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martedì 27 gennaio 2015

ROMA KIZOMBA FESTIVAL - "Festa do Semba" 2015

ROMA KIZOMBA FESTIVAL - "Festa do Semba"
•-•-★ Roma 16,17 & 18 OTTOBRE 2015 ★-•-•
www.facebook.com/events/1511418235795652/

Roma Kizomba Festival 2015.jpg 
★★★ ARTISTI CONFERMATI ★★★
Mestre Petchu & Vanessa Ginga Pura (Ang/Pt)
David Pacavira & Barbara Barros (Ang/It)
Mandela & Lisa (Ang/Pt)
Jamba & The Balumuka Project (Ang/Rc)
Fabricio & Sabrina (Ang/Fr)
Nuno & Nagyla (Pt/Br)
Miguel & Susana (Pt)
Paulo & Lanna (Ang/Pt)
Jonathan (Fr)
Davide & Laura (It)
Ladira Marselia (Nl)
Eddy Vents (Uk)
Alex Vunda & Kizomba Romana (Ang/It)
Mimmo & Glenda (It)
Luca & Debora (It)
Sonja Kikizomba (De)
Teca Kwanza Kizomba (Ang/Czh)
Yanis & Lara (Ang/Sp)
...
Altri da confermare.
★★★ DJs CONFERMATI ★★★
Dj. Massakre Jr. (Ang)
Dj. Emess (Ang)
Dj. Virus SF (Sv)
Dj. Babacar (Uk)
Dj. Chad KizSemb (Fr)
...
Altri da confermare.

ROMA KIZOMBA FESTIVAL - "Festa do Semba"
•-•-★ Roma 16,17 & 18 OTTOBRE 2015 ★-•-•
Mob: +39.3205320188 | +393475832120 | +393894882980 - Viber - Whatsapp
E-mail: info@romakizombafestival.com
Page: www.fb.com/RomaKizombaFestival
Evento: www.facebook.com/events/1511418235795652/

venerdì 11 aprile 2014

"ROMA QUINTAL DO RITMO" | Il raduno mensile Kizombeiro di ROMA/LAZIO.

Roma Quintal do Ritmo
Una domenica al mese ci ritroviamo per ballare, sorridere, conoscere.
- Stages (Maestri di ogni scuola di Kizomba/Semba Roma/Lazio/ITALIA)
- Dimostrazioni (Allievi, Maestri, Artisti Roma/Lazio/Italia/MONDO)
- Spettacoli (Allievi, Maestri, Artisti Roma/Lazio/Italia/MONDO)
- Cena 100% italiana vs 100% internazionale
- Conoscenza delle culture AFRO nel mondo
- Bella Gente | Amici, parenti, colleghi di lavoro, LUOGO DI RITROVO.
- Portate i vostri amici più cari.
--> Più siamo, più ci divertiamo. Si richiede: rispetto delle differenze, voglia di vivere, volontà di provare, ricerca spasmodica di IMPARARE LA KIZOMBA.

www.kizombaromana.com
www.fb.com/kizomba.romana

lunedì 7 ottobre 2013

SEMBA & KIZOMBA IN ROMA / ITALIA | Una diffusione lenta ma profonda, David Pacavira

ROMA KIZOMBA FESTIVAL 2014

Ho appena concluso una splendida settimana di Corsi di Kizomba "in Roma/hinterland": dal nord al sud, dall'est all'ovest, e vi posso garantire che la semina è stata eccellente, per cui i frutti saranno buonissimi.

Seguìto dagli allievi, così come dai maestri che ogni giorno ci contattano con l'intenzione di impararla, si avverte la profonda voglia di novità, la dolce curiosità intellettuale, la ricerca inconscia del bello, del sensuale, dell'eleganza. Afro*Sensual*Feelings. Chiunque vorrà, raccoglierà frutti di ottima qualità perchè la Kizomba (Semba Pack) è arrivata per RESTARE:"Fatece largo che passamo noooiiiii...sti Angolani de sta Roma bellaaaaa....!" Roma/Luanda, Italia/Angola: questa è la Roma Kizomba Family, dove la "multidisciplinaridade" costituisce denominatore comune: Salsa, Kizomba, Bachata, Semba, Rumba, Kuduro, Zouk...

Per me, per noi di Kizomba Romana, la maggiore soddisfazione è vedere che la gente apprezza la Cultura Angolana, il resto è pura conseguenza e lascia lo spazio che trova. Ai DJ italiani, in particolar modo ai Romani (DISCO/LATIN), vi chiediamo: informatevi di più, aggiornate le vostre playlist, memorizzate le parole Kizomba/Semba/Kuduro, e ovviamente ANGOLA (Africa). Insomma, fateci godere e..."fatece godè!"

Kizomba Romana (KR) esiste dal Maggio di 2007, e da quella data si sono susseguiti molti eventi, molti sacrifici per la patria, e altrettante soddisfazioni. Prima di noi e insieme a noi molti amici africani si sono impegnati per diffondere la Kizomba in Italia. D'ora in poi, il compito sarà di tutti gli amanti della cultura angolana. Oggi possiamo dire che, insieme abbiamo piantato, molti stanno ancora innaffiando, ma sarà Dio che si occuperà di far crescere. La Kizomba a Roma/Italia è ormai un dato di fatto. È questione di pochi mesi, di settimane e le serate con Kizomba popoleranno Roma/Italia come in altri paesi moderni. Kizomba, dal Kimbundu "abbraccio", "festa", a festa da vida. Un ballo, una cultura che unisce, crea legami, relazioni forti. Lavoriamo insieme per la Kizomba Family in Italia.

