venerdì 14 giugno 2013

DA LEGGERE | “Noi abbiamo già vinto”. Lettera di un giovane turco al suo Paese

Con i ragazzi turchi

Nelle ultime settimane ho parlato con molti ragazzi turchi: ho ascoltato i loro racconti, guardato foto e video che mi mandavano, chiacchierato con loro in chat. Ho raccolto la loro speranza e la loro rabbia, cercando di capirle e farle passare in un articolo. Poi, quando arrivano email come questa, la sintesi giornalistica appare di colpo inutile: allora ti rendi conto che un’email così non la puoi tagliare, che l’unica cosa da fare è tradurla il più fedelmente possibile per non perdere neanche una parola. Perché ogni frase parla da sola, e quella che era la testimonianza di un ragazzo, si è trasformata in una dichiarazione d’amore per la sua gente e il suo Paese. Ecco la lettera:

Sto cercando di seguire i media internazionali dall’inizio della Resistenza turca, ma non penso che ci sia sufficiente copertura da parte dei mezzi di comunicazione su questi quesiti: “Chi sono?” e “Cosa stanno cercando di fare?”. Non posso prendermela con loro, persino la maggior parte dei miei amici che resiste insieme a me non riesce a capire con chiarezza quello che sta succedendo.

Ciò che sta accadendo adesso in Turchia non è mai accaduto prima nella storia recente. Stiamo resistendo pacificamente a un primo ministro fascista e alla brutale violenza della polizia. Non abbiamo pistole, l’1% di noi butta pietre a forze di polizia completamente armate e il restante 99% cerca di fermare quelli che lo fanno. Il 90% della folla non ha mai supportato un partito politico nella sua vita, la maggior parte di loro non ha mai trovato un candidato alle elezioni capace di rappresentarli. Non ho sentito un solo slogan antireligioso durante gli eventi. C’è solo uno slogan diretto verso il governo, semplicemente “Governo, dimettiti!”. Lo gridiamo costantemente e per lo più verso una persona: Recep Tayyip Erdogan. Non vogliamo liberarci di un governo che è stato eletto in una elezione regolare e democratica, anche se l’opinione pubblica pensa che sia un governo oppressivo e restrittivo. Sappiamo quello che non ci piace e siamo scesi per strada per dimostrare pacificamente che quando è troppo, è troppo. La vasta maggioranza di noi è stata molto brava a moderarsi, siamo stati molto attenti a non superare la linea – rispondendo alla violenza con violenza – perché non vogliamo che la nostra causa venga screditata. La nostra volontà di non abbassarci e cadere in una violenza senza scopo è di massima importanza, specialmente quando si lotta contro un governatore tiranno narcisista e crudele. Dato che la sua amministrazione è stata accreditata dai media occidentali come un’era di sviluppo economico e stabilità politica senza precedenti, Erdogan è diventato un egomaniaco, pensa di essere intoccabile e spesso agisce in diretta opposizione alla nostra Costituzione secolare. Ha perso la sua capacità di ascoltare e pensa di avere un enorme esercito che lo supporti qualunque cosa accada.

Detto questo, la situazione è completamente differente rispetto alla “primavera araba”. Non siamo contro un governo corrotto (anche se è corrotto). Non si tratta di soldi, anche se non siamo una nazione ricca. Abbiamo il doppio del Pil procapite rispetto a Egitto o Tunisia. E non è come Occupy Wall Street, anche se neanche il “sistema” ci piace. È qualcosa di completamente diverso, completamente nuovo al mondo. Questa non è una rivoluzione. Questo è un movimento di resistenza da parte della popolazione verso una persona che spezza il loro cuore, che sfrutta il loro senso dell’onore, che pensa di poter comandare le loro vite. Questo è un movimento di resistenza verso le forze di polizia, che usano una forza brutale verso persone che protestano suonando la chitarra e leggendo libri. Questa è una folla intelligente e istruita. Le cose che le persone condividono sui social media o intonano per strada sono argute e spesso molto divertenti dato che – per fortuna – abbiamo un gran senso dell’ironia. Il governo sembra volervi prendere parte rilasciando dichiarazioni ridicole come questa: “Non abbiamo chiuso i social media durante questi eventi, e ciò mostra chiaramente quanto siamo democratici”.

C’è un video in cui mi si vede (con la maglia del Celtic) lanciare un lacrimogeno indietro da dove era arrivato, prima che potesse far male alle persone. Non mi ha fatto quasi niente perché avevo una maschera antigas e i guanti. Ho visto un sacco di persone, incluse tante giovani donne, fare la stessa cosa senza maschera e senza guanti. È un coraggio che non ho mai visto prima e che probabilmente non rivedrò mai più. È un movimento per il quale nessuno era preparato. Né gli Usa, né il Regno Unito l’hanno preparato o riescono a capirlo. Non vogliamo che loro prendano parte nella nostra resistenza. Sappiamo quello che hanno fatto al nostro Paese per decenni e non vogliamo prendere i loro soldi o essere intrappolati nelle loro battaglie per il potere nell’Est.

Questo è un movimento senza una testa, senza un leader. Il legame tra le persone è ciò che dà slancio al movimento. In altre parole, questa è una resistenza senza pistole e leader ma con intelligenza, istruzione, humor e un gran cuore. La cosa positiva è che abbiamo già guadagnato enorme terreno, e questo la maggior parte delle persone – compresi i miei amici – non lo capisce. Le persone pensano ancora in termini di voti, partiti e leader per cui votare. Sono pessimiste, pensano che non cambierà niente e che tutto tornerà normale nel giro di una settimana. Questo è esattamente quello che ha pensato Erdogan dall’inizio. Questo è quello che lui e i miei amici non hanno capito. Noi abbiamo già vinto perché:

- siamo incredibilmente forti perché uniti contro un nemico comune – qualcuno che ci umilia costantemente;

- le persone imparano l’unità e la cooperazione non sui libri di sinistra ma scendendo in strada insieme;

- ci sono tante persone che amano e sono orgogliose del proprio Paese per la prima volta nella loro vita;

- vediamo che possiamo resistere alla forza brutale solo con i nostri cervelli e i nostri cuori.

La sensazione di questa vittoria è fantastica. Ho lasciato la Turchia 7 anni fa per andare negli Stati Uniti, andando via da una nazione in declino per poi tornarci 5 anni più tardi, perché mi mancavano le 10 persone di cui mi importava. Ora per la prima volta nella mia vita amo più di 10 persone. Sono innamorato di tutte le persone per strada. Per la prima volta nella mia vita sono orgoglioso di essere un cittadino turco ed è una sensazione meravigliosa, indescrivibile a parole. Lavoro come direttore creativo in una agenzia con base a Londra e venerdì mattina stavo lavorando sul sito di una lussuosa compagnia di viaggi. Sabato stavo lanciando indietro verso la polizia candelotti di gas lacrimogeni per proteggere le persone che amo. La settimana scorsa avevo paura che la Turchia sarebbe stata regolata dalla Sharia come l’Iran, ora sto pensando a come possiamo diventare una nazione democratica e civile come la Svezia. Sabato mia madre mi ha pregato di non partecipare alle proteste, ieri ha preso i miei occhialini da nuoto per unirsi lei stessa alle proteste.

Questo è un cambiamento grande, unico. La cultura in Turchia sta cambiando poco a poco e ci vorrà del tempo perché la gente lo capisca. Alla fine la maggior parte delle persone lo capirà e chi non lo capirà resterà indietro. Noi siamo cresciuti, e ora è tempo per la nostra nazione di fare lo stesso.

Saluti,

Cagri T. | Di Claudia Bruno di Lettere Vive

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