dritti dritti verso l'abbraccio asfissiante dell'euro. L'ex premier prosegue sottolinando come "l'Europa è cambiata. E' cominciata l'era della Grande Paura. Paura della globalizzazione. Paura della Cina. Paura del futuro. E la Germania si è fatta paladina di queste paure. Così tutto il processo si è rallentato. E quando è arrivata la tempesta non solo mancavano gli strumenti per affrontarla, ma anche la voglia di uscire dai porticcioli protetti dagli egoismi nazionali".

Badilate su Merkel e Sarkò - Prodi sposta così il mirino e riconosce i demeriti dell'attuale asse franco-tedesco, che sotto la folle guida imposta da Berlino sta conducendo l'Europa verso il tracollo. Prodi spiega che i tanti errori della coppia Angela-Nicolas non sono evitabili "se governano in base ai sondaggi di opinione". Quindi l'autocelebrazione del Mortadella. "Io l'ho fatto: dalle carceri, alla politica di cittadinanza, all'immigrazione. E ne ho pagato il prezzo. Ma non ho rimpianti". Quindi ancora badilate sulla Francia, che "ha voluto contenere da sola la Germania senza averne il peso. Questo direttorio a due - sentenzia Prodi - ha rovinato l'Europa, perché in realtà a comandare è solo la Germania. E Berlino insegue solo il suo interesse immediato" anche se "per la Germania l'uscita dall'euro sarebbe una tragedia mai vista".

|||||||||| & ||||||||||
About: Liberoquotidiano.it | Edz. E24

Crisi Europea: Capodanno senza botto, collasso rimandato ma non sventato

Chi ci segue ricorderà che davamo come altamente probabile nei prossimi mesi un fallimento  a grappolo di alcune grandi banche europee. Aggiungevamo che questi fallimenti avrebbero a loro volta potuto causare un default combinato dei debiti sovrani, tra cui quello italiano. Col che addio all'euro e all'Unione europea. Alcuni ci hanno rimproverato per questo, "siete i soliti catastrofisti!".

crisi debito europea italia spagna Il recente prestito di ben 489 miliardi di euro fatto dalla Bce di Draghi alle banche europee è la prova, invece, che avevamo ragione. La Bce non avrebbe elargito questo ingente prestito (operazione denominata Ltro, acronimo che sta per Long Term Refinancing Operation) se questo crollo non fosse stato imminente.
Con la liquidità ottenuta il sistema bancario non collasserà. Almeno per ora. Capodanno senza botto, collasso rimandato. Rimandato, non sventato. A due giorni dall'operazione  lo affermano non solo gli analisti, ma molti traders nonché, a garanzia dell'anonimato, diversi banchieri.
La conferma che il sistema bancario europeo, non solo quindi dei Piigs, è sull'orlo del precipizio, è venuta nelle ore immediatamente successive al prestito della Bce.
Gli ottimisti affermavano che questi quattrini le banche li avrebbero finalmente immessi nel circuito economico, a finanziare "la crescita". Aspetta e spera! Altri, più realisti, si aspettavano che con questi soldi freschi le banche sarebbero giunte in soccorso degli Stati, acquistando o preparandosi ad acquistare fette grosse di titoli di stato, anzitutto dei paesi a rischio. «La Bce puntella i governi per interposta persona», scriveva Fabrizio Galimberti il 23 dicembre su Il Sole 24 Ore. In effetti un buon affare: le banche prendono dalla Bce all'1% per finanziarsi comprando Btp al 6-7%. Guadagni facili.
Nulla di tutto questo!
Ma cosa ci hanno fatto e ci stanno facendo le banche, anzitutto quelle italiane, con la montagna di soldi presi in prestito dalla Bce? Ci stanno ripianando, a conferma che lo spettro del fallimento aleggia, i loro bilanci scarcassati. Si tenga conto che le banche non sono meno indebitate degli stati. Ecco allora che esse con la liquidità appena ottenuta  rimborsano questi debiti, le obbligazioni in scadenza nel 2012. Solo le prime cinque banche italiane nell'anno entrante dovranno rifinanziare 88 miliardi di euro di obbligazioni. Non finisce qui «Alcune banche, confessa un direttore generale di un medio istituto, useranno la liquidità anche per un altro motivo: ricomprare sul mercato le loro stesse obbligazioni a prezzi di saldo». [Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 23 dicembre 2011]
Basteranno i 116 miliardi di euro prelevati dalla Bce ad evitare un collasso nel 2012? Certo che no, dicono gli analisti. Questa cifra rappresenta solo il 5% della raccolta totale delle banche italiane. Così già sappiamo che "la Bce a fine febbraio organizzerà una nuova immissione di liquidità a tre anni". [Ibidem]
Le banche italiane hanno un problema serissimo coi cosiddetti "crediti deteriorati". Nel 2008 i primi dieci istituti italiani avevano crediti dubbi per 48,8 miliardi, il 3% del totale degli impieghi. Adesso la situazione è ben peggiore. Al 30 settmbre 2011 i crediti deteriorati ammontavano a circa 103,4 miliardi, pari al 12% degli impieghi.
Insomma ripatrimonializzarsi e ricapitalizzarsi è la prima priorità delle banche. Gli stati se la cavino da loro. Ricapitalizzare implica non comperare ma, al contrario, sbarazzarsi di tanti titoli di stato considerati "titoli spazzatura" o addirittura tossici.
La coperta è corta. Per una falla tappata, quella bancaria, nell'anno entrante rischia di riaprirsi la voragine dei debiti sovrani.
Se le banche non compreranno i titoli che gli Stati metteranno all'asta chi li acquisterà? Solo l'Italia dovrà riuscire a vendere, nell'anno entrante, circa 400 miliardi di euro. [Finanza utile]. Una montagna! Il problema è che anche gli altri stati dovranno finanziarsi. Si parla che gli Stati uniti hanno bisogno di vendere nel 2012 titoli per 1200 miliardi di euro, e gli altri Stati dell'Unione per una cifra pari a 900 miliardi. Troveranno gli Stati i compratori? Qualcuno di essi, molto probabilmente, ci lascerà le penne.
C'è un altro dato che indica fino a che punto le banche europee non si fidino della capacità degli Stati di rimborsare i titoli messi in vendita.  Ce lo spiega Zero Hedge:
«Il giorno dell'operazione LTRO a 3 anni (finanziamento a lungo termine della BCE alle banche), in un capriccio di fantasia ci siamo chiesti se, contrariamente a tutte le aspettative, le banche Europee invece di utilizzare il denaro per qualsiasi tipo di investimento reale (carry trade con i titoli di stato) o per una riduzione della leva finanziaria (passaggio da debiti costosi a debiti meno costosi), non l'avessero semplicemente parcheggiato nei depositi presso la BCE, un risultato che sarebbe il peggiore possibile, in quanto si ricicla il denaro della BCE semplicemente facendolo passare da una tasca all'altra senza alcun incremento di velocità di circolazione.
Come si può vedere, era uno scherzo solo a metà: da ieri, il giorno dopo la LTRO, le banche Europee hanno parcheggiato quasi la metà dei 210 miliardi di € disponibili (ricordo che mentre l'ammontare lordo del LTRO è stato di 489 miliardi €, il netto era di solo € 210, perché il resto è stato utilizzato per rifinanziare debiti in scadenza), e cioè € 82 miliardi, in depositi presso la BCE, che per inciso ha portato il totale al nuovo record del 2011 di € 347 miliardi, dai € 265 del giorno prima». [Zero Hedge]