Buona serata a tutti gli amanti del ballo!

Roma 24 Settembre 2013

David Pacavira | Kizomba Romana (KR)

lunedì 16 settembre 2013

ROMA 2013/2014 – Corsi di Kizomba base, elementare e avanzato con Kizomba Romana (KR)

ROMA | Corsi di Kizomba con "Kizomba Romana", organizzazione nata nel 2007 per diffondere la cultura angolana in Italia e Europa in generale.

Per 2013/2014 i migliori corsi, le migliori location e tante serate.
Corsi di Kizomba 2013 - Cfr. subito: https://www.facebook.com/kizomba.romana

ROMA | VI CONSIGLIAMO a tenere d'occhio i corsi targati Kizomba ROMANA (KRS) . "Il valore dell'autenticità, l'energia della passione, il piacere di conoscere cose nuove, veramente nuove".

Maestri: David Pacavira; Barbara Barros; Alex Vunda; Dj Massacre; Ilaria Tag

-<| Kizomba, Semba, Kuduro, Afro - House, Afro modern fusion.|<-
Per info: 3205320188

Group - bordau[7]

CORSI DI KIZOMBA A ROMA | Qui tutte le info: 16 settembre 2013

Kizombeiros & Amici,
Buongiornooooooooo

Comincia oggi la settima dei corsi, delle prove, della ricerca del meglio. ROMA | VI CONSIGLIAMO a tenere d'occhio i corsi targati Kizomba ROMANA (KRS) . "Il valore dell'autenticità, l'energia della passione, il piacere di conoscere cose nuove, veramente nuove".

-<| Kizomba, Semba, Kuduro, Afro - House, Afro modern fusion.|<-
Per info: 3205320188 | https://www.facebook.com/kizomba.romana

Kizomba Romana - Dolci Emozioni

giovedì 30 maggio 2013

C’ERA UNA VOLTA L’AMERICA | Rivista “Newsweek” va in crisi anche la versione digitale – la testata in vendita

SE L’AMERICA MUORE | Rivista “Newsweek”, va in crisi anche la versione digitale – la testata in vendita

ROMA - Certe notizie sono tristi, sempre e comunque. Sono venuto a conoscenza dell’ennesimo fallimento di una iniziativa giornalistica che ha fatto la storia della “giornalismo” americano. Considerando che, il giornalismo americano ha costituito nel tempo un modello da “copiare”, la morte di chi lo produceva lascia molto a desiderare.

Un sottomarino che scende nel fondo del mare. La copertina animata, che lo scorso gennaio ha inaugurato l’edizione digitale di «Newsweek» per il tablet, non ha portato fortuna allo storico settimanale americano. Neppure cinque mesi dopo aver detto addio alle copie cartacee (sopra, l’ultimo numero), infatti, la direttrice Tina Brown e Baba Shetty, l’amministratore delegato della società cui fa capo «Newsweek», confermano le indiscrezioni secondo cui si starebbe valutando di vendere la testata.

Ufficialmente l’operazione sarebbe dovuta alla volontà di puntare solo su «The Daily Beast, l’altro sito del gruppo.

I numeri però parlano da soli. Il nuovo «Newsweek»digitale si sostiene conabbonamenti a pagamento ma, secondo la rivista «Variety», nei primi tre mesi del 2013 ne sono stati sottoscritti solo 470 mila, contro il milione e mezzo dell’ultimo trimestre del 2012, quando esisteva ancora l’edizione cartacea. La previsione è che continueranno a calare nel corso dell’anno. Giù anche gli utenti unici online: dai 2,9 milioni di gennaio agli 1,9 milioni di aprile.

Il proprietario Barry Diller lo aveva ammesso un mese fa in un’intervista a Bloomberg Tv: «Non nutro grandi speranze, acquistare “Newsweek” è stato un errore».

E’ finita un’epoca per l’America.

lunedì 27 maggio 2013

MUSICA/TRISTEZZA | E' morto Little Tony, il "cuore matto" e l'Elvis italiano

Roma, 27 mag. - E' morto a Roma Little Tony. Il cantante, che era ricoverato in una clinica romana per un male incurabile, aveva 72 anni. Nato a Tivoli il 9 febbraio del 1941 si e' spento per un tumore ai polmoni. E' stato uno dei piu' famosi artisti della musica leggera del nostro Paese. Interpreto' in chiave italiana il rock and roll tanto da conquistarsi l'appellativo di "Elvis Presley italiano". Una passione che e' durata tutta la vita: quella per il Rock'n'roll.

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Little Tony ed Eleonora Brown nel film "Un cuore matto...matto da legare"

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Little Tony con Elvis Presley

Con-Alberto-Sordi[1]

Antonio Ciacci, nome d'arte Little Tony, e' ricordato per successi come Cuore matto e 24mila baci, cantata in con Celentano e arrivata seconda al Festival di Sanremo del 1961. Il vero trionfo per l'Elvis de noantri arriva nel 1966 quando porta al Cantagiro Ridera'. La canzone non vincera' la manifestazione, ma vendera' oltre un milione di copie. Altro grande successo nel 1970 e' La spada nel cuore.

