sabato 31 agosto 2013

SIRIA 2013 | MA PERCHÉ NON VACCI TU? | Risposta a Eric Jozsef, di Francisco Pacavira

Cartoon di Economist

Una risposta soft al giornalista francese, Eric Jzsef, in merito al suo articolo sulla rivista Internazionale: “Salvare i siriani”.

Mio caro, guarda che sei ancora in tempo a partecipare dall'intervento e posteriore occupazione. Caro Eric, hai scritto per la gente sbagliata. I lettori di questa rivista, quelli veri, che la comprano e hanno una collezione a casa, non sono guerrafondai, nemmeno appoggiano gli interventi "avventurosi" basati su prove tuttora da conoscere.

Chiedi perché si faccia qualcosa, comincia tu: chiama l'egregio PR francese e presentati come volontario. Dopo l'intervento, segue gli sviluppo e raccontaci quante vite umane hai salvato.

Su, forza!

Però ricordati, ogni vita ha lo stesso valore delle altre. Non esistono morti speciali, né vivi superiori. Per cui, ogni volta che giustifichi/fondamenti la realizzazione di una guerra, pensala anche in casa tua. E' facilissimo fare l'eroe sul di dietro degli altri.

Lo sai, tuttora la Libia è in preda al caos. La gente continua a morire, la nazione non esiste più, il paese ha perso la sovranità: lo sai chi ha argomentato l'urgenza di quell'intervento? Ecco... portalo sulla coscienza.

Mio caro Eric, usa la tua bella intelligenza per la pace, per il dialogo, per il vero sviluppo dei popoli e delle società. A proposito, la guerra in Mali, ha anche lo zampino francese. Ti ricordi? Logico di sì. Hai coscienza di quanti reperti storici di incalcolabile valore l'Africa ha perso nelle biblioteche del Timbuctù? Sono sicuro che segui tutte le guerre francesi, allora non venga a raccontarci balle.

Con i soldi di queste guerre, se ci fosse l'interesse vero, potresti modernizzare la Francia, finire con ghetto degli stranieri, aiutare i paesi in difficoltà, come la Grecia e non solo. Con i soldi di queste guerre potresti cambiare/migliorare la vita di tanti francesi e se la solidarietà continua un valore diffuso tra i francesi, potresti aiutare tanti popoli che patiscono la fame, non solo quella di cibo, ma anche quella di cultura.  

Con tutto il rispetto,
ma mi faccia il piacere. 

Francisco Pacavira

venerdì 30 agosto 2013

TEMPUS EST MAGISTER OPTIMUS | #Berlusconi: ''Se mi eliminano è una ferita profonda per la democrazia'', por Francisco Pacavira

Silvio Berlusconi e democrazia italiana 2013

TEMPUS EST MAGISTER OPTIMUS | #Berlusconi: ''Se mi eliminano è una ferita profonda per la democrazia''. Il video http://larep.it/15n9Mvq


La politica italiana è assai "plumbea", per non dire criptica, per i comuni mortali, come giovani i pensionati senza presente degno né futuro promettente. Il paese muore lentamente, mentre la classe politica focalizza i propri sforzi nelle ingegnerie di mantenimento di "benesses pessoais".

Non c'è nessuna novità, potresti ovviamente affermare, così come potrei giustificare dicendo che "tutto il mondo è paese", ma non è il caso. Non possiamo continuare a paragonare il belpaese con i paesi di recente guerra, con i paese fino a pochi giorni definiti "terzo mondo". L'Italia è l'Italia, come ogni paese è quello che è, dotato di una storia singolare nonché realizzazioni invidiabili. Proprio per questo, urge uno scatto d'orgoglio, urge una rinascita, urge, urge, urge.

CMQ SIA, chi sono io per criticare? Chi sono io per giustificare? Per ognuno di noi, la propria patria, come le nostre madri, sono intoccabili. Ma per uomini e donne di alto profilo, le critiche costruttive, le osservazioni cariche di valori, valgono le reazioni che possono suscitare. L'Italia merita di più, ma questo di più dipende dei giovani. Se i giovani, se i giovani ITALIANI continueranno a dormire, se i giovani italiani continueranno a scaricare il barile ai vecchi, allora nulla cambierà.