crisi del debito italiano 2011La metà dei soldi che le banche hanno preso dalla Bce, sono stati dunque ridepositati nei forzieri della Bce stessa. Quindi non solo la mossa della Bce non fa uscire l'economia dalla stretta creditizia. Tutti danno per scontato che il 2012 sarà un anno di dura recessione la quale accresce la probabilità di un crollo finanziario peggiore di quello del settembre 2008.
Arriva la recessione? "Ognuno per sé, Dio per tutti". Questa sembra essere la massima a cui si attengono i diversi comparti e le diverse frazioni del capitale. Ogni comparto cerca scampo a spese dell'altro, e così facendo e' impossibile al sistema trovare un suo equilibrio. Anzi, gli squilibri diventano antagonismi e questi aggravano i fattori di crisi sistemica.
Il potere politico avrebbe in teoria la funzione di appianare i contrasti, invece rivela tutta la sua impotenza. E così e' destinato ad essere travolto dalle contraddizioni che e' incapace di governare.

|||||||||| & ||||||||||
About: Antimperialista.it | Moreno Pasquinelli

lunedì 26 dicembre 2011

Chi era Giorgio Bocca, vita e opera di un partigiano, giornalista e scrittore

Roma - E' morto Giorgio Bocca, partigiano durante la Seconda guerra mondiale, giornalista di razza e scrittore di grande garbo la cui carriera è durata quasi settant'anni.

E morto Giorgio Bocca, partigiano, giornalista e grande scrittore Bocca era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920. Chiaro e sintetico, con i suoi numerosi articoli e libri ha accompagnato raccontandolo gli ultimi 50 anni di vita italiana. I funerali si svolgeranno domani alle 11 a San Vittore al Corpo.

Iniziò a scrivere quando era molto giovane.

Allo scoppio della seconda Grande Guerra, si arruolò come allievo ufficiale negli Alpini. Dopo l'8 settembre 1943, aderì alla lotta partigiana: fu tra i fondatori delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà.

Nel 1976 fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica. Ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri l'ultimo mezzo secolo di vita italiana con rigore analitico e passione civile. Nel 2008 gli è stato attribuito il premio alla carriera "Ilaria Alpi". Tra i tanti messaggi di cordoglio anche quello del capo dello Stato.