  Little Tony si avvicina giovanissimo alla musica, una passione di famiglia. Nel 1958, durante uno spettacolo allo Smeraldo di Milano, viene notato da un impresario inglese, Jack Good, che lo convince a partire con i suoi fratelli per l'Inghilterra, dove nascono "Little Tony and his brothers".

Restera' in Inghilterra per diversi anni ed e' li' che si innamorera' del Rock'n'roll. Tornato in Italia nel 1961 partecipa al Festival di Sanremo: cantera' con Celentano 24 mila baci, arrivando secondo. Sempre del '61 incide diverse canzoni per i film 5 marines per 100 ragazze, Rocco e le sorelle, Nerone '71, La bella americana e Pugni pupe e marinai.

mercoledì 3 aprile 2013

Roma Chat 2013 – Stages di balli come Kizomba, Salsa, Bachata, Semba, Funana, Rumba, Bachatango,

Kizomba Romana - Dolci Emozioni

ROMA 2013 | Qui trovi TUTTI gli aggiornamenti circa le migliori serate, i migliori locali, tutti gli stages di balli come Kizomba, Salsa, Bachata, Semba, Funana, Rumba, Bachatango, Zouk, Lambazouk, Hip Hop, Afro-House.

. ROMA, MUSICA & AMORE.

ROMA Chat 2013 
OGGI DOVE SI BALLA? EN ROMA HOY DONDE SE BAILA?

Entra -> https://www.facebook.com/groups/divertimento.roma/

martedì 8 gennaio 2013

Kizomba in Italia: storia e personaggi

Kizomba Romana Eventi

In questi giorni, insieme ad alcuni amici di Kizomba Romana, ci siamo trovati a riflettere sulla crescente visibilità che la Kizomba, lo Semba, il Kuduro, l'Afrohouse, la Tarraxinha hanno assunto negli ultimi mesi. Che dire, “Segno dei Tempi? E pensare che qualche anno addietro erano stili relegati a eventi prettamente "etnici", TUTTO CAMBIA, OGGI PIÙ CHE MAI. Finalmente anche l’Italia si è aperta a una grande novità: LA KIZOMBA, e non solo, perché non c’è vera KIZOMBADA senza Kuduro, senza Semba, senza Tarraxinha.

KR | aka KIZOMBA ROMANA EVENTI

"Kizomba Romana Eventi" esiste dal 2007, e sin dalla sua nascita organizza eventi multiculturali, la cui base sono i ritmi del SEMBA PACK (Kizomba, Tarraxinha, Kuduro, ...) mixati con la cultura locale (ita). Questo perché il POPOLO ANGOLANO è, per chiare ragioni storiche, una popolazione multiculturale. La Kizomba, a Roma, si balla da molto tempo. Purtroppo, all’inizio era chiusa in una nicchia, erano eventi comunitari e quindi esclusivamente per iniziati. Pian piano la realtà è cambiata e posso affermare che noi di “Kizomba Romana” abbiamo contribuito assai perché gli italiani potessero conoscere quello che altri popoli europei già conoscevano e amavano.

Dal 2007 abbiamo organizzato feste “KIZOMBADAS”, serate, corsi di balli, tutto per insegnare e/o far conoscere alcuni balli angolani, ma soprattutto la KIZOMBA. Pochi anni fa il vento del cambiamento era lontano. Abbiamo partecipato a eventi di spessore, alcuni organizzati da Movidazouk, altro punto di riferimento dello Zouk a Roma, da Cuba Flow, Da Ritmi Latini 100%, etc. Insomma, tutto s’è fatto, ma non era il momento giusto. ECCO, IL MOMENTO È REALMENTE ARRIVATO.

Nel frattempo c’erano altri che lavorano con lo stesso intento, con altra metodologia in altre parti d’Italia: parlo di Fernando Bumbum (angolano) e Michela Vernati (italiana). Stesso intento, ma strade diverse.  A Roma siamo forti perché esiste una folta comunità angolana, uomini e donne che ballano sin da bambini, grande creatività e molta voglia di vivere. Un vantaggio, che può diventare anche una trappola, col rischio di chiudersi tra chi si sente “più” puro, più bravo, più originale. Fortunatamente non é questo il nostro caso, quello della comunità angolana. Siamo per la festa, ed essa è bella quando più gente partecipa.

LA KIZOMBA IN ITALIA

Nel momento in cui scrivo la mappa della Kizomba è in costante crescita. Oggi esistono comunità di Kizombeiros & Kizombeiras a Roma (Kizomba Romana, rif. David Pacavira & Carlos de Oliveira), Terni (Kizomba Italia, rif. Fernado Dominguez Rodrigues Saluiza & Michela Vernati), Firenze/Toscana (Kizomba Firenze & Toscana, rif. Brinco dos Prazeres e Erika Guerra), Milano (Kizomba Milano, rif. Davide Venturi), Bologna (Kizomba Emilia Romagna e Kizomba Bologna, rif. Franco Attanasio in arte El Puma), Trieste (Kizomba Triestre, Carlo Caponetti (ideatore e realizzatore del “KIFE”), Udine (Kizomba Udine, rif. Peppe San), etc. TUTTO IN MOVIMENTO, PERCHÈ KIZOMBA E’ MOVIMENTO!

LA GIOIA

Carissimi, è per me motivo di grande gioia, notare che la cultura del popolo a cui appartengo sia diventata strumento di unione tra popoli e culture apparentemente inconciliabili. L’augurio è che la Kizomba serva ad unire persone, a creare conoscenze e aumentare l’amore per le culture diverse. E serva all’integrazione, al riconoscimento della presenza qualitativa di altre culture sul territorio.

