Milano - Gheddafi c'è, è a Tripoli e torna a parlare alla sua gente, assiepata nella piazza principale della capitale libica. "Voi siete il popolo, preparatevi a difendere il paese. La battaglia del jihad ci ha permesso di sconfiggere la colonizzazione italiana e il popolo armato può sconfiggere ogni attacco". Aizza alla folla che applaude, ma nel pomeriggio la scena era un'altra: ribelli ed esercito si erano fronteggiati, provocando, a detta di alcuni testimoni, un bagno di sangue. Le forze di Gheddafi avevano sparato sui manifestanti e avevano messo in atto rastrellamenti casa per casa.
Intanto l'aeroporto internazionale di Mitiga, a Tripoli sarebbe caduto nelle mani dei manifestanti anche se la notizia non ha trovato conferme. Secondo la tv araba Al Jazeera i militari che erano presenti all'interno dello scalo avrebbero aderito alla rivolta contro Gheddafi. Secondo il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) Foad Aodi, anche uno dei figli di Gheddafi sarebbe passato dalla parte degli insorti.
Il consiglio di sicurezza dell'Onu sta prendendo in considerazione una risoluzione per la Libia che dovrebbe prevedere il congelamento dei beni, l'embargo alle forniture di armi, il ricorso alla corte penale internazionale per chi in Libia si sarà macchiato di crimini di guerra.
E anche Barack Obama starebbe pensando a un'azione militare per fermare il bagno di sangue.
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