Fratello, non indignarti solamente. Faccia qualcosa. Tante volte sarebbe, il miglior metodo di cominciare sarebbe quello di informarsi di più. Che ne pensi? L'informazione svolge un ruolo importante sia nella costruzione, sia nella ricostruzione di una società, di un paese. Niente è perso, ci mancherebbe, ma con questo andazzo, l'Italia sta perdendo la velocità di crescita e/o mantenimento del benessere dei propri cittadini; l'Italia sta perdendo il treno della modernità in relazione ai suoi principali partners; l'Italia sta perdendo la forza dei suoi migliori figli, che non sentendosi accolti né considerati immigrano.

Oh Italia...

VIA | #fpb aka #angola2017

#italia #democrazia #ue #europa #giustizia #silvioberlusconi #governoletta #pdl#pd #giovani #unita #ilsole24ore #larepubblica #lastampa #ilmanifesto #startup#sviluppo #unioneuropea #napolitano #roma #milano

mercoledì 28 agosto 2013

SIRIA | LIBIA– Dalle guerre agli sbarchi in Sicilia; Scatta la rabbia di certi cittadini, di Francisco Pacavira

ALCUNI PARLANO DI INVASIONE, altri di colonizzazione, altri ancora di buonismo all'italiana: quanta tristezza nell'uso improprio delle parole.

GUERRA in siria, egitto, libia - sbarchi

Quello che vediamo con tristezza disarmante è la semplice conseguenza delle GUERRE che fanno per "distruggere/disarticolare/eliminare" i Governi che non collaborano con"noi", che non danno spazio alle "nostre aziende", che non comprano i "nostri prodotti, tra cui le arme". Sono conseguenze di guerre promosse anche da te. Vedi la questione Siria? La maggior parte dei commentatori, persino di Repubblica, è favorevole ad un intervento militare. Gli ipocriti lo chiamano "intervento chirurgico", "guerra lampo", "guerra umanitaria" ed altre zozzerie linguistiche per storpiare la realtà già distorta del consumismo sfrenato.

Cari miei, le guerre distruggono, gli interventi "chirurgici" uccidono il paziente e i loro parenti; le guerre lampo durano anni (Cfr. Iraq, adesso Libia); le guerre umanitarie sono le più disumanizzanti che la normale mente umana può concepire.

CHE DIRE? Bisogna schierarci contro le guerre. Sono le ultime azioni che un popolo, che un uomo deve ricorrere quando non esistono più soluzioni. E qualora arrivasse a questo stato di cose, bisogna comunque cercare di dialogare. TUTTE le guerre finiscono solamente col dialogo, altrimenti la guerra non è finita. Solo il dialogo, ed in casi come questo, solo la POLITICA "DISINTERESSATA", solo la diplomazia internazionale può fare qualcosa. Il resto sono le stesse balle che conosciamo, le stesse storie di massacri, le stesse cronache di distruzioni e "fine della storia" per certe nazioni.

La questione della Libia dovrebbe pesare per una certa classe politica italiana, per i lettori più informati, sanno di cosa parlo. Dinanzi alla crisi siriana, non bisogna indugiare nel dire NO ALLA GUERRA, non bisogna aspettare per vedere cosa fanno gli altri: OGNI POPOLO HA I PROPRI PROBLEMI (Cfr. IMU, IVA, SCUOLA, SANITÀ), bisogna dire no.
Infine, urge un (re)mobilizzazione della società civile. Il consumismo ha distrutto persino la coscienza civile di un tempo. Oggi la maggiore parte dei cittadini è propensa ad accettare nuove guerre, nuove spese militare, nuove missioni di "pace", anche quando mancano soldi per la sanità, per non dire per: quand'anche mancano soldi per mangiare. STOP WAR.
“Tutto è perduto con la guerra, tutto può essere salvato con la pace” (Pio XII).

OBS. Nella foto, l'ultimo sbarco in Sicilia. Circa 400 immigrati, tra siriani, egiziani ed iracheni.

VIA | #fpb

#siria #iraq #italia #sicilia #immigrazione #immigrati #migrazione

lunedì 26 agosto 2013

SIRIA 2013 | Il diritto della forza nell'esportazione della morte?!


La guerra è il maggiore business umano - SIAMO ANIMALI

Leggo certi commenti che mi tolgono il fiato, mi lasciano allibito per non dire terrorizzato. Come può nell'Italia di oggi spopolare tanta gente vuota? Sagoma di persone che distinguono l'importanza delle morti. Ogni persona che muore è una perdita. Non importa se per armi chimiche o bombe. Tutte le morti assurde vanno condannate. Alla prima domanda, esiste una risposta: sono i frutti dell'infinita propaganda, dalle tv, ai giornali, finendo nei social media.