TRE PAROLE: “SIETE TUTTI BENVENUTI”

Per capire profondamente Aristotele o Kant, i cultori dei rispettivi autori consigliano di studiare le contestuali culture d’appartenenza. Ognuno è frutto del proprio tempo, così come ogni prodotto culturale è figlio nonché parte essenziale del popolo dove nasce e si sviluppa. Lo stesso vale per la Kizomba e non solo. Miei cari, per capire i derivati del Semba Pack, bisogna conoscere la cultura angolana, frequentarla, viverla il quanto possibile. Le scorciatoie spesso producono dei surrogati, quasi sempre deleteri. Conoscere la cultura angolana rientra nei doveri intellettuali degli appassionati, dei cultori, degli insegnanti di Kizomba.

La festa è iniziata, passadas são necessárias!

Facebook: www.facebook.com/kizomba.romana
Sito: www.kizomba-romana.angolaxyami.com/about

Mwagueno.

David Pacavira | Kizomba Romana Eventi

martedì 25 ottobre 2011

Psicologia del Sesso: Fedeltà, orgasmo, partner i luoghi comuni sfatati dalla scienza

Una ricerca americana mette in fila tutti i risultati degli studi sulle presunte differenze tra uomini e donne sulla sessualità. Ne esce un ritratto assai diverso dalle convinzioni popolari di SARA FICOCELLI
fedelta delle coppie, alle ragazze piace il sesso
Sorpresa: Scoperta l’acqua calda 
Il sesso piace anche alle donne
IL CANTAUTORE Cesare Cremonini non è più l'unico a credere che gli uomini e le donne siano uguali: a fargli eco sono anche gli scienziati. Negli ultimi 20 anni, molti studi hanno dimostrato che, quando si tratta di sesso, maschi e femmine pensano e agiscono in modo simile.

I 'miti' del diverso approccio dei generi (lui più interessato al sesso, lei all'amore e così via) sono dunque destinato ad essere soppiantati dalla schiettezza della ricerca che, una volta tanto, vede i dati provenienti da più laboratori andar tutti nella stessa direzione.

Ad aver tirato le file di queste ricerche è l'Università del Michigan di Ann Arbor (Stati Uniti), con uno studio condotto dal dottor Terry Conley e pubblicato su Current Directions in Psychological Science, la rivista dell'Associazione per le scienze psicologiche.

L'analisi di Conley ha preso come primo punto di riferimento lo stereotipo che gli uomini pensano al sesso di più delle le donne, cercando riscontro della teoria in due decenni di ricerche sul comportamento degli esseri umani. Dopo aver notato che non esiste, a livello scientifico, nessuna conferma di questo mito popolare, Conley ha concluso che "le differenze di genere non devono esser prese alla lettera per quanto riguarda la sessualità", e ha poi demolito uno per uno sei luoghi comuni sul rapporto di uomini e donne con amore e sesso.

Il più diffuso è quello secondo cui gli uomini vogliono una compagna sexy e le donne un partner benestante. Che così non è, spiega Conley, lo ha dimostrato, nel 2008, uno studio della Northwestern University pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, che ha usato la formula dello 'speed dating', ossia degli 'incontri lampo programmati', per scoprire che, al momento di scegliersi, uomini e donne sono imprevedibili allo stesso modo, non seguono regole e spesso si sentono attratti da un partner che sulla carta non rispecchia nessuna delle proprie aspettative. 

"Oggi le donne - spiega la psicologa sessuologa Francesca Romana Tiberi, presidente dell'Associazione iItaliana sessuologia e psicologia relazionale - tendono a costruirsi la propria identità puntando solo sulle proprie capacità e quindi non ricercano più un partner 'comodo' sul piano economico. Anche gli uomini dal canto loro stanno modificando questa tendenza alla ricerca della partner sexy: la donna avvenente non è più sufficiente, cercano una compagna in grado di offrire un reale supporto".

Altro luogo comune sfatato è che i maschi siano promiscui e le donne monogame. In effetti i primi, se interrogati sull'argomento, affermano di praticare il sesso più spesso e con più partner rispetto alle seconde. Tuttavia, uno studio condotto nel 2003 dagli psicologi Terri Fisher dell'Ohio State University e Michele Alexander dell'università del Maine ha rivelato che queste differenze sono dovute al fatto che le donne non sempre rispondono onestamente alle domande sul sesso.

"Sono sensibili alle aspettative sociali riguardo al loro comportamento - spiega Fisher - e potrebbero non essere del tutto oneste se interrogate sulle proprie abitudini sessuali". Il presidente dell'Istituto italiano di sessuologia scientifica Fabrizio Quattrini spiega: "Oggi uomini e donne hanno uguali desideri ma i primi continuano a pavoneggiarsi delle possibili conquiste, mentre le seconde furbamente collezionano esperienze tenendole tutte per sé. Gli uomini stereotipicamente restano agganciati al desiderare più donne (solo nel pensiero) ma poi difficilmente si vedono all'interno di un tradimento, mentre le donne, pur non promuovendo una campagna a favore delle conquiste, sono le prime a confessare eventuali tradimenti".

