Una fetta di diritti sportivi sul digitale terrestre e un concorrente troppo grosso e potente. Intrecci azionari e scambio di favori tra “Grandi” con Telecom che aiuta Mediaset
Dahlia tv chiude le trasmissioni. Telecom Italia Media non ha accettato il piano di salvataggio proposto dall'amministratore Filippo Chiusano determinando la chiusura della pay tv alternativa a Mediaset sul digitale terrestre. I diritti delle squadre seguite da Dahlia e i suoi 600 mila abbonati potranno passare al solo concorrente sul mercato. Perdono il lavoro 150 giovani tra cui 25 giornalisti. «Mi dispiace per i 150 ragazzi perché li ho quasi tutti assunti io», ha spiegato all'Ami Filippo Chiusano.
Dahlia tv non trasmette più. Ferma la programmazione e la messa in onda. Con molte probabilità che ad acquisire i diritti per la trasmissione delle partite di calcio delle squadre prima seguite da Dahlia sarà Mediaset. Il gruppo guidato dal Fedele amico del premier, Confalonieri, si accaparrerà in breve tempo i 600mila abbonati divenendo di fatto l'azienda monopolista sul digitale terrestre per il calcio e lo sport a pagamento.
Ci hanno creduto tutti ma non Telecom. Finisce oggi una storia cominciata nel marzo del 2009. Dal sito ancora on line leggiamo che «l’obiettivo che Dahlia si pone è quello di offrire un prodotto televisivo innovativo, dai contenuti mai scontati. Le parole d’ordine sono adrenalina e passione». Obbiettivo non conseguito, nonostante la buona volontà di un imprenditore-editore intellettualmente onesto: Filippo Chiusano. Ad della Made, ex Filmmaster Tv, Chiusano ha tentato con gli svedesi di Wallenberg e con Telecom Italia Media di dar vita a un canale alternativo a Mediaset. Poche pretese nella programmazione, sport e intrattenimento erotico. Nessun tg e nessun canale all news.
Telecom a vantaggio di Mediaset. Ma questo non è bastato per conquistarsi l'agibilità nel panorama televisivo. Il piano di salvataggio proposto da Chiusano aveva, fino a poche ora fa, convinto tutti i diretti interessati tranne Tecom IM. Anche la Lega Calcio aveva rinunciato a una parte dei propri profitti pur di avere un sistema di mercato sano, con più di un soggetto interessato da poter, almeno sulla carta, vantare una concorrenza che avrebbe giovato ai club. Ma il piano non ha convinto Telecom che non ha ritenuto proficuo rinunciare al proprio credito pur di mantenere in vita una società di cui fa parte e a cui affitta le frequenze essendone l'unica detentrice.
La tv è solo per giganti. Una storia quella di Dahlia che spiega come in Italia sia impossibile intraprendere esperienze editoriali alternative a Mediaset. E anche quando si tenta si finisce con l'imbarcare gente vicina al premier che in un modo o nell'altro si salva sempre. È il caso di Urbano Cairo, concessionario della pubblicità per conto di Dahlia e presidente del Torino, la squadra con maggior seguito nel campionato cadetto. O di Piero Vigorelli, uomo che nel '94 attraversò Saxa Rubra avvolto nella bandiera di Forza Italia, attualmente presidente di Telecom Italia Media.
Mediaset deve comprare i diritti, Dahlia banda e diritti. A Chiusano abbiamo chiesto se in Italia è ancora possibile fare televisione o se è un'esperienza che sconsiglierebbe. «No, non è da evitare ma non è un posto facile», ha risposto. «Uno parte con degli alibi “la potenza di Mediaset come si fa a contrastare”. Ma se lo si facesse seriamente...», spiega lasciando in sospeso la frase. «Siccome Mediaset è la società appartenente alla famiglia del primo ministro questo non aiuta la sensazione che in Italia sia facile fare tv».
Mercato difficile, ingenuità imperdonabili. «Per esperienza non ho mai avuto la sensazione dell'esistenza di una macchina che ostacolasse sempre il lavoro» però poi aggiunge: «Ho avuto un sentore evidente, Dahlia partiva con un livello competitivo più basso delle altre. Mediaset doveva comprare i diritti ma la banda l'aveva. Dahlia doveva comprare banda e diritti. La somma di queste due voci rende l'affare impraticabile. Per questo nel piano di salvataggio avevo chiesto l'azzeramento per un anno e mezzo di queste due voci. La lega mi ha detto di sì, Telecom mi ha detto di no».
Alessandro di Rienzo/agenziami.it/
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