La propaganda non smette di creare nuovi cittadini/zombie. Riflettiamo insieme: dopo le guerre umanitarie in l'Iraq (oltre 174,000 morti - iraqbodycount.org; tuttora si muore), Afghanistan (tuttora si muore), Libia con migliaia di morti e distruzione totale del paese (tuttora si muore), i cittadini/zombie già appoggiano una nuova guerra?! Ma dove andremo a finire?

Ora capisco sempre di più l'importanza di una buona scuola media/superiore, e soprattutto delle università serie e rigorose. Ormai manca il senso critico delle cose degli eventi; manca la capacità di usare la propria testa e le proprie sintesi. Queste assenze, queste mancanze, sono alla base dell'attuale crisi dell'Occidente in genere e dell'Italia in particolare.

Una guerra chiama l'altra. In realtà, le guerre non finiscono mai: quando si cessano i combattimenti, si aprono altri campi, perché si tratta anzitutto di un business e l'industria della morte non si ferma mentre i cittadini/zombie appoggiano ogni intervento sulla pelle dei più deboli. Le persone normali dovrebbero essere contro ogni guerra, visto che la soluzione di ogni conflitto è politica e non bellica. Alla fine, bisogna cmq fermarsi per parlare: in Afghanistan, nonostante i tutto, la NATO/GOVERNO/TALEBANI si siedono spesso per parlare, per cercare una soluzione POLITICA al conflitto. Perché non l'hanno fatto prima? Avrebbero evitato tante perdite umane. Secondo te, perché solamente adesso?

Cari miei, vi invito a guardare questo autorevole video. Una eloquente finestra circa: LA SIRIA, L'INUTILE GUERRA, LE POSSIBILI CONSEGUENZE REGIONALI E MONDIALI. http://tinyurl.com/meh5pwl

Via | FPB

venerdì 23 agosto 2013

COOPERAZIONE ITALIA/ANGOLA | Crescono vistosamente i rapporti commerciali tra i due paesi

Cooperacao Angola e Italia

ITALIA IN ANGOLA. I vari giornali hanno titolato: “C'è sempre più Italia in Angola”. In effetti, colgono nel segno l’attualità delle relazioni tra i due paesi. Dati alla mano, crescono vistosamente i rapporti tra il belpaese e l’Angola - il mio -, soprattutto sul versante economico-commerciale. Lo conferma la Confindustria, le ambasciate dei due paesi, ed ovviamente il Ministero dell’Economia angolano.

A prova di questo, si è conclusa da poco la Fiera internazionale di Luanda (FILDA), a cui hanno partecipato per la prima volta, oltre una decina di aziende italiane. L'appuntamento commerciale va assumendo un’importanza sempre maggiore nel contesto africano e internazionale. Tanto che per la prima volta si sono superati i mille espositori. La presenza italiana è stata supportata dall'ambasciata italiana a Luanda.

NUOVE PROSPETTIVE. Il 29 ottobre del corrente anno, si terrà a Luanda, l'Angola international forum, la prima conferenza internazionale sullo stato e le prospettive dell'industria angolana. I temi principali saranno le prospettive e le opportunità di investimento e lo sviluppo delle infrastrutture nei settori: oil & gas; mining; energia, acqua e risanamento; agro-industria e industria della trasformazione; trasporti e logistica.

In questo contesto, l’Angola vuole attrarre aziende europee - italiane, spagnole e portoghesi in particolare - come ha spiegato il consigliere del ministro dell'Economia di Luanda, Licinio de Freitas Vaz Contreiras, il quale ha aggiunto che ci saranno benefici importanti e condizioni favorevoli per gli investitori. I settori chiave saranno l'agricoltura, l'agro industria, la produzione di materiali per la costruzione e i servizi di supporto a queste aree, ambiti nei quali l’Italia ha molto da vendere in questo momento di piccola ripresa.

Via | #fpb aka #angola2017

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mercoledì 7 agosto 2013

I 100 giorni di Letta e l’Italia che muore, di Francisco Pacavira

100 giorni di letta - pacavira

LA MATEMATICA NON E' UNA OPINIONE | I numeri sottostanti servono a far riflettere la classe politica italiana, gli intellettuali, e la società in generale.

ITALIA SANGUINANTE. Nel 2012 79mila italiani hanno lasciato il paese, di questi, la situazione anagrafica oscillava tra un minimo di 20 e un massimo di 40 anni. 80% dei nuovi immigrati sono laureati, e circa il 20% hanno un dottorato di ricerca. Questa emorragia di cervelli causerà danni profondi al tessuto produttivo italiano.