Secondo uno studio della Ohio State University di Mansfield, anche quella che gli uomini pensano al sesso ogni sette secondi sarebbe una leggenda metropolitana. Gli studenti universitari, scrivono gli scienziati, fantasticherebbero sul coito appena 18 volte al giorno (contro le 10 delle donne) e ci penserebbero con la stessa frequenza con cui rimuginano su cibo e sonno. Dunque sarebbero, a detta degli studiosi, più salutisti che sessuomani. "In effetti però - precisa la Tiberi - gli uomini sono più portati a pensare al sesso, perché nel sesso maschile ciò non è collegabile ad alcun moralismo. Per gli uomini è possibile avere pensieri sessuali senza vivere sensi di colpa. Nelle donne questa libertà ancora non esiste".

L'analisi di Conley e colleghi ha anche sfatato il mito della problematicità dell'orgasmo femminile, ricordando uno studio pubblicato nel libro "Families as They Really Are" (W.W. Norton and Co., 2009) e condotto chiedendo a 12.925 persone di parlare della propria vita sotto le lenzuola: dalle risposte è emerso che nelle relazioni stabili le donne nel 79% dei casi raggiungono il piacere tanto quanto l'uomo. Tuttavia, sottolinea la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, presidente della Sipsies, Società internazionale di psichiatria integrativa e salutogenesi di Roma, è pur vero che "le donne hanno fisiologicamente meno orgasmi degli uomini, in parte per una questione anatomica ed in parte per una questione psicologica". 

Penultimo mito da sfatare: secondo la tradizione, il sesso occasionale piacerebbe più ai maschi che al gentil sesso. Falso anche questo. In un esperimento condotto nel 1989 dai ricercatori Rusell Clarck ed Helaine Hatfield era stata provata l'esistenza di una differenza di genere nella risposta agli approcci casuali (il 75% degli uomini avvicinati da una sconosciuta avevano acconsentito alla possibilità di farci sesso, mentre la percentuale di donne "disponibili" all'avventura di una notte con uno sconosciuto era dello 0%), e questa differenza poteva essere spiegata, secondo i ricercatori, col fatto che donne e uomini attribuissero, per motivi psico-biologici, un significato diverso alla cosa.

Secondo Conley invece le donne dicono di no solo perché sono più selettive: saprebbero insomma riconoscere a vista d’occhio un partner sessualmente poco soddisfacente. Questo comportamento, spiega lo studioso, ha origine nella loro minore capacità di raggiungere un orgasmo, il quale dipende in gran parte dalle doti amatorie dell'uomo. La 'Pleasure Theory', dunque, dice che uomini e donne agiscono entrambi in base alla ricerca dell'occasione in cui provare il massimo piacere. "E' sempre un gioco delle parti", precisa la Lucattini. "Le donne sono spesso molto attive nell'essere 'cacciate' e far sentire l'uomo 'predatore'. Vi è in loro un grande piacere nel gestire e organizzare dietro le quinte l'occasionalità delle relazioni maschili, facendo apparire le proprie molto più stabili di quello che non siano in realtà".

Infine, la capacità di scegliere accuratamente il partner e conquistarlo, fin qui riconosciuta più alle femmine che ai maschi. Nel 2009 Eli Finkel, ricercatore della Northwestern University, ha invece dimostrato su Current Directions in Psychological Science che entrambi i sessi sono abili a costruire il rapporto con la persona desiderata, autoimponendosi piccoli sacrifici e attuando il cosiddetto 'effetto Michelangelo', ovvero il raggiungimento dell'intesa a colpi di scalpello, come si fa con una scultura.

Secondo la ricerca, uomini e donne sarebbero dunque entrambi esigenti, perseveranti e pignoli quando si tratta di scegliere il partner, e lo scettro di 'cacciatrici perfette' non spetterebbe alle rappresentanti del sesso femminile.

"Fin dall'adolescenza però - conclude la Lucattini - le donne si addestrano nella ricerca del compagno migliore, sia sessuale che sentimentale, e sono estremamente attive nella caccia dell'uomo giusto. Una volta scelto, sono bravissime a suscitare il suo interesse e a condurlo a sé, attraverso una seduzione spesso non vistosa ma per questo non meno efficace".  Qualcosa di attendibile nei luoghi comuni, dunque, c'è. Come diceva Voltaire, "Se abbiamo bisogno di leggende, che queste abbiano almeno l'emblema della verità".

giovedì 6 ottobre 2011

VENERDÌ 07 OTTOBRE 2011 || KIZOMBA ROMANA PRESENTA ||✮ KUDURO NIGHT ✮|| al Cafè Cretcheu.

KUDURO NIGHT IN ROMA

Una serata piena di sorprese e ballerini scatenati.
L'evento è imperdibile per gli amanti dell'afrosound: KIZOMBA VS ZOUK | KUDURO VS SALSA | DANCE VS SOUKUSS
=> Dalle 22:30 - Lezioni GRATIS di Kizomba
Si segue una serata di musica a 360°.
Il Cafè Cretcheu, in via Ancona 13, 00198 Rome - Piazza Fiume/Porta Pia
L'entrata è gratis.
Vieni a vedere!

KIZOMBA IN ROMA - ZOUK A ROMA

domenica 19 giugno 2011

Castel Volturno: Al via il Festival dell’impegno civile, ma senza i beni: “Sono stati revocati”

logo_de_ Festival_dell’impegno_civile_2011 Castel Volturno. Il Festival dell’Impegno Civile giunge a Baia Verde, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, presso il bene confiscato la Casa di Alice assegnato all’associazione Jerry Essan Masslo presieduta dal Renato Natale. La tappa, però, subirà una modifica rispetto al programma ufficiale, alla luce degli ultimi eventi che hanno riportato la città di Castel Volturno e la comunità di immigrati alle attenzioni della stampa nazionale per fatti di cronaca. Non si tratterà di una due giorni di festa, ma di un’occasione di riflessione. La prevista sfilata di abiti realizzati da cittadini immigrati, che da alcuni mesi animano la sartoria sociale, la cui sede è proprio presso la Casa di Alice, è stata annullata.