Tra le sue opere la “Storia dell'Italia partigiana” del 1966, “Storia dell'Italia nella guerra fascista” (1969), “Palmiro Togliatti” (1973), “Storia della Repubblica italiana - Dalla caduta del fascismo a oggi” (1982), “Settant'anni di vita italiana” (1992), “L'inferno. Profondo sud, male oscuro” (1993), “Metropolis” (1994), “Piccolo Cesare” del 2002 (dedicato al fenomeno Berlusconi): è stato il libro che ha segnato il passaggio da Mondadori, suo editore da oltre dieci anni, a Feltrinelli.

Giorgio Bocca partigiano giornalista scrittore2 A gennaio uscirà postumo il suo ultimo libro, "No grazie".

Attestati di stima e cordoglio sono stati espressi dai direttori delle principali testate giornalistiche e da esponenti di tutte le forze politiche.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa con commozione la triste notizia della scomparsa, ha inviato un messaggio alla famiglia nel quale ricorda la "figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia". "Dedicatosi subito al giornalismo di inchiesta e di battaglia civile, Giorgio Bocca ha scandagliato nel tempo la realtà del nostro paese - si legge - e le sue trasformazioni sociali con straordinaria intransigenza e combattività. Con sentimenti di riconoscenza per il suo rigoroso impegno partecipo al cordoglio della famiglia e del mondo dell'informazione".

"La scomparsa di Giorgio Bocca - ha affermato il Presidente della Camera Gianfranco Fini- è una grande perdita per il giornalismo e per la cultura nazionale. Le sue posizioni e le sue idee espresse con passione ed intelligenza sono state lo specchio più evidente di una consapevolezza civile intensa, partecipata ed autorevole.

Via | Ecumene24.com

domenica 25 dicembre 2011

Comunicato: Sul rogo alla pizzeria della famiglia Impastato

Esprimiamo preoccupazione per tutto ciò che sta accadendo a partire dal mese di Settembre di quest'anno, con il susseguirsi di ben 3 incendi che hanno interessato dapprima zone adiacenti ai locali di proprietà della famiglia Impastato e stavolta i locali stessi.

12 dicembre 2011 - Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

casa memoria peppino e felicia impastato

'Ho qualche dubbio sulla causa accidentale dell'incendio. Mi auguro che i vigili del fuoco abbiano ragione, ma da settembre a oggi registro una serie di fatti inquietanti che mi fanno pensare ad altre cause''. Cosi' Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il militante di democrazia proletaria ucciso da Cosa Nostra nel 1978, commenta i primi accertamenti sul rogo che la notte scorsa ha devastato il magazzino della pizzeria di Cinisi di cui e' titolare. ''Le indagini stanno facendo luce - dice ma mi sembra strano pensare a un corto circuito all'esterno, nel periodo invernale, all'aperto. Aspettiamo i risultati definitivi, quel che e' certo e' che quest'estate hanno incendiato il negozio di frutta e verdura accanto al locale che avevamo dato in gestione; nella retata del 15 novembre scorso, tra gli arrestati per mafia a Carini, c'era anche un fiancheggiatore, Salvatore Rugnetta, che davanti al nostro negozio vendeva pesce; inoltre abbiamo denunciato energicamente un giro di prostituzione gestito da rumeni e lo sfruttatore e' venuto a protestare in modo provocatorio nella nostra pizzeria''. ''Non sono una persona che approfitta delle circostanze - conclude Impastato - ma questi fatti criminosi, in successione, mi creano qualche timore e mi fanno pensare a un incendio doloso. Spero di essere smentito''. Queste sono state le parole di Giovanni Impastato riguardo il rogo che ha danneggiato ieri notte i locali della sua Pizzeria. Come Associazione Casa Memoria Impastato formata dai familiari di Peppino e dai loro collaboratori sosteniamo pienamente quanto da lui dichiarato. Esprimiamo preoccupazione per tutto ciò che sta accadendo a partire dal mese di Settembre di quest'anno, con il susseguirsi di ben 3 incendi che hanno interessato dapprima zone adiacenti ai locali di proprietà della famiglia Impastato e stavolta i locali stessi. Abbiamo seri riscontri per pensare che si tratti di un episodio doloso, anche se non siamo certi della matrice. Ci risulta ad esempio da testimonianze dirette l'accatastamento di oggetti che sono stati spostati dal luogo dove erano collocati originariamente al punto di innesco delle fiamme, probabilmente per alimentarle. Nonostante questo vogliamo lasciare spazio al dubbio e all'ipotesi che si sia trattato di un incidente, anche perché non siamo abituati a lasciarci andare a falsi allarmismi. In ogni caso, al di là di quali siano le cause, continueremo con le nostre attività e con il progetto di strutturare la Pizzeria come un luogo che possa offrire cultura, arte, riflessione, oltre che semplici alimenti, così come è sempre stato, perché alla base non c'è alcuna logica speculativa, ma la semplice voglia di nutrire il territorio, in ogni senso. Del resto è facilmente riscontrabile di come gran parte dei guadagni ottenuti dall'esercizio commerciale ad opera della Famiglia Impastato sono stati regolarmente reinvestiti nelle attività di promozione culturale e contro la mafia. Questa è la nostra logica, questa è la nostra strada.

