giovedì 29 dicembre 2011

Il pericoloso gioco delle ombre. Salvate l’Europa, per favore!!

What do you see? - Sherlock: Everything. That is my curse. Cosa vedi? – Sherlock: Tutto. E’ la mia maledizione.
Who are you? - Sherlock: Concerned Citizens.
Chi siete? – Sherlock: Cittadini che vogliono essere coinvolti.

Sherlock Holmes 2, Gioco di ombre.

Ernst_Europe_after_the_Rain_1940-42_crisi_del_debito Voi sapete che in questo momento i 17 Paesi dell’euro più altri Paesi (non il Regno Unito) dell’Unione Europea hanno deciso dopo il vertice di Marsiglia del 9 dicembre di aggiungere al trattato un Patto Fiscale (Fiscal Compact)? Penso di sì anche se la stampa non è che se ne stia occupando molto in questi giorni di feste.

Sapete anche cosa comporterà nei dettagli? Certamente no perché nulla circola. Qualcosa trovate sul sito del Consiglio Europeo. Ma non tutto.
Per esempio non trovate qualcosa che apparentemente ci sarà, la regoletta che ogni Paese che abbia un rapporto debito pubblico su PIL superiore al 60% (come l’Italia) dovrà impegnarsi a ridurlo ogni anno per 1/20 della distanza dal valore di riferimento. Per capirci: siamo oggi al 120%, del 60% superiore al valore di riferimento del 60%? Bene (mica tanto), ogni anno dovremo ridurlo del 60/20= 3 % ogni anno. Cioè ogni anno ci dobbiamo impegnare a ridurre di circa 40-50 miliardi il nostro debito (di più se siamo in recessione, con il PIL che cade).

Per capirci ancora meglio, la cosa sarebbe addirittura più dura di quel pareggio di bilancio che con il nostro appello a Monti abbiamo cercato di scongiurare. 3% di PIL di debito in meno ogni anno non è nemmeno pensabile poterlo fare con sole manovre di austerità rigoriste, anche se queste saranno – dopo l’approvazione di questa regola – addirittura più dure di quanto non lo sarebbero state con il solo obiettivo del bilancio di pareggio. Di fatto saranno un modo per obbligare i prossimi governi (e questo) a vendere i gioielli di famiglia, privatizzare il privatizzabile, da aziende strategiche a servizi pubblici locali a patrimonio pubblico. Nel momento peggiore per vendere, quando l’economia non tira. A casaccio, sotto la spinta dell’emergenza.

Insomma, questo patto fiscale è una rivoluzione vera e propria, se dovesse essere approvato con questi contenuti. Molti di noi, io per primo, sarebbero contrari perché aggrava la recessione e ci spinge a privatizzare non perché ci abbiamo ragionato sopra ma perché obbligati dalla fretta, come avvenne nei primi anni 90, una mossa rivelatasi col senno di poi disastrosa, visto che non solo non ha portato grande crescita, ma ha anche impedito di fare quello che più conta per i consumatori, le liberalizzazioni del settore (settori che, una volta privatizzati, erano in mano a privati che non ebbero nessuna intenzione di avallare liberalizzazioni che, introducendo maggiore concorrenza e minori profitti, le avrebbero danneggiate. E così è andata). Molti di noi dunque vorrebbero esprimere un parere su di ciò, come giusto che sia in ogni democrazia.

Ed in effetti, come è corretto, pare (l’ho saputo da una fonte, mica perché è informazione pubblica) che i governi nazionali possono esprimere il proprio parere al riguardo presentando degli emendamenti. Ottimo, direte. Certo.

C’è un problema. Piccolo piccolo. La scadenza per consegnare gli emendamenti, mi dice sempre la mia fonte, è questo 29 dicembre, tra 3 giorni. Nessuno lo sapeva, vero? Già. La stampa o non lo sapeva o come a volte accade, non si rende conto dell’importanza della cosa. Oppure, lo sa bene, ma preferisce commentare a posteriori, quando è troppo tardi. Comunque sia è difficile essere come lo Sherlock Holmes del film, capaci di vedere tutto. Ma Dio sa se ce n’è bisogno. Ma torniamo a noi: che si può dire in 3 giorni nel dibattito per aiutare il nostro Governo a decidere per bene quali emendamenti meglio rappresentano i nostri interessi nazionali? Poco. Ma c’è di peggio.

La mia fonte mi ha detto un’ultima cosa. Che al Ministero dell’Economia, dove stanno studiando gli emendamenti da proporre, gira la voce che non se ne debba assolutamente parlare con l’esterno. L’esterno. Cioè noi. Noi cittadini.

Badate bene, non è questione se c’è o se non c’è la regola devastante del ventesimo ogni anno di debito PIL da ridurre. Anche se non ci fosse qui siamo alle prese con un problema non indifferente di democrazia. Certo se ci fosse anche la clausola del ventesimo di debito e noi non ne sapessimo nulla potremmo certamente parlare di un gravissimo errore di questo Governo, se di errore involontario si tratta. Altrimenti di vero e proprio aggiramento del Parlamento.

Avete 3 giorni per manifestare e per richiedere di conoscere quali emendamenti il nostro Governo presenterà riguardo alla proposta di nuovo Trattato dell’Unione. Trovate voi i mezzi, io faccio fatica a fare appelli ogni 3 giorni. Ma il momento è cruciale e se di Europa trattasi deve trattarsi di una Europa dei popoli e democratica e non di stanze chiuse e piene d’ombra anche se illuminate. Altrimenti addio Europa.

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