I 100 GIORNI DI LETTA. Dopo ‪#‎100giorni‬ l'Italia non è cambiata. Le aziende continuano a chiudere. Le opportunità per i giovanni continuano a scarseggiare, il credito alle aziende è sempre più magro, infine il potere d'acquisto delle famiglie continua a scendere. Servono segnali chiari e forti, cure da cavallo, provvedimenti utili che rispondano a bisogni reali. Cosa ha fatto il Governo Letta tuttora? Chi sta beneficiando dalla sua azione politica ed economica? Quali riforme sono state fatte? E di queste, in quale modo hanno migliorato la vita degli italiani? Se in ‪#‎100giorni‬ non abbiamo visto nulla, sarà difficile vedere il meglio nei restanti. Svegliati Letta Jr. fatti valere, se non oggi, quando?

LA SPERANZA. L'anno 1945 è stato peggiore. L'Italia ha vissuto momenti peggiori e non sarà questa crisi a distruggere il paese. Tuttavia la situazione è preoccupante. Dalla politica all'economia. Dal sistema sanitario alle università. Dall'agricoltura all'industria. Tutto è in fibrillazione, tutto è sotto tensione. Con questo andazzo, domani bisognerà ricostruirsi tutto da capo. Urge dunque che la politica torni ad occuparsi della vita reale dei cittadini. Il Parlamento torni ad essere il luogo precipuo dove si discutono soprattutto i problemi dei cittadini. Urge, inoltre, che la giustizia torni ad essere più equilibrata e credibile. L'impunità dei politici e delle forze dell'ordine deve essere cancellata. Il contrario di tutto ciò si chiama dittatura nascosta.

L'ITALIA DEVE FARCELA DA SOLA. L'Italia merita di più. Gli italiani ce la possono fare, ma hanno bisogno di una guida, hanno bisogno di punti di riferimenti forti e chiari. L'esempio nell'agire per il bene comune, servono esempi, oggi più che mai. Non sarà l'Europa a salvare l'Italia, anzi, il contrario è quello che ci siamo ormai abituati. L'Italia deve salvarsi da sola. Ma per salvarsi, la classe politica, la società civile, i vari gruppi di interessi devono fare un grande esame di coscienza. Niente è eterno, per cui la Repubblica può regredire, la democrazia sgretolarsi, e il welfare sparire da un giorno all'altro. Ecco perché, oggi più che mai, tutti sono chiamati ad interessarsi di più delle sorti del paese.

Tu, si tu, cosa fai per il bene comune? Cosa fai per l'Italia? La crisi non è finita, per cui bisogna trovare nuove forme di lavoro, nuove strade. Questi che lasciano il paese non gettano la spugna, anzi, hanno le palle. Costoro ha deciso di lottare in modo diverso. E tu, cosa farai nei prossimi giorni? Ricordati che è la forza del singolo che trasforma una società.

Cfr. Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/8JI1h

FPB AKA ‪#‎KambasFPB‬

Scrittura Nera - Tutto Succede Per Una Ragione, by Francisco Pacavira

martedì 6 agosto 2013

Cosa hanno in comune Enrico Mattei & Henry Ford? by Francisco Pacavira

Francisco Pacavira Bernardo

Come sapete, sto studiando la vita e le opere di Enrico Mattei, il visionario italiano che ha fondato l’ENI. Seguendo le sue orme mi sono trovato a leggere alcuni fatti eccellenti della vita di Henry Ford. Proprio lui, l’inventore della nota casa automobilistica americana Ford. Un’idea a caldo circa i punti di contatto tra le due personalità: tutto e due sono stati dei visionari invidiabili; i due sono stati degli incorreggibili ottimisti ed infine grandi leader.

Sia l’imprenditore e manager italiano, sia l’imprenditore e inventore americano, hanno lasciato per le presenti e future generazioni un ricco legato di saggezza e di esempi di vita. Mattei ha cambiato l’Italia, a suo modo. Ford ha cambiato l’America e l’Occidente in generale, a suo modo.

Di Ford, oggi vorrei condividere con voi una delle sue frasi di grande impatto, secondo la quale "Avere un'idea, è un'ottima cosa. Ma è ancora meglio sapere come portarla avanti". In questo momento di grandi difficoltà politiche, economiche e dunque lavorative, ogni buona iniziativa è benvenuta, ma la sostenibilità deve costituire il banco di prova. Per portare avanti nuove idee, ci vogliono nuove idee.