In Italia tutti contro tutti, un mucchio selvaggio

Il nostro Paese è una bolgia infernale dove nessuno può dirsi innocente, ma l’altro è sempre il colpevole. Ma a salvarsi è sempre lui, il politico super partes.

Tutti contro tutti. Un mucchio selvaggio. Pensionati avidi contro corruttori di lungo corso. Idraulici evasori contro baristi che non danno lo scontrino. Elettricisti e pediatri che non rilasciano la fattura contro tassisti con il doppio scatto alla partenza. Automobilisti che non rispettano il codice della strada contro portatori di handicap che prendono il sussidio alla faccia nostra. Lavoratori precari e studenti disoccupati sfaccendati contro cassintegrati che stanno a casa a guardare il Grande Fratello e le partite su Sky. È una bolgia infernale dove nessuno può dirsi innocente, ma l'altro è sempre il colpevole. C'è, come in tutte le storie a lieto fine, chi riesce a salvarsi. A prendere vitalizio, pluripensione, auto blu, scorta, benefit, anche il doppio stipendio se sindaco e parlamentare e persino triplo se sindaco, parlamentare e libero professionista che continua a esercitare. E' il politico super partes. Nel senso etimologico della parola. In sostanza con i problemi del Paese non c'entra mai un cazzo. Se sbaglia, pagano gli altri e lui incassa. Incassa sempre. È la sua natura.
Scarica "La settimana"
di Beppe Grillo

mercoledì 21 dicembre 2011

FREE SPINELLO: CHIUDONO I COFFE SHOP DI AMSTERDAM, l'ultima notte DI 2011

Dal prossimo anno per entrare nei locali che hanno reso famosa la città olandese servirà una tessera che sarà rilasciata solo ai residenti ed è boom di turisti per gli ultimi giorni di apertura a tutti.


È pur sempre un momento storico e in tanti non vogliono perderselo. Amsterdam prevede che il 31 dicembre, per chiudere in bellezza il 2011, saranno molti più del solito i visitatori della città. Ad attirare almeno il 15 per cento in più di turisti non saranno i musei con i capolavori di Van Gogh o le illuminazioni suggestive dei canali, ma la possibilità di fumare l'ultimo spinello prima dell'entrata in vigore della nuova legge.

Nonostante la crisi e la necessità di stringere la cinghia, ci sarà chi potrà permettersi di essere parte della festa locale mangiando chicchi d'uva a Madrid, o scambiandosi maialini a Vienna e chi, soprattutto se ha tra i 18 e i 24 anni, sceglierà di salutare il nuovo anno in un coffee shop, celebrando per l'ultima volta il mito dell'Olanda permissiva e libertaria. Dal primo gennaio 2012 Amsterdam sarà un po' meno la patria della beedoogbeleid, la politica della tolleranza, perché non permetterà più che un gran numero dei turisti che la visitano ogni anno - si stima sia il 23 per cento circa - lo faccia soltanto per sballarsi in un coffee shop. La nuova legge, approvata tra mille polemiche e scontri tra il governo centrale e l'amministrazione cittadina, trasformerà i 220 locali dove è consentita la vendita di cannabis in club privati. Per fumare uno spinello si dovrà perciò essere soci del locale, ma per ottenere la tessera si è tenuti a dimostrare di risiedere legalmente in Olanda.

Tra le motivazioni per le restrizioni, la necessità di porre fine al "turismo dello spinello", una tendenza che, invece, vedrà la sua apoteosi proprio nel giorno della sua messa al bando. "Stiamo ricevendo centinaia di telefonate di ragazzi che vogliono prenotare e chiedono informazioni", confermano i titolari dei coffee shop, infastiditi dalla pubblicità e ancora furenti contro il governo. La confusione su ciò che saranno tenuti a fare allo scoccare della mezzanotte è tanta: "Ci aspettiamo tolleranza - dicono - non potranno pretendere che ci mettiamo a fare tessere allo scoccare della mezzanotte".

Le agenzie di viaggi italiane confermano la corsa all'ultimo posto per Amsterdam, pur se fornire dati precisi è quasi impossibile. Non si trova più un posto sui voli low cost e negli ostelli della città, ma tracciare le rotte del "turismo dello spinello" è difficile. A mettersi in viaggio verso Amsterdam saranno soprattutto giovani e lo faranno in autostop (basta un giro sui forum di viaggio e sui social network per vedere le richieste di passaggi e l'organizzazione di gruppi per dividere le spese dell'auto), molti non prevedono neanche di dormire in città, pronti a restare svegli il più a lungo possibile e cercare alloggio in località meno costose.