Una tra le principali artefici del laboratorio di sartoria, la cittadina ghanese Atta Bose, è la mamma di Mary Morad la bambina di sette anni assassinata sabato scorso e ritrovata, poi, in un canale dei Regi Lagni. Sarà sì presentato il laboratorio, “Vestiamo la legalità”, ma soprattutto, sarà espressa vicinanza e solidarietà a Atta affranta e disorientata in questo momento di estrema difficoltà.

La tappa del Festival proseguirà con una ulteriore e significativa riflessione. Si discuterà sul cosiddetto “Modello Caserta”, oramai “diventato uno slogan del buon governo e dell’attacco, messo in atto -si legge nel comunicato- dai vertici delle amministrazioni locali, quella di Trentola Ducenta prima e di Castel Volturno poi, che hanno richiesto la restituzione dei beni confiscati sino ad ora gestiti, con successo, da associazioni del territorio”.

“Solamente pochi giorni fa, il neo sindaco del comune di Trentola, Michele Griffo -si legge in una nota degli organizzatori- ha ufficialmente comunicato di non voler rinnovare l’affido alla Compagnia dei Feliconi della Comunità di Capodarco, della villa che lo Stato ha sottratto al boss del clan dei casalesi, e ora collaboratore di giustizia Dario De Simone. Altrettanto ha fatto il primo cittadino di Castel Volturno Antonio Scalzone che, con una missiva recapitata lo scorso venerdì, ha comunicato che l’associazione Jerry Masslo deve restituire la villa di Baia Verde un tempo di proprietà di Pupetta Maresca. La Compagnia dei Felicioni è accusata dal primo cittadino di non combattere la camorra offrendo ospitalità, sotto quel tetto, a bambini vittime di violenze. Mentre la Jerry Masslo, secondo Scalzone, non riutilizza quella struttura che l’allora commissario ha voluto affidare”.

L’inizio dell’incontro è previsto per sabato 18 giugno (18). Il 19 giugno (ore 20.30),  presso la piazza Castello di Castel Volturno si terrà il concerto promosso dalle associazioni JERRY MASSLO e Black and White, Centro Sociale EX-Canapificio e Caritas Caserta con Jovine feat Zulù, Ciccio Merolla, Kalifoo Ground, Tribe e Sud Eloquent.

Con Volontariatoggi.info

venerdì 17 giugno 2011

Diritti Globali 2011: L’insostenibile pesantezza del modello dominante (Rassegna)

La copertina del Rapporto 2011Per dirla con il sociologo Edgar Morin: «Salvarsi dalla catastrofe è improbabile, perciò ci spero» (“La Stampa”, 27 marzo 2011). È un po’ questo il senso dei colori della copertina del Rapporto sui diritti globali di quest’anno: un blu intenso e predominante ci dice delle difficoltà di un mondo alle prese con la crisi globale, con la disumanità delle guerre, dei terrorismi e delle violazioni dei diritti, con la devastazione ambientale che sembra conoscere ripensamenti troppo lenti e timidi; ma c’è anche un punto di verde che si affaccia e reclama un’incerta speranza, che allude a un orizzonte di futuro possibile, più degno e giusto per tutti. C’è il colore cupo del cimitero liquido che inghiotte a migliaia nel Mediterraneo e nel Canale di Sicilia uomini, donne e bambini in fuga e c’è il pallido verde del sogno di una vita desiderabile negli interstizi della Fortezza Europa. C’è lo scuro della privazione della libertà e del domani, della fame, della sete, della rapina delle risorse, del sottosviluppo e c’è il tenue ma tenace verde della liberazione e della rivolta che s’impongono al mondo e rovesciano i tiranni.

  • L’osceno mestiere delle armi

Il Maghreb ci ha insegnato, giacché lo avevamo dimenticato, che ribellarsi è giusto e talvolta diviene possibile. Assieme, ci ha mostrato come, ancora e sempre, le grandi nazioni, l’Europa e le organizzazioni mondiali siano incapaci d’interposizione positiva e scelgano sempre la scorciatoia (spesso interessata) dell’intervento militare. La guerra è una moneta che non va mai fuori corso. Anche in quest’anno l’abbiamo vista all’opera con le consuete -e micidiali- caratteristiche in Iraq, in Afghanistan e, ora, in Libia; oltre che nei tanti focolai e incendi minori sparsi per il mondo e, in particolare, nel continente africano.

Il Novecento, secolo breve e insanguinato, ha traghettato nel nuovo millennio inalterate volontà di potenza e strumenti bellici più raffinati ma non meno mortiferi. Strumenti più raffinati non tanto in virtù dei giganteschi progressi (meglio in questo caso sarebbe definirli regressi) tecnologici: non più guerre di uomini contro uomini, di soldati contro soldati, ma cinici e oltremodo distruttivi war games truccati dall’inizio, proprio come per la «pistola fumante» di Saddam Hussein; quanto per la cortina fumogena e propagandistica con la quale se ne sono oscurati totalmente gli effetti, con la macelleria scomparsa dai video e occultata dall’informazione embedded, nobilitata dalla vergognosa retorica di certi editorialisti e dal doloso rovesciamento di senso delle parole, che definisce umanitari la distruzione e l’eccidio. Alla violenza delle armi si intreccia così, sapientemente, quella della torsione della verità. Violenta e vile anch’essa.