Scrittura Nera - Tutto Succede Per Una Ragione, by Francisco Pacavira

Milano Expo 2015: Per l’Angola, un bimbo stilizzato su una spirale il logo Paese africano

Angola-Expo-LogoLuanda, 5 ago. - Sarà una spirale con un bimbo stilizzato che tiene in mano un germoglio il logo del padiglione dell'Angola all'Expo 2015 che ha come tema generale "Alimentare il pianeta. Energia per la vita". L'immagine e' stata presentata durante una conferenza stampa a Luanda ed e' frutto di un concorso a cui hanno partecipato 85 loghi prodotti da aziende e da privati. "Il logo rappresenta le pratiche alimentari ancestrali - ha spiegato il creatore dell'opera - e la trasmissione di queste conoscenze ai diversi settori della societa' in linea con il tema scelto dall'Angola per il padiglione: 'Educare per innovare'".

L'Angola ha firmato il contratto di partecipazione all'Expo nel maggio scorso. "Il tema che abbiamo scelto mette in evidenza il contributo che l'Angola puo' dare all'innovazione in campo alimentare - ha spiegato in conferenza stampa Albina Assis Africano, commissaria del governo d'Angola per l'Expo - e questo logo rappresenta al meglio il nostro tema. Il germoglio e' proprio la conoscenza che l'Angola e' in grado di offrire e la spirale rappresenta la dinamicita' e l'evoluzione continua del popolo angolano". (AGI)

domenica 4 agosto 2013

RAZZISMO ATROCE | La Torino bene discrimina gli italiani di pelle scura 4Agosto2013

Il sonno della ragione genera mostri. Questa è la chiave di lettura ai crescenti fatti di razzismo in Italia, estate 2013. Aumentano i reati, ma non gli indagati. Se gli atti  di razzismo sono tuttora perseguibili per legge, come mai non scattano nemmeno le indagini? Ho una possibile risposta: la moltiplicazione di questi reati è proporzionale alla crescita del razzismo istituzionale. Da Calderoli in poi, tutto è diventato normale.
Contro la Ministra Cecile Kyenge, non trovo parole per descrivere l’ignobilità di certi atti razzisti messi in atto dalla Lega Nord. Ormai non hanno in senso del ridicolo, e così facendo si sdoganano i comportamenti più animalesche che ogni società umana porta in sé.
Dimostratemi il contrario. Fatemi capire dove sbaglio. Scrivetemi circa lo sbaglio interpretativo. Tutto sarebbe diverso se a partire della classe politica il razzismo fosse condannato, perseguito per legge. Sarebbe diverso se in primis i politici dessero l’esempio, si impegnassero di più nella costruzione di una società multietnica, più aperta, più democratica.
Vi riporto l’ultimo atto della crescente “Onda razzista” in Italia. Nessuna regione d’Italia si salva. Gli atti di razzismo si stanno incrementando dal Nord al Sud, tutto in silenzio. Questa volta è successo nella Torino bene.

Via FPB| #kambasFPB

Il silenzio della ragione, Pacavira

L'ultimo schiaffo a Francesca, torinese con la pelle scura. E' accaduto in un negozio di calzature di un grande centro commerciale. Ma non è un episodio isolato:è accaduto anche quando cercava casa

di OTTAVIA GIUSTETTI | La Repubblica

"Qui non c'è nulla per te, non importa se hai denaro per comprare ciò che io ti posso vendere. Non importa che il mio interesse sia vendere. Per il fatto che hai la pelle scura io non voglio avere nulla a che fare con te". Lei è Francesca, una donna di 33 anni, di origini indiane, adottata all'età di quattro da una famiglia italiana. Vive a Torino da 29 anni. Lavora in uno studio legale, ha abitudini, amici, look italianissimi. Eppure il senso della risposta che si è sentita dare in un negozio di un grande centro commerciale pochi giorni fa quando è entrata per scegliere un paio di scarpe è proprio questo. Un gesto scontato prima di partire per un viaggio: scegliere qualche indumento adatto alla gita. Per Francesca non è lo stesso. Non è sufficiente che parli perfettamente la lingua, non basta che abbia un viso grazioso e occhi scintillanti e puliti. Il colore della sua pelle, in qualche luogo, la rende ancora "diversa". LEI non se ne stupisce e dice "è una cosa con cui faccio i conti da sempre, tante volte ho esitato prima di entrare in un negozio e ho preferito aspettare di tornarci con mia madre, è un fatto evidente che quando sono sola il trattamento che ricevo è diverso". Il "sentimento razzista", quello che negli anni Sessanta a Torino teneva fuori dalle case e dai luoghi di lavoro gli immigrati dal Sud, è vivo più che mai.