Sono i tratti caratteristici del turismo meno appetibile, quello mordi e fuggi che una parte di Amsterdam vuole scoraggiare e un'altra non vuole perdere, temendo i tempi duri della crisi e la recessione. "Il governo olandese ci ha imposto una legge che non vogliamo - ha dichiarato alla Cnn Machteld Ligtvoet, portavoce dell'Amsterdam Tourism & Convention Board, l'ente turistico locale - i coffee shop non vengono pubblicizzati dalla nostra associazione né usati per attrarre i turisti. L'idea che si possano usare e comprare droghe leggere è parte del fascino di Amsterdam, del suo famoso spirito libertario". Un fascino che frutta parecchio e che con il bando allo spinello non sarà più fonte di reddito. I precedenti spaventano Amsterdam: Maastricht, città olandese che ha vietato il turismo dello spinello dallo scorso primo ottobre, ha perso il 16 per cento di turisti e valuta in 26 milioni di euro le perdite in un anno.

|||||||||| z ||||||||||
About: la Repubblica.it | di CRISTINA NADOTTI

SVELATO IL SEGRETO DELLA GRANDEZZA UMANA, il talento degli "Asperger"

Dietro i grandi progressi umani ci sono loro  -  Dopo che per centinaia di migliaia di anni i nostri antenati avevano continuato a costruire sempre gli stessi strumenti di pietra, rudimentali raschietti e punteruoli, a un certo punto, circa centomila anni fa, un'improvvisa rivoluzione tecnologica. Gli strumenti diventano più precisi, sono costruiti con maggior cura, compaiono arpioni, archi e frecce, trappole e tagliole, che rendono possibile cacciare anche gli animali più pericolosi. Una svolta evolutiva che la professoressa inglese Penny Spikins del Department of Archaeology dell'University of York, ritiene potrebbe almeno in parte essere dovuta al contributo innovativo dato da personalità affette da disturbi dello spettro autistico, come riportato recentemente dalla rivista New Scientist. Questi individui hanno infatti la capacità di essere molto sistematici e di applicarsi in maniera focalizzata ai loro compiti, e quindi potrebbero essere stati loro a migliorare l'ideazione e la realizzazione degli utensili. Sorprendente anche il fatto che, proprio nello stesso periodo, si assista anche a un'impennata della creatività artistica, testimoniata dal ritrovamento di collane e decorazioni in osso, o di semplici strumenti musicali. Di lì a poco i nostri antenati avrebbero cominciato a dipingere figure realistiche ed espressive di uomini e animali sulle pareti delle caverne, disegni dei quali è stata rilevata l'estrema somiglianza con quelli effettuati anche oggi da persone affette da autismo. Contemporaneamente, cominciavano a svilupparsi la spiritualità e la religione e a diffondersi gli sciamani, con i loro miti, i loro stati di trance e le loro allucinazioni uditive. Probabilmente persone che oggi sarebbero diagnosticate come schizofreniche, ma che a quel tempo giocarono forse un ruolo fondamentale nel creare le prime comunità e i primi aggregati della civiltà.

IMPULSO CREATIVO - Dunque è possibile che un impulso decisivo allo sviluppo sociale, creativo e tecnologico degli esseri umani sia stato dato proprio da persone portatrici di disturbi psichici appartenenti all'area dell'autismo, della schizofrenia e dei disturbi dell'umore, che sono almeno in parte trasmessi geneticamente. Questo spiegherebbe anche come mai quelle che nella società contemporanea ci appaiono persone in difficoltà e soggette allo stigma sociale, non siano state spazzate via dalla selezione naturale che in teoria dovrebbe fare piazza pulita delle varianti genetiche meno vantaggiose. Ma se sono arrivate fino a noi, queste persone devono aver avuto un ruolo sociale positivo e propulsivo per molte migliaia di anni. «A un certo punto i nostri antenati iniziarono a sviluppare emozioni molto complesse, come la compassione, la gratitudine e l'ammirazione» dice la professoressa Spikins. Questo arricchimento culturale divenne anche uno dei passaggi fondamentali che consentì agli esseri umani di sovrastare gli altri ominidi che ancora si aggiravano sul pianeta, come l'Uomo di Neanderthal presente nell'Eurasia dell'ovest, l'Homo erectus presente in Indonesia, l'Homo floresiensis (meglio noto come "Hobbit"). Paradossalmente, l'elemento vincente fu forse proprio la presenza e la persistenza di geni correlati a quelli che oggi consideriamo disturbi psichici. Magari non proprio quelli più gravi, che possono essere troppo distruttivi per la socialità di un individuo; senza contare il fatto che nelle piccole popolazioni dell'umanità dei primordi il numero di portatori di disturbi psichici doveva essere talmente limitato che è difficile credere che queste persone possano aver plasmato le società nelle quali vivevano.