Che la guerra sia cinica e che le parole tentino di mascherarne la vera essenza e la cruda sostanza, del resto, non è storia di oggi. Alle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945 erano stati dati i vezzosi nomignoli di Little Boy e Fat Man. I morti furono oltre mezzo milione, tra quanti morirono subito e quanti in seguito, per effetto delle radiazioni. Praticamente tutti civili. Una strage forse più infame delle tante altre, poiché non motivata da strette esigenze belliche quanto dalla volontà di testare le nuove armi e di ammonire l’alleato-nemico sovietico. Un esperimento in corpore vili, come si dice, ma in questo caso la viltà stava in chi premette quei pulsanti e ancor di più in chi decise che venissero premuti. Per quell’immane crimine non ci fu nessuna Norimberga. I vincitori, oltre che la propria forza e il nuovo ordine, impongono difatti anche la nuova morale e il proprio diritto.

Allo stesso modo, ieri e oggi nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, si testano nuovi armamenti e si smaltiscono i vecchi arsenali obsoleti, così da poterli nuovamente ricostituire ammodernati; costa difatti meno smaltirli impiegandoli sul campo: la vita umana, fatta diventare merce, è quella che vale meno di tutte. La guerra odierna delle grandi potenze è, eminentemente, “esternalizzata”: aggressione di privati armati (mercenari nobilitati con il nome di contractor) contro civili disarmati (mistificati con il marchio di terroristi, il più delle volte a torto). Guerra dell’Occidente contro i Sud del mondo. Guerra delle multinazionali per l’apertura di nuovi mercati. Guerra di governi e coalizioni mossi dalla necessità di garantirsi accesso a risorse energetiche e materie prime strategiche. Addirittura, guerra scatenata semplicemente dalla necessità di rinverdire la propria immagine per fini elettorali e di consenso, come nell’accelerazione imposta da Nicolas Sarkozy all’intervento e ai bombardamenti dei “volenterosi” (sic!) in Libia.

In quei giorni, mentre persino “grandi vecchi” della sinistra italiana appoggiavano l’intervento bellico contro Muammar Gheddafi, la parola più appropriata l’ha pronunciata, e tra i pochi, un ministro leghista: neocolonialismo. Nel caso di Roberto Calderoli si è trattata di una forma, assai poco credibile, di razzismo-pacifismo. Ma non di meno il termine utilizzato appare pertinente. La guerra ha assunto (o, più probabilmente, ha sempre costitutivamente avuto) la fisionomia propria della finalizzazione colonialista, vale a dire del depredamento di risorse e ricchezze, ora con particolare centralità di quelle energetiche, di posizionamento e di protezione di interessi geostrategici. Quando possibile, ciò avviene attraverso un combinato disposto di macrospeculazioni finanziarie e di azione convergente di Banche centrali, governi e istituzioni sovranazionali. Illuminante di questa tecnica (solo in apparenza priva di effetti letali) il caso della Grecia, dove dietro alla facciata degli “aiuti”, è passata la subordinazione del presente e del futuro di quel Paese a decisioni esterne e sinanche il pregiudizio di sue porzioni di territorio, poste a pegno della (impossibile) restituzione del debito, laddove peraltro il credito è cedibile a terzi. Quando, per ragioni diverse, il “colonialismo dolce” non può avanzare in punta di deliberati finanziari e di subordinazione di esecutivi e leadership locali agli interessi delle corporation, si torna ai più antichi e collaudati sistemi, alla punta delle baionette, vale a dire all’occupazione fisica, come in Iraq e Afghanistan o ai protettorati e ai “governi-fantoccio” a presidio e garanzia degli interessi occidentali. Esemplare al riguardo il ruolo e la diretta ingerenza avuti dalla Francia, ad aprile 2011, nella crisi interna della Costa d’Avorio, ex colonia dove gli interessi francesi sono tuttora assai cospicui, sino alla cattura e deposizione del “presidente illegittimo” e divenuto sgradito Laurent Gbagbo.

Anche qui, poco di nuovo: le politiche del bastone e della carota, dei governi amici, dei golpe e dell’intervento militare sono gli strumenti utilizzati nel corso del Novecento nel risiko planetario dalle due superpotenze di allora, dagli USA nel “cortile di casa” latino e centro americano e dall’URSS nell’Est Europa e da entrambe in Africa, Medio Oriente e Asia.

Ora i rovesciamenti, traumatici o “dolci”, dell’ordine esistente non si chiamano più golpe o guerre coloniali ma con gli ossimori “guerre umanitarie” o “missioni militari di pace”: le intenzioni e i risultati non sono dissimili. La differenza è che a quel tempo gli interessi perseguiti erano quelli, appunto, di potenza degli Stati che si erano divisi il mondo; oggi sono eminentemente quelli delle grandi multinazionali. D’altra parte, è forse necessario anche qui provare a riportare le parole al loro reale significato. Appare, in effetti, arduo considerare e definire come guerra la pratica dei bombardamenti aerei, che è divenuta la costante. A rischio zero per chi la compie e oltremodo devastante per chi ne è vittima. Persino il terrorismo comporta rischi e conseguenze per i suoi autori. In questo caso, invece, la sproporzione è evidente. Non c’è qui bellum né duellum, non c’è neppure l’osceno mestiere delle armi: c’è solo la supremazia dei missili e dei sistemi elettronici, degli investimenti multimiliardari dei governi e degli immani profitti delle lobby transnazionali. La definizione appropriata di tutto ciò sarebbe quella di stragismo su vasta scala.