Potrebbe quella donna del negozio di scarpe aver risposto che non aveva nulla da venderle per qualche altra ragione se non per il fatto che il colore della sua pelle è diverso? "Ho anche provato a immaginare una ragione alternativa  -  dice Francesca  -  ma certi toni e certi sguardi sono inconfondibili, è anche umiliante doverlo ammettere, ma non c'è equivoco possibile, sono sicura". Insieme con lei era nel negozio la sorella. "Passeggiavamo per i centro commerciale e ho visto in vetrina quelle scarpe un po' tecniche che potevano servirmi per le escursioni più impegnative, ho visto che c'era anche il mio numero tra quelli disponibili e così siamo entrate. Una signora di mezza età mi è venuta incontro e mi ha chiesto cosa desideravo, io ho risposto che cercavo un paio di scarpe e lei mi ha chiesto per chi fossero. 'Per me', ho detto. Allora lei ha risposto 'mi dispiace non abbiamo niente'. Non mi ha chiesto modello o numero, mi ha liquidata così, e ha aspettato che uscissi". Nella domanda: "per chi sono?" c'è il senso dell'intera faccenda.

Francesca non l'avrebbe mai raccontato se non fosse stato per un'amica che ha provato enorme vergogna nel sentire il resoconto di una simile follia. Francesca che è uscita senza dire una parola avrebbe messo l'episodio nel cassetto delle umiliazioni sopportate con rassegnazione, una delle tante. "Sì, ho pensato che avrei ripiegato su un grande magazzino di attrezzature sportive, almeno lì ti cerchi da sola ciò che ti serve, modello e numero di scarpe, e alla cassa ci vai solo per pagare". Una soluzione accettabile, se non fosse per la ragione che la impone. Se non fosse per il pensiero che è costretta a fare una ragazza indiana che subisce la violenza di essere tenuta "ai margini" perché il suo aspetto esteriore evoca origini lontane. Che ha denaro per comprare un oggetto che desidera ma per qualche motivo le viene negato il diritto di spenderlo.

Le scuole torinesi sono felicemente multietniche da anni, i bambini e i ragazzi vivono con estrema naturalezza il fatto di avere compagni africani o cinesi, o indiani. E' una delle ricchezze della città. Come è possibile, allora, che una testimonianza come quella di Francesca riporti l'immagine di una realtà così diversa? "In effetti se devo pensare a un periodo della vita in cui ho avvertito meno la sensazione della discriminazione sono stati proprio gli anni della scuola  -  racconta lei  -  i miei genitori adottivi mi hanno iscritta in una privata pensando che l'ambiente fosse più protetto e che corressi meno il rischio di incontrare umiliazioni. La città non era ancora meta di grande immigrazione dai Paesi extracomunitari, perciò temevano che mi potessi trovare in situazioni difficili. Invece è stato un periodo molto sereno. E devo ammettere che anche nella ricerca del lavoro mi sono sentita a tutti gli effetti una cittadina italiana: ho un contratto a tempo indeterminato in uno studio legale come segretaria e mi trovo benissimo".

Poi però si verificano fatti assurdi nelle circostanze più inaspettate. "La storia delle case non date è ancora vera, per esempio. Io ho fatto una fatica incredibile a comprare l'appartamento dove vivo. Abitavo con i miei genitori a San Salvario e mi piaceva l'idea di restarci anche perché lo consideravo uno dei quartieri più multietnici di Torino. Invece era impossibile convincere i proprietari che ero una cliente affidabile. Una volta, presente l'agente immobiliare, il padrone dopo avermi vista disse che lui non la vendeva la sua casa agli extracomunitari. Io avevo persino una lettera di referenze dagli avvocati dello studio, non ci fu nulla da fare". Alla fine anche per questo Francesca ha aggirato l'ostacolo. Con pazienza, attraverso il passaparola ha trovato una casa e un proprietario senza pregiudizi. Ma è come per le scarpe, in fondo. Esiste una ragione valida per cui la conquista di un diritto indiscutibile debba passare attraverso mille porte chiuse in faccia? "No, non esiste - dice Francesca e quella che risponde è una persona che si considera privilegiata rispetto alla maggior parte degli stranieri che arrivano qui per guadagnarsi da vivere -. Non so immaginare quali fatiche e umiliazioni siano quotidianamente costretti a subire".

(04 agosto 2013)