GRANDI GENI - Forse, quindi, l'elemento vincente furono i disturbi meno gravi, ma sempre appartenenti allo spettro dei disturbi autistici. «Negli anni più recenti c'è stata una crescente attenzione verso altre condizioni autistiche, — precisa Spikins in un articolo pubblicato sul Cambridge Archaeological Journal — «come la sindrome di Asperger che, da una parte crea una chiara differenza nella "mente", ma dall'altra non comporta per forza una significativa esclusione sociale». Le persone affette da questa sindrome condividono con l'autismo vero e proprio la difficoltà a sviluppare relazioni empatiche con gli altri, tuttavia sono capaci di un normale utilizzo del linguaggio e di realizzare un'interazione sociale funzionante. Però, "pensano differentemente" e così possono imporre svolte brillanti alle scienze e alle arti. Attraverso le epoche sono molte le persone di spicco riconosciute come portatrici di queste caratteristiche, ad esempio Charles Darwin, Isaac Newton, Lewis Carrol, Vincent van Gogh e soprattutto Albert Einstein. Quest'ultimo fu spesso considerato una persona incapace di affetti profondi, ebbe relazioni familiari difficili, perse il contatto con alcuni dei suoi figli (uno dei quali, Eduard, trascorse molti anni in ospedale psichiatrico). Però riuscì a pensare l'impensabile, a scardinare le basi della fisica del suo tempo, utilizzando come strumento di lavoro esclusivamente le sue capacità mentali e teorizzando che «l'immaginazione è più importante della conoscenza». E con la sua immaginazione creativa, attraverso esperimenti condotti esclusivamente nella sua mente, nel 1905 arrivò a una serie di idee e modelli rivoluzionari, come il concetto di relatività del tempo e dello spazio, ognuno dei quali avrebbe da solo meritato un premio Nobel (che in effetti gli fu assegnato nel 1922 per l'effetto fotoelettrico) e che per molti decenni rimasero incomprensibili alla stragrande maggioranza dei suoi contemporanei.

|||||||||| z ||||||||||
About: Corriere della Sera | Danilo di Diodoro
Cfr. + Agenzie
Keywords: 
Le persone che pensano in modo diverso producono salti concettuali decisivi. Per questo l'evoluzione se le tiene strette

LIBERALIZZAZIONI 2012 - Intervista con Antonio Catricalà: "Le lobby non ci fermeranno, a gennaio ripresentiamo tutto"

LIBERALIZZAZIONI 2012 - Intervista con Antonio Catricalà: "Le lobby non ci fermeranno, a gennaio ripresentiamo tutto"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio amareggiato per lo stop alle liberalizzazioni. "Anche Monti è seccato". "A gennaio interverremo su farmacie, taxi, liberi professionisti, autostrade e servizi pubblici. Basta brutte figure"

di CLAUDIO TITO
ROMA - "Arrabbiato? Certo che sono amareggiato. La forza delle lobby in Parlamento è ancora potente. Io vengo dall'Antitrust, Monti è stato commissario europeo per la concorrenza. Vuole che non siamo delusi? Lo siamo, ma non ci arrenderemo". Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà, non ci è rimasto affatto bene dopo la pesante retromarcia imposta dal Parlamento sul terreno delle liberalizzazioni. Soprattutto il passo indietro sui farmaci di fascia C rappresenta un colpo all'esecutivo. Ad una squadra che considera la concorrenza e le aperture dei mercati un "segno distintivo" della sua attività. Per questo "non ci fermiamo". Promette battaglia e avverte: "Batteremo le lobby e da gennaio andremo avanti. Non intendiamo più fare brutte figure. Ripresenteremo tutto".

Nello studio che per tanti anni è stato di Gianni Letta, il nuovo sottosegretario non ha cambiato nulla nell'arredamento. Ad accezione di alcune foto di famiglia. "Sa, su queste cose è inutile spendere. Vogliamo risparmiare e comunque, noi tecnici siamo di passaggio. Nel 2013 torneremo ai nostri lavori. Io non ho portato nemmeno i miei libri". Sulla scrivania, però, ne campeggia uno. È messo lì in bella vista. Settanta pagine scritte l'anno scorso proprio da Catricalà e che fino a un mese fa erano un tabù a Palazzo Chigi. Un atto di accusa contro caste e corporazioni dal titolo che adesso sembra 
un presagio: "Zavorre d'Italia". La prima pagina del libro si apre con una frase di Friedrich Von Hayek, premio Nobel per l'economia nel 1974, che sembra fatta su misura per descrivere quello che è successo mercoledì alla Camera: "La competizione è il terrore di tutti i conservatori di destra, di centro e di sinistra. Uno dei tratti fondamentali dell'atteggiamento conservatore è il timore del cambiamento". "Del resto - si sfoga il sottosegretario - le lobby sono forti e in questo caso sono state anche aiutate dalla disattenzione di alcuni parlamentari. Una vicenda che ci ha fatto riflettere".


In effetti lei era presidente dell'Antitrust, Monti commissario europeo alla concorrenza, e siete stati battuti proprio nel vostro campo.

"Ed è una cosa che ci fa star male. Però alcune liberalizzazioni le abbiamo fatte. I servizi pubblici locali, ad esempio. L'Antitrust potrà impugnare i cosiddetti servizi "in house" (gestiti direttamente dagli enti locali). Ma abbiamo proceduto pure per i porti, gli aeroporti e le autostrade. Per le banche e le assicurazioni cadrà quel flusso informativo che non permetteva la concorrenza. Per gli ordini professionali abbiamo facilitato l'accesso bloccando l'abilitazione a 18 mesi e sei si possono compiere nell'ultimo periodo di laurea. Insomma ci sono stati passi avanti importanti".
Però anche dei passi indietro su questioni che venivano considerate da molti una bandiera.
"Sono stati oscurati dall'insuccesso sui farmaci di fascia C. È vero, si tratta di un vulnus alla coerenza del nostro intervento. Non c'è dubbio. Sono le famiglie ad essere danneggiate, il prezzo dei medicinali così non potrà calare. Ma questo vulnus, che ci fa star male, non sarà permanente. Noi abbiamo il dovere di fare una legge annuale sulla concorrenza e tutto ciò che non è stato possibile approvare ora, lo porremo presto all'attenzione dei partiti e dell'opinione pubblica".