  • La catena di montaggio della morte

Secondo i dati dell’osservatorio mensile sulle vittime dei conflitti, pubblicati nel nuovo periodico di Emergency, “E – il mensile”, solo dal 10 febbraio al 10 marzo 2011 vi sono state 2.544 vittime disseminate in 20 Paesi. In testa alla triste lista l’Afghanistan, con 550 morti e il Pakistan con 404. La Libia ancora non era conteggiata. Si tratta di cifre sicuramente inferiori alla realtà, poiché provenienti solo dalle rilevazioni sul campo di organizzazioni umanitarie e da fonti di stampa, ma sufficienti a fare comprendere gli effetti delle ingerenze umanitarie e degli squilibri mondiali. Vale anche qui il cinico rovesciamento della realtà e del nome delle cose. “Missioni di pace”, invocate in nome della difesa delle popolazioni civili dalle violenze di satrapi e dittatori, si sono regolarmente (e inevitabilmente: di questo occorrerebbe che si rendessero conto i sostenitori in buona fede dell’intervento in Libia o, prima, in Bosnia) tradotte in una crescita esponenziale proprio di quel genere di vittime. Relativamente all’Afghanistan, nel solo 2010, le organizzazioni umanitarie hanno registrato 2.777 vittime civili, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente (ma per i bambini la crescita delle morti è stata addirittura del 66%). Di almeno 440 di queste vittime sono responsabili le forze di sicurezza afghane e le truppe internazionali “di pace”.

Ancora più grave il quadro dell’Iraq, dove il bilancio di Iraq Body Count dall’inizio del conflitto nel 2003 all’aprile 2011 indica in oltre 100.000 le morti civili. Sicuramente neppure Saddam Hussein, con lo sterminio dei kurdi e degli oppositori, sarebbe riuscito a tanto. Pure l’Italia ha fatto la sua parte, spendendo peraltro in questa guerra sinora oltre tre miliardi di euro. Certo assai meno degli USA, il cui budget 2011 per la Difesa (che sarebbe invece proprio chiamare spesso per l’Offesa) è di 725 miliardi di dollari, di cui circa 200 per le missioni in Afghanistan e Iraq.

La guerra, insomma, oltre a non essere mai giusta e mai necessaria, non difende i civili, ma contribuisce a ucciderli e a esporli ancora di più alla spirale della violenza. Sono altri gli strumenti. Ma il gioco, ormai collaudato, è quello di lasciare degenerare a tal punto la situazione che non si rendano più praticabili soluzioni politiche e diplomatiche, di interposizione e pressione, di mediazione e trattativa. Allora si dice: non c’è altra soluzione dell’intervento militare. Invece, le soluzioni alternative c’erano e ci sono sempre. Basta porsi in quell’ottica e zittire le pressioni interessate delle lobby. E magari destinare alle alternative anche solo una piccola parte della montagna di risorse economiche impiegate per le opzioni belliche.

Del resto, al di là di ogni valutazione nel merito e dei possibili -e anzi necessari- distinguo, è paradossale che il premio Nobel per la pace sia stato assegnato al presidente di uno Stato mentre questi era in guerra su più fronti. E’ anche questa distanza tra le cose e il nome a esse attribuito dall’opinione e dalla morale dominante che determina l’esteso e crescente -preoccupante sotto il profilo democratico- sentimento di repulsa per la politica.

Di Sergio Segio, coordinatore del “Rapporto sui diritti globali 2011″ | Volontariato Oggi
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domenica 13 marzo 2011

“Sono venuto per servire”, un libro di Loris Mazzetti Don Andrea Gallo

Loris Mazzetti Don Andrea Gallo "Drogati di merda". Così Don saluta i suoi ragazzi che gestiscono l'osteria marinara A' Lanterna in via Milano dove si mangia un pesce da favola. "Solo io li posso chiamare così". Nel saluto c'è tutto l'affetto del mondo per i suoi giovani, per i tanti che sono passati dalla comunità di San Benedetto al Porto, che lui ha aiutato a uscire dal tunnel della droga e del malaffare.

Don lo avevo incontrato altre volte, durante un dibattito o un suo intervento in qualche mia trasmissione. Le sue parole mi hanno sempre affascinato, non sono mai buttate al vento, hanno sempre un senso, ti rimangono dentro, ti fanno pensare.

Quando è stato ospite a Che tempo che fa, mentre Fazio lo intervistava, io ero seduto dietro la scena, seguivo la ripresa attraverso un monitor di servizio, ascoltandolo pensavo: "Peccato che Don sia un prete, se fosse un politico, avremmo trovato il nostro leader". È facile fare il rivoluzionario con il fucile in mano, anche se a volte è inevitabile, soprattutto quando si lotta contro il dittatore o l'usurpatore.

Di Andrea Gallo conosco quasi tutto e mi sono reso conto, studiando la sua vita, che è quella di un grande rivoluzionario non solo per il bene che fa, ma per la forza della sua parola, l'esempio dato dal suo modo di vivere, per la capacità di rendere semplice tutto quello che è complicato.

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