Il raddoppio Metà degli introiti serviranno a finanziare il fondo rimpatri. L' aumento scatterà a partire dal 30 gennaio. Prelievo più che raddoppiato rispetto agli 80 euro attuali
ROMA - Se gli italiani piangono per i pesanti rincari del nuovo anno non se la passano meglio gli immigrati che, oltre all' aumento del costo della vita, saranno costretti a fare i conti con un' inattesa stangata: dovranno versare da 80 a 200 euro per poter chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno, praticamente il doppio di quanto previsto finora. Una novità già bollata come «ingiusta, odiosa e incomprensibile» dalle loro associazioni: «I migranti già pagano le imposte lavorando e ora si chiede loro un ulteriore balzello per il solo fatto di essere stranieri», sottolinea Filippo Miraglia dell' Arci. Il contributo era già previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009 ma era rimasto inapplicato. Un decreto firmato a ottobre scorso dagli allora ministri dell' Interno, Roberto Maroni, e dell' Economia, Giulio Tremonti, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre e lo rende operativo a partire dal prossimo 30 gennaio. L' importo del «contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno» varia in base alla durata del permesso: 80 euro se è compreso tra 3 mesi e 1 anno, 100 euro se è superiore a 1 anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per i «soggiornanti di lungo periodo», la cosiddetta «carta di soggiorno». L' esborso si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico. La nuova tassa, però, non sarà applicata ai permessi per i minori, agli stranieri che entrano in Italia per sottoporsi a cure mediche e ai loro accompagnatori, così come a chi chiede un permesso per asilo, richiesta d' asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari. Il contributo non tocca neanche chi chiede solo di aggiornare o convertire un permesso di soggiorno già in corso di validità. Un aspetto paradossale del nuovo balzello è che la metà degli introiti che se ne ricaveranno servirà a finanziare il «Fondo rimpatri», quello cioè dal quale lo Stato attinge per rimandare in patria i migranti clandestini. L' altra metà andrà al Viminale per spese di ordine pubblico, sicurezza e per finanziare gli sportelli unici e l' integrazione. Contro la nuova tassa si scaglia Roberto Di Giovan Paolo, senatore del Pd: «È l' ultimo odioso lascito del governo Berlusconi. Soldi che sembrano fondamentali per le nostre casse. E pensare che il centrodestra continua a considerare gli stranieri cittadini di serie B». Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell' Arci, sottolinea: «Particolarmente odioso è il fatto che con quei soldi ci pagheranno i rimpatri. Lo Stato scarica insomma sui migranti regolari l' onere si rimandare a casa gli irregolari. È un' ingiustizia, una cosa incomprensibile se non in un' ottica discriminatoria. Speriamo che il governo Monti faccia qualcosa». Inoltre gli immigrati contestano le eccessive lungaggini per ottenere i permessi, quando le pratiche dovrebbero per legge essere espletate entro 20 giorni dalla domanda. Ed Elvio Pasca, di «Stranieri in Italia»: «Sarebbe quanto meno ingenuo sperare che il governo Monti rinunci a questo contributo: 5 milioni di immigrati regolari, costretti a pagare periodicamente da 80 a 200 euro per rimanere in Italia, sono una gallina dalle uova d' oro, senza paura che gli italiani storcano ulteriormente il naso. Qualcuno magari penserà pure: "Giusto che facciano sacrifici anche loro"». Francesco Di Frischia RIPRODUZIONE RISERVATA
Di Frischia Francesco | Corriere
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