Scusi, ma il presidente Monti che a Bruxelles ha sconfitto addirittura Bill Gates, qui si è fatto fermare dal RadioTaxi.
"Sui taxi, però, fin dall'inizio avevamo ritenuto che dovessero essere regolamentati da una Authority ad hoc. Non ci poteva essere una liberalizzazione immediata e in Parlamento ci si è limitati a chiarire questo aspetto".

Eppure il vostro è un esecutivo di tecnici. Avete il vantaggio di non dovervi candidare alle elezioni. Non potevate fare di più?
"Siamo tecnici ma vogliamo rispettare il Parlamento. Sappiamo che non avendo il vincolo elettorale, possiamo fare più di altri. Non rispondiamo alle lobby e siamo svincolati dai partiti, ma non dalle Camere. Le brutte figure, però, non vogliamo farle più".

Ma lei si aspettava tanta resistenza?
"Sì, so che è difficile ammorbidire le lobby. Per le farmacie si sono dimostrare molto forti. Ho dovuto cedere qualche centimetro al perimetro chilometrico delle loro esclusive. Ma so che nessun privilegio cade al primo colpo. Certe cose, poi, sono radicate nella convinzione politica di molti parlamentari".

Scusi, la soluzione l'altro ieri poteva essere semplice: il governo avrebbe potuto esprimere parere contrario a quell'emendamento?
"Lo stavamo per fare ma nella concitazione del momento non ci siamo riusciti. Anche nella maggioranza, molti si sono accorti dell'emendamento all'ultimo momento. Comunque, probabilmente anche con il nostro parere contrario, sarebbe passato ugualmente".

Quella modifica è stata opera del Pdl.
"So solo che Monti e io ci siamo resi conto di quell'emendamento in una fase avanzata e mentre si discuteva sulla remunerazione dei manager pubblici. Una norma, quello dello stipendio aumentato del 25% che - vorrei precisare per evitare spiacevoli equivoci - si applica solo ai manager e ai dirigenti, non ai ministri e ai sottosegretari. I quali continuano a percepire lo stipendio fissato dalla legge e che fa riferimento all'indennità dei parlamentari. Insomma, nessuno di noi si è alzato lo stipendio. Sui farmaci, comunque, anche il presidente del consiglio che solitamente non mostra i suoi sentimenti, mi è sembrato piuttosto seccato".

Non teme che i centri di pressione vi possano bloccare ancora?
"La forza delle lobby dipende dalla vicinanza ai portatori di privilegi e non dalla tutela fornita dall'intero Parlamento. Alla fine prevarrà la logica di togliere le rendite di posizione per favorire tutti i cittadini. Il difficile è convincere che un sacrificio di pochi può diventare un beneficio di tutti".

Anche sulle Autostrade avete subito uno stop?
"Nascerà - entro fine anno - un'Agenzia che vigilerà e regolamenterà il settore. Abbiamo ritenuto di non dover turbare la nascita di questo nuovo organismo. Viviamo una fase di work in progress. Dobbiamo pur sempre tenere presente che siamo qui da un mese".

La cancellazione del divieto per le banche di vendere le coperture assicurative abbinate ai prestiti e ai mutui, non è stata però letta come una fase dei "lavori in corso".
"Ma non era una proposta del governo. Ci torneremo quando affronteremo la legge sulla concorrenza. Ma in quel settore ci sono altri aspetti che semmai destano qualche preoccupazione. Quell'1,5% fissato come tetto massimo di commissione per le carte di credito rischia di trasformarsi nella soglia cui tutti si adegueranno. È una questione che va risolta".

E il governo quando riproporrà concretamente le questioni non risolte?
"A gennaio, nella legge per la concorrenza faremo tutto quello che ci sarà consentito. Interverremo sulle farmacie e sul commercio. I taxi verranno liberalizzati dall'Authority per i Trasporti che, sempre gennaio, attende solo il varo di un regolamento per ufficializzare la nascita. Il punto è che troppi lacci e troppe leggi bloccano il mercato".

Ad esempio?
"I vincoli regionali e comunali. Ma lo sa che se lei volesse aprire una palestra a Roma dovrebbe fare riferimento a sei leggi regionali. Ci metterebbe un anno per fare tutto".

Interverrete anche sugli ordini professionali?
"Se ne sta occupando il ministro Severino. Farà un tavolo per tutti. Il problema lì resta la tariffa minima. Esistono ancora dei riferimenti legali e vanno tolti".

venerdì 2 dicembre 2011

Cresce l’HIV in Italia; un contagio ogni tre ore, i malati non sanno di esserlo

In Italia ogni tre ore c'è un nuovo contagio da virus dell'Hiv, sono 3mila i nuovi casi ogni anno, ci si infetta di più al centro-nord rispetto al sud-isole e nel 2010 quasi una persona su tre diagnosticate come Hiv positive è di nazionalità straniera. I dati sono stati presentati al Ministero della Salute in occasione della presentazione delle iniziative per la Giornata mondiale contro l'Aids, che si celebra il 1°dicembre.
Nel 2010 quasi 6 persone ogni 100mila residenti hanno contratto il virus dell'Hiv e secondo le stime il numero delle persone viventi che hanno contratto quest'infezione è aumentato, passando da 135mila casi nel 2000 a 157mila nel 2010, principalmente per effetto della maggiore sopravvivenza legata alle terapie antiretrovirali che comportano un aumento progressivo del numero delle persone viventi Hiv
positive. Dall'inizio dell'epidemia nel 1982 ad oggi in Italia sono stati segnalati circa 64mila casi di Aids, di cui quasi 40mila deceduti.
La maggioranza delle nuove infezioni oggi è attribuibile a contatti sessuali non protetti, che tuttavia non vengono sufficientemente percepiti come a rischio, in particolare dalle persone di età matura, oltre i 50 anni, e che costituiscono l'80,7% di tutte le segnalazioni. Rispetto a venti anni fa, quando a infettarsi erano soprattutto giovani e prevalentemente tossicodipendenti, oggi infatti il virus colpisce una fascia di età più alta (in media 39 anni per gli uomini e 35 per le donne) e si trasmette prevalentemente attraverso rapporti non protetti, sia eterosessuali che omosessuali. E purtroppo, analogamente ad altre nazioni europee, anche da noi si stima che un sieropositivo su quattro non sappia di essere infetto.
Si muore di meno, ma in Cina è boom di contagi
Di Hiv, però, si muore sempre meno: secondo dati Onu, Oms, Unicef e Unaids, negli ultimi cinque anni nel mondo i morti sono calati del 22%, e in generale gli infettati dall'Hiv sono scesi del 17%. I nuovi contagiati dall'HIV sono scesi a 2,7 milioni nel 2010 contro i 3,1 del 2001, mentre le persone curate con farmaci salvavita sono passate da appena 400mila nel 2003 a 6,65 milioni. Ma Paesi come la Cina stanno vivendo un vero boom di casi: nel 2011 sono stati registrati almeno 48mila nuovi casi, e l'aumento dei contagi è stato dell'11,8% fra 1985 e 2005, riporta l'agenzia Xinhua, che in questi giorni ha stretto un accordo con l'Onu per una nuova campagna di sensibilizzazione in Cina.
ActionAid: più della metà dei malati del mondo non riceve cure adeguate
«Nel mondo 15 milioni di persone necessitano l`assunzione di farmaci antiretrovirali ma, di questi, 8 milioni non ricevono alcuna terapia», denuncia il rapporto "Ogni Promessa è Debito" lanciato oggi da ActionAid Italia in vista della Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS. «Oggi l'aspettativa di vita di un paziente opportunamente
trattato raggiunge quella di individui sani e il trattamento antiretrovirale, fondamentale per il controllo, la prevenzione e la riduzione della diffusione del virus, può ridurre del 96% la probabilità di trasmissione del virus», spiega Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia. «Tra il 2001 e il 2009, grazie allo sviluppo della ricerca e all'aumento di dieci volte degli investimenti per la risposta alla pandemia (da 1,6 a 15,9 miliardi di dollari), si sono raggiunti traguardi importanti». A fine 2010, 6,6 milioni di persone nei paesi a basso e medio reddito hanno avuto accesso alle terapie (1,35 milioni di persone in più rispetto al 2009) e ciò ha determinato, dal 2005 ad oggi, la diminuzione delle morti causate dall'Aids sono diminuite del 21%. «Nonostante questi importanti risultati, dal 2009 il governo italiano ha deciso di tagliare del 70% l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) del nostro Paese dedicato alla lotta all'Hiv», afferma De Ponte, che denuncia come questi tagli si siano ripercossi sull'entità del fondamentale Fondo Globale per la lotta all'Hiv/Aids, Tubercolosi e Malaria.
La nuova campagna del ministero della Salute per fare il test
Dal momento che la diagnosi precoce è fondamentale, il ministero della Salute ha lanciato oggi una nuova campagna «non bisogna abbassare la guardia, fai il test»: uno slogan rivolto soprattutto ai giovani adulti (30-40 anni) sessualmente attivi e «inconsapevoli», definiti così perchè, non essendosi mai sottoposti al test, ignorano la loro sieropositività e infettano gli altri attraverso rapporti sessuali, ricevendo poi una diagnosi tardiva della malattia.
Ulteriori approfondimenti si trovano sul sito www.salute.gov.it. E domani, gli esperti del "Telefono Verde Aids e Ist" che rispondono al numero 800 861061 saranno a disposizione degli utenti dalle 8 alle 20.

Via | Agenzie | Ilsole24ore | E24